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📰 Schermi Riflessi di Armando Lostaglio: La Candelora e la “Juta dei femminielli”

E’ una tradizione che affonda nei secoli, in Campania. Sono uomini esclusi ed emarginati, spesso irrisi, che sentono e vivono come donne: fanno parte della cultura napoletana, giocosa e avveniristica. Per alcuni portano bene, e quindi rispettati e alla Candelora, il 2 febbraio, si recano al secolare Santuario di Montevergine che domina maestoso Avellino. 

Si va in pellegrinaggio, festoso, ed è noto come la ‘’Juta dei Femminielli’’, rinnovando l’antichissima festa della Candelora. Centinaia di fedeli, provenienti da tutta Italia, raggiungono in preghiera il santuario, per rendere grazie a una delle sette Madonne della Campania, la Madonna nera, Mamma Schiavona, protettrice dei diversi, che “tutto perdona”. 

Una antica leggenda legata al culto della Madonna narra che la Vergine abbia liberato due femminielli legati a un albero e bloccati da una lastra di ghiaccio, quale punizione popolare per essersi amati. Una devozione che proviene da lontano, e che si perpetua nella processione di chilometri in salita verso il Santuario sul monte Partenio. Un rito antico improntato alla tolleranza, al rispetto per tutte le diversità. Brave persone o per dirla con una canzone di Pino Daniele ‘’Chillo è nu buon uaglion’’. Sul sagrato si continua la festa in un turbinio di balli, canti, tammorriate oltre ogni differenza. “Statti bona Madonna mia, l’ann’ che vene turnamm’ a venì”. 

 Alla leggenda si lega l’elemento archeologico: poco lontano dal Santuario, sul Partenio, (dal greco parthenos che significa vergine) si trovano i resti di due antichi templi consacrati rispettivamente a Cibele e Artemide, due tra le Grandi Madri del paganesimo. E nel mito di Cibele si può individuare un forte legame tra culto pagano e ritualità cristiana. La poesia del poeta irpino Gabriele De Masi, scritta per la festa della Candelora evoca l’arrivo dei “femmenielli”, che chiedono perdono e grazia, guardando la Madonna negli occhi. L’icona della Madonna di Montevergine, che la leggenda vuole sia stata realizzata da San Luca a Gerusalemme, ha una forza particolare: gli occhi seguono dovunque ci si giri in chiesa. Per questo, il poeta parla di Madonna dello Sguardo. Sono versi toccanti, una preghiera che potrebbe sembrare espiazione e invece ci pone al cospetto delle colpe di chi a sua volta discrimina la diversità, Una celebrazione che vede la tradizione foriera di modernità.

Montevergine / Madonna dello sguardo, il Bimbo in braccio, gli angeli per lato / leggera sul trono / d’altare, sguardo che cerca / e non lascia, chiede, conosce / i profondi dolori, le grazie / impetrate, le speranze fondate. / Attendi, accogli la venuta / per l’erta santa, juta verso il monte e non è pianto / che non consoli e asciughi / sgomento che non ripiani / a noi in basso sul pendio / sempre più affannati, non stanchi /perché, Madonna dello Sguardo, / una volta su, possa Tu fissarci /e noi, negli occhi, guardarti.

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