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TRACCE di Rocco Brancati: ITALO SQUITIERI

(Potenza 10 febbraio 1907 - Cortina d'Ampezzo 28 dicembre 1994) 

Nato a Potenza il 10 febbraio del 1907 dopo un regolare corso di studio nel capoluogo lucano fino alla licenza liceale, si iscrisse, per volontà del padre (imprenditore edile), alla facoltà di ingegneria a Pavia. Al secondo anno abbandonò Pavia per iscriversi all'Accademia di Brera a Milano.
Qui conobbe Mario Sironi, Felice Casorati, Carlo Carrà, Ferruccio Ferrazzi.
A Potenza allestì la sua prima mostra personale nel Palazzo del Fascio in piazza Sedile con una produzione quasi tutta dedicata alle influenze impressioniste e futuriste. Italo in quegli anni fu amico di Federico Gavioli (che gli fece affrescare il salone d'attesa della sua clinica) e dell'attrice Italia Volpiana (Neda Naldi) con i quali presentò libri e collaborò ad attività culturali. "Mostre di Arte. 


A Potenza nella saletta del Caffè Giugliano, nel Teatro Comunale, si è inaugurata una bella mostra di arte dei pittori lucani Ettore Bianchi, Guido Spera, Gerardo Iannelli, Italo Squitieri e Giuseppe Viggiani. Il pubblico che ama l'arte è accorso numeroso ad ammirare le opere di questa animosa falange di artisti lucani, ai quali noi auguriamo il più bello e lieto successo." (La "Basilicata nel mondo", Anno IV, n.4 agosto-settembre 1927). Aveva 20 anni quando Italo Squitieri partecipò alla "collettiva" di pittura allestita nel centrale caffè Giugliano, nel foyer del teatro "Francesco Stabile" a Potenza. Nell'agosto del 1931, al Circolo Lucano del Littorio di Potenza, si tenne la "prima serata di arte futurista" con la partecipazione di Italia Volpiana e Italo Squitieri. 

Nel 1935 su suggerimento del fratello Aurelio e grazie ad un cugino, ambasciatore in Libano, giunse a Beirut primo di una serie di viaggi in Medio Oriente. Scrisse Ugo Moretti: "Squitieri depone laggiù il suo contributo di pagano e prende in cambio il misticismo orientale: ha già studiato i suggestivi enigmi degli Etruschi...ha già saccheggiato l'eredità dei Bizantini da cui ricava la secca linea delle forme lo jeratismo della composizione corale e l'austera campitura dei fondali. I Trecentisti toscani gli hanno insegnato a regolare gli spazi, a dilatare un particolare e circondarlo di racconto". In questo periodo venne in contatto con personalità del calibro di Ernest Hemingway, Pablo Picasso, Marc Chagall. Tornato in Italia aprì uno studio in via Margutta a Roma dove andavano a trovarlo Mario Mafai, Mario Massa e soprattutto Renato Angiolillo non ancora direttore e fondatore del quotidiano "Il Tempo", il corregionale con il quale rimarrà legato per molti anni. Tra i più assidui frequentatori del suo studio artistico Marcello Mastroianni ed Eugenio Montale. 


Durante la guerra fu richiamato alle armi e interruppe la sua attività artistica. Nel primo dopoguerra si trasferì a Cortina d'Ampezzo diventata la sua residenza. Scrisse in una sua poesia Vito Riviello "...c'è un campo di girasoli a Cortona d'Arezzo, c'è un campo di paraculi a Cortina d'Ampezzo". In contatto con l'alta borghesia internazionale in vacanza a Cortina d'Ampezzo Squitieri cominciò a realizzare mostre personali nelle principali città europee: Parigi, Vienna, Zurigo, Monaco. Il suo stile si richiamò alla pittura di Mario Sironi del quale l'artista potentino fu allievo. Una recensione delle sue opere apparve sul giornale "Basilicata", che pubblicò un articoletto del poeta Elio Morlino: "Mostra d'arte Squitieri. Finalmente, un cartello che non ha sapore politico: Mostra in bianco e nero del pittore Italo Squitieri. 


Da tanto non vedevamo l'artista potentino ed eravamo pieni di desiderio di rivederlo, dopo la vasta parentesi da lui trascorsa lontano, per studiare il cammino della sua arte sicura....La mostra raccoglie ventisette lavori del periodo 1944-46. Alcuni di essi danno chiara la sensazione della strada percorsa dell'artista. Mezzi ridottissimi, alcune volte un pennello intriso d'inchiostro, è il valore di una macchia buttata sul foglio e poi inquadrata successivamente, la pienezza di una linea, l'efficacia di un particolare, sono quelli che danno vita ai quadri, facendone risultare un insieme armonico di ombre, di masse, di piani..." (la "Basilicata" Anno II, n.8 del 27 aprile 1946). Nelle sue opere, pennellate elegiache e malinconiche spesso riaffioranti la nostalgia per il Sud per i suoi paesaggi, le case arroccate, i muri scorticati. La sua fu una Lucania senza tempo, luogo di miti e di leggende. Per la mostra "Il potere" nei primi anni Settanta dipinse sette opere (di una trentina complessivi)i cui soggetti denunciano, in chiave allegorica, le degenerazioni della realtà sociale e politica. Probabilmente sono le cose migliori dell'intera produzione di Squitieri. Nel 1989 la sua ultima mostra a Potenza presso la Biblioteca Provinciale. Di lui Indro Montanelli scrisse: "Italo Squitieri rimase molto sorpreso e un po' incredulo quando gli dissi che il giorno in cui mi si desse di reincarnarmi con diritto di scelta non chiederei a Dio di farmi Leonardo o Einstein ma Squitieri. Eppure è così, è l'uomo che più invidio al mondo. Si guarda contento e nei suoi occhi azzurri, di bambino, vedo riflesso il meglio di ciò che ci circonda, e solo il meglio" (Indro Montanelli, I conti con me stesso. Diari 1957-1978, Rizzoli, Milano 2009). Italo Squitieri morì il 28 dicembre del 1994.


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