È un film introspettivo ed enigmatico di Giuseppe Varlotta, affermato autore astigiano con radici nel Vulture, fra Melfi e Barile, da sempre vicino alle iniziative del CineClub De Sica Cinit di Rionero.
Oltre la nebbia si racchiude nel suo mistero finale, con un colpo di regia: gli occhi della bambina Sofia (nome evocativo) che diventano stelle della notte oppure pianeti inesplorati. È qui il mistero svelato quanto arrovellato del film di Giuseppe Varlotta, Oltre la nebbia. Il mistero di un uomo scomparso e ricomparso nelle nebbie di una storia che fa dell'incubo e della ricerca interiore un percorso esoterico. Si snoda su presupposti analogici, si fa tenebra e vita luminosa, mentre - con Camus - l'arte cammina su due abissi. Pippo Delbono è l'interprete investigatore che, da investigatore reale, non può non fare i conti col suo passato che ha paura di investigare, che neppure la psicanalisi lo aiuta. Sensi di colpa e realtà non provate giocano sui rimorsi e sua sensibilità , che appare fragile, tanto quanto è paradossale la sua imponenza. Varlotta gli cuce addosso un abito che sostiene a fatica, e non solo nel suo costume di ordinanza per un investigatore. Ogni parola, ogni inflessione verbale o visiva sembrano incrinate sul filo del respiro, proprio come la storia che ha moventi da thriller psicologico, efficace quanto pervasivo. Lo schema ricalca ed omaggia autori affermati sulla scena del crimine o sul filo sottile fra l'esoterico e l'abisso della mente. Gli attori si muovono con equilibrio, sebbene talvolta con prevedibile senso scenico. La sempiterna Corinne Clery conferisce una patina di sensualità ambigua che non è mai superflua. Sceneggiatura dal ritmo equilibrato nella cornice di una fotografia avvolgente. Varlotta è un autore dai molteplici piani inclinati di un racconto che inneggia alla vita pur esplorando il mistero.
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