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📰 Schermi Riflessi di Armando Lostaglio: Nicola Chiaromonte il “Socrate involontario”, il lucano apprezzato nel mondo

Il 18 gennaio cade il 50° anniversario della scomparsa di Nicola Chiaromonte, un intellettuale di assoluto rigore scientifico. Era nato a Rapolla , in Basilicata , nel 1905, e di certo è ben più noto in Italia ed all'estero che nella sua stessa regione.

Si trasferì con la famiglia a Roma che era ancora bambino; poco più che ventenne aderì a “Giustizia e Libertà” fiancheggiando il gruppo del suo maestro Andrea Caffi, sostenitore di un socialismo proudoniano, libertario in contrasto con quello liberale dei fratelli Carlo e Nello Rosselli. Perseguitato dal regime fuggì a Parigi dove si ritrovò tra la schiera degli antifascisti italiani in esilio, e nel 1936 andò in Spagna a combattere contro le armate del dittatore Franco, affiancando la pattuglia aerea dello scrittore francese André Malraux. Nel dopoguerra diresse insieme ad Ignazio Silone la rivista "Tempo presente", riunì i suoi scritti letterari ne "La situazione drammatica" , quelli letterari in "Credere e non credere". Ma era soprattutto appassionato di filosofia, fu antifascista, dopo che in Francia fu esule negli Stati Uniti dal 1941. Amico intimo di Andrea Caffi, era molto legato ad Albert Camus che aveva conosciuto nel 1940 in Africa, e alla cui opera dedicò un saggio. Fu devoto di Gaetano Salvemini, frequentò l'élite radical di New York che si raccoglieva intorno alla rivista "Politics" di Dwight Macdonald. Pur nella sua indole con i contatti internazionale, per lo scrittore Enzo Siciliano, Nicola Chiaromonte fu “un italiano del Sud Italia e talvolta persino scontroso come certi lucani possono esserlo, ma appassionato e devoto al proprio pensiero fino a soffrirne, fino ad un rabbioso silenzio di fronte alle altrui velleità...” Tornato in Italia nel 1947, constatò che c'era poco spazio per l’umanesimo da lui incarnato, una sorta di "eretico". Definiva “dilettanti di comunismo" gli intellettuali che fiancheggiavano il Pci. Prima sulla rivista Il Mondo poi sull'Espresso, condusse la rubrica di teatro, la sua grande passione. Nel mensile "Tempo presente", manifestò il suo anticomunismo, mantenendosi su una posizione di sinistra utopica. Un uomo di cultura di ampie vedute, ancora oggi viene letto ed analizzato in convegni di elevato rigore scientifico: nel 2002 a Forlì, si è discusso su "Cosa rimane dell'eredità di Nicola Chiaromonte”. Ed è stata redatta la pubblicazione degli atti di quel convegno sul n. 3 dei "Quaderni dell'altra tradizione". Scrive il critico Paolo Mauri: " Chiedersi cosa rimane è un po' come discutere l'eredità di Chiaromonte, un intellettuale che suscita nostalgia e voglia di non interrompere il dialogo con il suo pensiero. Un pensatore che resta tuttavia abbastanza introvabile, nonostante le cure di Ugo Berti, che lo fece ripubblicare dal "Mulino". Gli americani , a cominciare da Mary McCarthy che lo inserì in un romanzo, lo consideravano un anarchico, un utopista. “Termini forti ed insieme troppo vaghi - sostiene ancora Mauri - per un libertario inquieto che, a fronte delle rivolte giovanili, medita su una politica in senso serio, che sta per "arte della convivenza tra gli esseri umani". Una utopia, ovviamente che serve però da pietra di paragone con le follie trascorse o in atto. Non è un caso che la figura del lucano Chiaromonte abbia affascinato lo scrittore e storico polacco Wojciech Karpinski, il quale gli dedicò un saggio nell'anno della sua morte, avvenuta cinquant’anni or sono, a Roma il 18 gennaio 1972. Scriveva l’intellettuale polacco: "Era il profilo dell'umanista sovrano che non si lascia ingabbiare nella definizione di pensatore politico". Fu un Socrate involontario , ispirato da sentimenti assoluti - conclude Mauri - strenuo assertore del principio di responsabilità. Davvero non è difficile capire ​ perché sia così trascurato e tutto sommato inattuale. Erano forti i legami d'amicizia con filosofi come Hannah Arendt e scrittori come George Orwell, aveva collaborato al settimanale italiano a New York, “Italia libera” con Gaetano Salvemini. I suoi scritti vennero pubblicati dopo la sua morte, mentre presso l'università di Yale (negli U.S.A.) rimane ancora inedito il suo prezioso epistolario. Il francese Maurice Nadeau come pure la scrittrice statunitense Mary McCarthy lo ritenne uno degli ultimi “maestri segreti” di tutta una generazione . Per commemorare il cinquantenario della scomparsa del pensatore di origine lucana, il CineClub “Vittorio De Sica”-Cinit ha in programma (in data da definirsi) la proiezione del film Hannah Arendt diretto da Margarethe von Trotta nel 2012 .

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