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📰 Schermi Riflessi di Armando Lostaglio: Nazzareno e la disciplina della terra


Rionero in V. - “ Bisogna toccare la terra - scriveva Tolstoj - solo con il lavoro agricolo può aversi una vita razionale, morale. L’agricoltura indica cos’è più e cos'è meno necessario. Essa guida razionalmente la vita. ” 
 
Sovviene questo verso nel ricordare quanto lavoro ha fatto e continua a fare Nazzareno, fra le persone più colte che si possano incontrare. E’ un tenace e rigoroso contadino, che conosce le stagioni e il perché di ogni frutto che spunta dalla terra. Quante volte gli abbiamo chiesto di raccontarlo davanti ad una telecamera, per lasciare un segno tangibile, ma per umiltà e discrezione non ha mai voluto farlo. E’ portatore di una cultura che sa raccontare con un linguaggio forbito, pressoché inusuale per quella generazione. Un sapere che viene da lontano, da ragazzo, e che non conosce confini perché sa rispettare la natura e i suoi cambiamenti. Proprio come si fa con gli uomini. Nazzareno sa cogliere con mitezza ogni percezione che la terra sa emanare. E ci sovviene ancora il grande scrittore russo, quando scriveva nei suoi Diari: “ La tenerezza e la gioia che noi proviamo guardando la natura è il ricordo del tempo in cui eravamo animali, piante, fiori, terra. Più precisamente: è la coscienza della nostra unione col tutto, che il tempo ci nasconde .” Ed ancora, era il 20 febbraio del 1903, nella sua Russia, quando Tolstoj ammoniva: “ Il potere tiene conto prevalentemente della popolazione cittadina. Il potere non conosce né la bellezza e la poesia della vita in campagna, né le sue sofferenze. Se le conoscesse non distruggerebbe questa vita, sostituirla con gli agi cittadini, ma si sforzerebbe solo di liberarla dai suoi mali .” Quanta saggezza politica in queste parole che sembrano remote nel tempo, temi a volte discussi con Nazzareno. Eppure, a vedere con quanta prestanza tratta la terra, utilizza gli attrezzi e cura le piante, ci si riconcilia con la morale della vita e della natura, della ricchezza spontanea che da millenni l’uomo raccoglie per alimentarsi. E’ un uomo senza tempo, di una generazione che ha saputo consegnarci universi estasiati nel rispetto del piccolo campo che ci circonda. La dedizione verso la natura e gli uomini: Nazzareno è persona stimata da tutti. Questo terribile virus gli ha strappato la moglie, il bene più caro; ha riversato oltremodo quell’affetto su figli e nipoti. La sua tenacia potrebbe vacillare. Eppure lo aspetta la terra, i semi da piantare, i rapporti umani - come le piantine - da coltivare. A Nazareno va la gratitudine di quanti lo conoscono, come a chi “ non sa chinare la testa ”, il verso di una canzone fra le più intense del secolo scorso: “La disciplina della terra” del poeta Ivano Fossati.​

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