“Perché lei mi racconta storie simili?
- Così... Un po'... per parlare.
- Ma perché bisogna sempre parlare? Io trovo che molto spesso bisognerebbe star zitti, vivere in silenzio. Più si parla, più le parole non vogliono dir niente.”
“Bisogna prestarsi agli altri e darsi a se stessi“ è la citazione di
Montaigne in apertura di quel film di Godard. Una lettura della realtà che si affranchi dal mormorio inconsistente, sarebbe auspicabile in un sistema che si affranchi dalla mercificazione di ogni effetto, di ogni commozione. Sarebbe un sensibile contributo contro la maldicenza nella quale si annega. Mentre si è sospesi in un limbo senza tempo, perché siamo fuori dal tempo, nel vuoto, e soprattutto in attesa di un “Godot
che non arriverà mai”. A quanti ancora riescono a credere e a gioire, ad indignarsi senza scandalizzarsi, va questo verso (cantato) di Ivano
Fossati:
“Quello che manca al mondo / è un poco di silenzio / quello che manca a
questo mondo /
è il perdono / che non vedo e non sento / tutta la gente intorno
sogna di cavalcare
il temporale / quello che serve alla vita è acqua e sale / io non
sono quell'uomo che aveva un sogno
che ne è stato dei sogni di questo tempo? / Di che cosa parliamo in
questa vita?
Di che cosa nutriamo i nostri figli? / Quello che mancherà domani /
è un monumento all'uguaglianza
quello che manca già stanotte / sono mille parole d'amore / perché
c'è gente che parla d'amore
in una lingua morta, / sono vivi e gli basta e sanno aspettare, / ma
in questa estate
che sembra piuttosto dicembre / non tutto va bene oppure sì,/ se vi
pare…”
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