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TRACCE di Rocco Brancati: TOMMASO SENISE

(Corleto Perticara 2 febbraio 1848 - Napoli 25 febbraio 1920) Il "giardino della memoria". C'è anche Tommaso Senise nel recinto degli Uomini Illustri nel Cimitero Monumentale di Poggioreale a Napoli. Nell'iscrizione funeraria encomiastica, il monumento a lui dedicato nel 1924, evidenziava: "Tommaso Senise / Irradiato dalle tradizioni familiari da fanciullo fu sacro all'amor di patria giovane tra gli eroi di Mentana./
Con nobiltà di animo con adamantino carattere affermò nei due rami del Parlamento nei consigli del comune e della provincia della Presidenza del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione culto profondo della giustizia./ Dalla cattedra di medicina interna alta sapienza clinica. / Napoli l'onora nel recinto degli uomini illustri memore e riconoscente. / Corleto Perticara 1848-Napoli 1920".
A commento di quell'epigramma il mensile "La Parola" pur riconoscendo l'abuso di lapidi e di monumenti sottolineò che quella iscrizione "reca l'espressione del sentimento di coloro che da Tommaso Senise, ogni giorno, trassero alimento per il loro spirito e sentirono, per lui, per la sua parola, per il suo vibrante impulso, agitarsi ognora (sic) nell'animo quella fede inestinguibile, di cui l'odierno monumento è un'eco, se pallida, però fedele e sincera..." Inaugurando il monumento "l'avv. Alfredo Vittorio Russo, consigliere comunale, ha pronunziato un discorso vibrante di commozione e di entusiasmo per le virtù morali e le alti doti spirituali di quell'illustre figlio della Basilicata" (La Parola, rassegna mensile di conferenze e prolusioni, Unione Tipografico Editrice Torinese, Torino 1924). Tommaso Senise (fratello del più noto Carmine, tra coloro che parteciparono all'Insurrezione lucana del 1860) fu un medico, un giornalista e un uomo politico lucano.


 Aveva appena dodici anni nel 1860 per cui Tommaso non potè dichiararsi patriota risorgimentale, ma vantò sempre di aver partecipato con Garibaldi alla battaglia di Mentana il 3 novembre del 1867 quando le truppe pontificie con un battaglione francese si scontrarono con i volontari garibaldini diretti a Tivoli. Anni dopo fu Gaetano Salvemini a confutare il "patriottismo" dell'uomo politico lucano. 


Nei suoi "Scritti sul fascismo" (pubblicati postumi nel 1961 con l'editore Feltrinelli) Salvemini scrisse: "Nel 1867, in occasione del tentativo di Mentana, partirono da Napoli, organizzati da Lacava, che era questore e che fu destituito per questo, un gruppo di un centinaio di giovani per unirsi ai garibaldini; fra questi era Tommaso Senise. Ma intanto i garibaldini erano respinti e sbandati a Mentana. 


Perciò quei giovani dovettero tornarsene a Napoli senza avere nulla fatto. Per questa impresa Tommaso Senise si faceva passare per uno dei creatori d'Italia, e a furia di ripeterlo, si convinse di essere ll continuatore autorizzato della tradizione eroica garibaldina. E quando morì, lasciò nel testamento che ai suoi funerali si suonasse l'inno di Garibaldi". Nel corso della sua vita Tommaso Senise "ovunque portò la sua alata parola" e fu definito "l'ombra dei grandi italiani: Garibaldi. Crispi, Bixio". 


Anche negli anni durante i quali insegnò all'Università vennero evidenziati i suoi meriti patriottici. "Nell'Ateneo Napoletano, che l'accolse discepolo, Tommaso Senise divenne presto Maestro, dopo essere stato a capo di tutti i moti e i palpiti della gioventù studiosa per l'Unità nazionale" ("La Riforma medica" Giornale settimanale di Medicina, Chirurgia e Scienze Affini, Napoli, 1920, pag.219). 


Tommaso Senise nacque a Corleto Perticara il 2 febbraio del 1848 da Vincenzo e Mariangiola De Filippis. Laureato in medicina (sposò Remigia Gianturco) fu docente universitario, professore ordinario di patologa speciale medica dimostrativa, primario degli "Incurabili", presidente del Consiglio provinciale di Napoli, Consigliere comunale a Corleto Perticara e a Napoli, Assessore all'Igiene sempre a Napoli, membro della giunta del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione ecc. 


Tra i suoi incarichi anche quelli di presidente dell'Istituto orientale di Napoli e presidente del Circolo lucano. Deputato per cinque legislature e poi senatore. Uno dei figli di Tommaso, Carmine Senise fu capo della polizia (dal 1940 al 1943) durante il regime fascista. Nel '43 fu destituito da Mussolini perché "incapace a fronteggiare la situazione" in quanto, va dato atto a suo merito, diede disposizione di non impiegare le armi contro gli scioperanti e coloro che occupavano le fabbriche. (Carmine Senise, Quando ero a capo della polizia. Diario 1940-43, Mursia, Milano 2012). 


Il 25 febbraio del 1920 quando morì Tommaso Senise, la commemorazione fu fatta, in Senato dal presidente Tommaso Tittoni il quale evidenziò come "quasi ancora fanciullo, si mostrò degno degli esempi famigliari: nel 1860, a soli dodici anni, non potendo come i fratelli Carmine e Francesco combattere nelle truppe insurrezionali, organizzò una "Compagnia di giovani nazionali" a difesa della città natìa; nei due anni seguenti prese parte attiva alla repressione del brigantaggio in Basilicata e nel 1867 fu volontario garibaldino nella campagna che terminò a Mentana. 


Tornato agli studi nel 1874 si laureò con lode in medicina all'Università di Napoli; compiuti all'estero gli studi di perfezionamento ebbe la libera docenza in patologia speciale medica e in clinica. Moltissime e pregiate pubblicazioni aveva dato alla scienza; attualmente era ordinario di patologia medica dimostrativa nell'Università di Napoli, e alle sue belle e dotte lezioni gli studenti correvano numerosi. Iniziò la sua carriera politica nella XVI legislatura quale rappresentante del II collegio di Potenza... 


Di cuore pari all'ingegno non indietreggiò mai dall'affrontare pericoli e disagi per correre in altrui soccorso: basti all'uopo ricordare l'opera piena di abnegazione dimostrata durante il terremoto di Casamicciola ed il coraggio e l'altruismo spiegati in Napoli nell'epidemia colerica, sicché gli fu conferita la medaglia d'argento per i benemeriti della salute pubblica. Nominato senatore il 21 novembre 1901, fu assiduo fra noi; partecipò anche ad importanti discussioni in materia di bilanci e di pubblica istruzione." 

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