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📰 Schermi Riflessi di Armando Lostaglio: "Scuola Maestri Società nella Basilicata Liberale" di Michele Pinto (Villani Editore, 2021, pagg.226)

Il testo si introduce con una pensiero di Churchill: Chi sa guardare più indietro nel passato, saprà spingere lo sguardo più lontano nell’avvenire . Michele Pinto si spinge nel passato della sua terra, nella sua tradizione e nella cultura che fa della scuola il baluardo della crescita socio-economica, non disgiunta dalle difficoltà e dalla sua gestione nei decenni dalla sua istituzione.

Pinto è stato dirigente scolastico, ha svolto nella sua carriera ruoli di educatore e di formatore. Con questo ultimo lavoro Scuola Maestri Società nella Basilicata Liberale (Villani Editore) ci accompagna in una storia lunga quasi due secoli, che fa della scuola il faro luminoso in decenni bui e di contraddizioni storiche. Il libro è scritto in maniera coinvolgente, anche per chi non si occupa solitamente di storia e di scuola in particolare. E’ il riflesso di una epoca che fa del territorio lucano in particolare un emblema socio-culturale di un Sud che cerca una propria identità. Si tratta dunque di un saggio storico, frutto di accurata ricerca condotta attraverso la consultazione e l’analisi di preziosi documenti, che, come scrive nella prefazione al testo il dirigente tecnico del MIUR, Gerardo Antonio Pinto, rappresenta un ulteriore approfondimento del campo di ricerca​ connesso a quel tema che sta particolarmente a cuore all’autore, già oggetto di riflessioni in altre sue precedenti pubblicazioni a carattere storico-sociale, prima fra tutte “Nella Terra dei Briganti” Vicende Storiche e Questioni aperte, Appia 2 Editrice, Venosa, 2005 (Premio ISIS “Nicola Miraglia” di Lauria e menzione speciale della giuria del Premio Letterario Città di Melfi, 7^ edizione, ambedue nel 2005). Partendo da una accurata analisi sulla condizione sociale nella Basilicata preunitaria, l’autore focalizza la sua attenzione sui primi decenni di vita dell’Italia unita; mette in risalto le tappe più significative che hanno caratterizzato l’evoluzione dell’istruzione pubblica nel Paese e in terra lucana, insieme alla triste condizione in cui versavano i maestri e le maestre particolarmente a cuore all’autore, in un clima di quasi assoluto analfabetismo. Partendo da una accurata analisi sulla condizione sociale nella Basilicata preunitaria, l’autore mette a fuoco i primi decenni di vita dall’Unità d’Italia; evoca le tappe più significative che hanno caratterizzato l’evoluzione dell’istruzione pubblica nel Paese e in terra lucana, insieme alla triste condizione in cui versavano i maestri e le maestre elementari agli albori dell’unificazione, la cui posizione di scarso prestigio sociale era da ascriversi all’insufficiente se non inesistente preparazione culturale e professionale. A questo stato di cose, il nascente Regno d’Italia cercò di rimediare, dando vita alle Conferenze Pedagogiche, promosse ed organizzate in diverse città italiane, quali imprescindibili opportunità di evoluzione professionale della classe magistrale. Alcune di quelle Conferenze vengono prese in esame dall’autore, commentate e comparate con la concezione della funzione docente odierna, dopo aver passato in rassegna i sessantasei numeri della rivista scolastica L’Educatore Lucano, fondata a Rionero in Vulture nel 1881 da due eccezionali maestri elementari, Vincenzo Solimena, trasferitosi nella città vulturina nel 1880, e il rionerese Giovanni Plastino, fratello del deputato Giuseppe. Nella rivista scolastica lucana, periodico quindicinale, vengono trattati argomenti di pedagogia, metodologia, sociologia, politica, economia, attualità, cultura. Nell’Educatore Lucano, infatti, sono pubblicati articoli relativi all’emigrazione, fenomeno che interessò l’intera nazione, il Mezzogiorno e la Basilicata dal 1875 al 1915. Del quindicinale stampato a Rionero in Vulture nella tipografia di Torquato Ercolani, originario di San Severino Marche, che continuò l’attività del nonno Augusto, confinato politico a Melfi, l’autore riporta articoli riguardanti l’importanza della scuola, dell’istruzione e dell’elevazione culturale dei ceti sociali meno abbienti. Nel saggio, inoltre, Michele Pinto racconta storie esaltanti e talvolta tristi di maestri e maestre elementari dell’800; porta all’attenzione del lettore le vicende politiche che segnarono il Mezzogiorno d’Italia e la Basilicata, tra cui le lotte intestine tra reazionari e liberali lucani, le disastrose imprese di Carmine Crocco e della sua banda, postasi al servizio della causa borbonica. Michele Pinto si sofferma su alcuni aspetti socio-culturali e politico-economici che contrassegnarono in quel periodo la cittadina rionerese, indicata come buon modello di convivenza civile, sociale, economica, politica da Francesco Torraca dopo il suo soggiorno a Rionero nel settembre 1880, ospite dell’amico e compagno di studi, Giustino Fortunato. Tra i tanti accadimenti di rilievo l’autore tratta della partecipazione della Basilicata all’Esposizione​ Nazionale di Torino del 1884 e della visita dei sovrani d’Italia nello stesso anno a Potenza; ricorda l’entrata in esercizio delle tratte ferroviarie Battipaglia-Potenza-Metaponto, Foggia- Potenza, Sicignano degli Alburni-Lagonegro; cita poi lo storico soggiorno lucano di Giuseppe Zanardelli, all’indomani del quale venne promulgata la legge speciale per la Basilicata. L’autore mette in doverosa luce la preziosa opera svolta da Enti, Associazioni, Istituti caritatevoli in favore della promozione e dell’emancipazione sociale e culturale delle masse contadine, dei bisognosi, degli orfani; enfatizza l’opera svolta in Basilicata dall’ANIMI e dall’ONMI per il Sud e la Basilicata. Insomma, un prezioso saggio con cui l’Autore ci consegna un interessante spaccato di vita della nostra Terra; un ulteriore tassello del nostro passato storico-sociale, che va ad arricchire il patrimonio conoscitivo su ciò che eravamo: gente vissuta in una terra paludosa, franosa, ballerina, abitata da gente vissuta in una terra paludosa, franosa, ballerina, abitata da uomini e donne desiderosi di progresso sociale e civile, tra i primi ad innalzare nel Mezzogiorno l’albero della libertà nel 1799 ed il vessillo tricolore nel 1861. Un libro necessario, sotto diversi aspetti, non soltanto storiografici, quanto anche di conoscenza di un Sud alla ricerca di identità spesso sfuggite alla Storia.

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