Ecco alcuni giovani
Andare a votare
rappresenta il momento più alto per la democrazia. In passato, la politica assumeva
un ruolo rilevante nello spazio della dialettica, dello scontro e nel quale
diventava pure il luogo privilegiato degli interessi di parte, più o meno
conflittuali. Di coloro che, lasciando da parte le idealità, hanno portato
avanti i propri interessi, a vantaggio dei propri piccoli e grandi affari, in
barba a quanti si sono spesi per il rispetto del pensiero altrui e in funzione
di una evoluzione collettiva, per la “promozione umana” (espressione cara a
Paolo VI), per la convivenza civile e la tolleranza.
Utopie forse, se
guardate con gli occhi di oggi, al cospetto di quanti passano ore a parlare di
calcio o di veline, di quel poco che la televisione o i social propongono.
E la politica? Ha
ancora senso parlarne? Già, il futuro. Sono centinaia i giovani che lo
rappresentano, ma che probabilmente lo intravedono lontano dalle “mura amiche”,
in città ben più grandi, in un altrove non ben definito. A loro va questo verso
del Salmo 127: Come frecce in mano a un
eroe sono i figli della giovinezza.
In questo breve
viaggio fra alcuni giovani e neo-elettori, si nota subito che la parola
politica rimane avulsa dal loro vocabolario. Non se ne occupano, vedono a casa
la televisione che è puntualmente “occupata” da quei visi tutti uguali, che
ripetono le stesse cose, fingendo di alterarsi fra loro, che promettono sapendo
di non mantenere alcun impegno. Era De Gasperi a sostenere che in campagna
elettorale occorre proporre un po’meno di quanto si riuscirà a realizzare?
Altri tempi, certo, altre stature. E dunque, cosa
vi aspettate da queste elezioni? Cosa potrà accadere oltre il famigerato nulla
che molti analisti paventano?
Michele, 23enne con
occupazione saltuaria, non si aspetta
niente di eccezionale. “Sarà la menata delle altre volte - ci dice - promesse,
promesse e poi niente o poco di più. I candidati li conosciamo appena, c’è
ancora qualcuno che ci avvicina in questo periodo, che telefona a casa, perché
amico di famiglia.
Stesse idee esprime
Flora, studentessa all’ateneo di Potenza, che aggiunge di non conoscere le
facce dei candidati (qualcuno sui social o sui manifesti). “Tendenzialmente
sono per il centro-destra, nutro queste idee già da qualche anno; mi ispira più
fiducia nel cambiamento, e tuttavia di Berlusconi ho sentito sempre parlare
male, essendo un noto personaggio mediatico, e padrone di ogni cosa in Italia, oltre
che plurinquisito. Mio padre è impiegato
pubblico e da pochi giorni hanno
ottenuto il nuovo contratto collettivo: bella furbata elettorale! Ci
sanno fare quelli che comandano, vero? Massimo, al suo
primo voto, pensa addirittura di “buttarla in bianco”, la sua prima scheda. Ma
perché tanto pessimismo? “Perché non so vedere altro - ribatte Michele -.
Luisa, al primo anno
di università, anche lei si accingerà a votare per la prima volta. Quale
impressione hai, c’è emozione in te? - le chiediamo.
“Diciamo di sì, e mi
prende subito l’ansia di sapere che il mio voto potrà determinare qualche
cambiamento, perché sono quelli che mi aspetto”.
Che cosa non è andato
secondo te per il verso giusto?
“Vedo tanta
depressione e malumore in giro, paesi che si svuotano delle migliori risorse. E
noi sicuramente li seguiremo a ruota. Ho studiato il familismo amorale di Banfield:
al sud ne vedo molto in politica e nei posti pubblici, anche in questa regione.”
Pia, studentessa all’ultimo
anno dell’università di Potenza, aggiunge che le attività culturali in città ed
in regione sono un po’ limitate. “Quelle che ci sono non rientrano a pieno nei
miei interessi - ci dice -. “Mi piace la danza moderna, la recitazione, e so che
si possono fare solo in altre città. Qui mancano. Sotto l’aspetto sportivo, le
strutture pure ci sono ma non mi sembrano ben gestite: al palazzetto dello
sport si potrebbe utilizzare, ad esempio, la pista per pattinaggio oppure per
jogging, ma è nel degrado più assoluto. C’entrerà poco con la politica
nazionale, ma pure c’entra”.
Nicola ha la terza
media e gli hanno proposto un lavoro in Svizzera a tempo indeterminato dove
“pagano bene e forse ci vado. Sono troppi i disoccupati della mia età 25enni,
che sperano in un lavoro, dopo che si sono chiuse le porte alla FCA Sata e
all’indotto”. Ci dice che una sua amica se n’è andata a Londra con una laurea
in chimica presa qui a Potenza. Dopo un anno e mezzo dalla laurea i suoi
curriculum lanciati in Italia non le hanno dato alcun esito. Ebbene, in
Inghilterra, dopo una settimana dal contatto è stata chiamata; e dopo un mese
l’hanno chiamata altre quattro aziende. E dicono che lì c’è pure la Brexit…”
“E dunque oggi noi
dove andiamo? – ribatte Umberto – Questa classe politica sa solo sparlare e
promettere, ma per chi ci prendono? Abbiamo studiato, forse ne sappiamo più di
loro, poveracci che fanno quel che possono per guadagnarsi da vivere, e vivere
bene a diecimila euro al mese per tanti anni, facendoci credere che lavorano
per noi.”
Ribatte Francesco, da
poco studente in economia alla Luiss di Roma: “Non sono così pessimista
riguardo al ruolo della politica, cioè penso che anche noi abbiamo delle
responsabilità. Non credo che la soluzione migliore dei problemi sia aspettare
che altri li risolvano”.
Aggiunge Antonio: “Le
passate generazioni discutevano, si incazzavano per la politica, a noi spesso ci
tocca incazzarci perché l’Inter perde lo scudetto o che la Juve…. Ho ascoltato
“L’ultimo omino” di Claudio Baglioni
(quello che organizza Sanremo), una canzone bellissima che incita a batterci.
Ma con chi, da quale parte? Qual è quella giusta? Ci hanno fatto il vuoto
intorno, maledetti…”
Giulio, diplomato e
con lavori saltuari, nella sua misurata passione, lancia messaggi semplici:
“Si può amare la
grandezza di Madre Teresa e Che Guevara, di Don Milani ed oggi di Don Ciotti, condividere
un po’ Gramsci e un po’ Nietzche, lottare per la pace in Medio Oriente e con i
medici di Emergency, amare il buon cinema e il teatro, nutrire antipatia per
gli arricchiti Fazio, Vespa e Maria De Filippi, e tutti quelli che
quotidianamente invadono in tv le nostre case …”
A chi potranno
esprimere mai queste loro idee?
Scriveva Dostoevskij (“Le notti bianche”): “Era una notte meravigliosa, una di quelle
notti che possono esserci solo quando si è giovani, il cielo era così stellato
e luminoso che alzando gli occhi, malgrado tutto bisognava chiedersi: E’
possibile che sotto un simile cielo possano vivere esseri arrabbiati e
capricciosi? Anche questa è una domanda giovane, molto giovane… possa il
Signore ispirartela più spesso.”