Il regista tedesco Werner Herzog aveva girato nel ’95 un film di un’ora sul
madrigalista del XVI secolo Gesualdo da Venosa: protagonista è Milva,
capelli rossi e seno prosperoso, interprete tormentosa ad evocare la
tragedia del musicista. Una immagine antica e moderna, quella di Milva,
che ci ha appena lasciati, ad 81 anni. Imponente figura e voce robusta,
conferendo la misura di un’artista che travalica ogni confine. Una
longevità di mezzo secolo nel quale Milva ha attraversato con passione e
sensualità sia la canzone popolare che il teatro coltissimo, a partire da
Giorgio Strehler. Musicisti e poeti l’hanno osannata grazie ad una voce ed
una personalità davvero uniche: da Ennio Morricone a Vangelis, da Astor
Piazzolla a Theodorakis, da Franco Battiato ad Enzo Jannacci e Don Backy:
e poi le canzoni dei compositori greci, francesi, tedeschi. Contraltare della
poetessa Alda Merini. Una statura artistica che verrà ufficialmente
riconosciuta dalle Repubbliche Italiana, Francese e Tedesca, che le hanno
conferito alte onorificenze. La versatilità su mille palcoscenici in tutto il
mondo, Milva ha portato le sue canzoni in dischi di successo in Francia
come in Giappone , in Corea del Sud , e Sud America, e poi
Grecia , Germania, Spagna , Russia .
Dagli anni Sessanta a un decennio fa - quando decise di uscire di scena - il
repertorio di Milva è un caleidoscopio di visioni eccelse e tanto popolari
che quella sua inconfondibile voce sapeva rimarcare, con acuta
soggettività e tensione emotiva. Occhi spagnoli nella ballata “Blue Spanish
Eyes” (di Engelbert Humperdinck) e “Milord” con George Moustaki, fino
alle tonalità sudamericane di Piazzolla e del “Non piangere più Argentina”:
è un giro del mondo che la rende eccelsa agli occhi del pubblico.
Probabilmente sarà l’immagine brechtiana a conferirle un marchio di
casta nel panorama internazionale: cabaret berlinese e “Lumpen” di
Brecht, ma anche il pop melodico tedesco per l’entusiasta pubblico di
Monaco e di Amburgo, di Vienna e di Zurigo.
Non disdegnava la televisione e l’immagine pop, dalle numerose presenze
a Sanremo e a Canzonissima; i successi della “Filanda” e di “Bella Ciao”
(versione originale delle mondine) la rendono emblema di un femminismo
più popolano. S oprannominata la Rossa per il colore della sua fluente
chioma e per la canzone che Enzo Jannacci le ricucì addosso. Oltre
sessanta album incisi e milioni di dischi venduti.
Milva, nome d’arte di Maria Ilva Biolcati, era nata a Goro (in Emilia
Romagna) il 17 luglio 1939: per questo soprannominata la “pantera di
Goro”, nomi imposti da una televisione ancora pura e forse ingenua: al
fianco dei Gino Bramieri e Corrado e molti altri nomi illustri di una Tv di
Stato ineguagliabile.
Alla fine di una mirabile carriera, nel 2010 pubblica il terzo album scritto e
prodotto per lei da Franco Battiato (dopo “Milva e dintorni” del 1982 e
“Svegliando l'amante che dorme” del 1989), intitolato “Non conosco
nessun Patrizio” che balza nella top dei 20 dischi più venduti in Italia.
Certo, quell’ Alexanderpaltz di Battiato e Giusto Pio resteranno la pura
consacrazione di Milva che sa guardare oltre ogni muro.
Ad oggi detiene il record di artista italiana con il maggior numero
di album realizzati in assoluto: ben 173 tra album in studio , album
live e raccolte .
Anche il cinema sarà per Milva un proscenio non secondario, a compendio
del suo carisma canoro. Prima di Herzog, va ricordata nel film di Carlo
Carunchio del 1972 “D’amore si muore” al fianco di Silvana Mangano e
Lino Capolicchio, e altre interpretazioni per cineasti come Lizzani e
Zanussi. Una presenza di prestigio, ma non come da straordinaria
cantante. Immensa
Milva. Non ci saranno eredi con un tale carisma.
Commenti
Posta un commento