Sta viaggiando in rete l'invito a votare solo il candidato all'uninominale il prossimo quattro marzo, come forma di contestazione verso la denunciata assenza di progettualità sociali nei programmi delle liste. Lo si direbbe un voto di protesta a metà, che tutela il diritto-dovere elettorale e al tempo stesso misura con un dato oggettivo, rilevabile con lo scrutinio delle schede, la mobilitazione collettiva.
Tuttavia bisognerebbe precisare che votando solo il candidato, il voto verrà comunque assegnato anche alle liste della coalizione che lo sostiene, in proporzione ai voti attribuiti alle stesse a livello di circoscrizione. Se in una circoscrizione, considerando un'ipotetica coalizione composta da due liste, A e B, di cui la prima abbia ottenuto il settanta per cento dei voti proporzionali e la seconda il trenta, i voti attribuiti ai soli candidati appoggiati dalla stessa sono dieci, sette andranno ad A e tre a B. Dunque con la forma di protesta suggerita viene avvantaggiato il partito più forte della coalizione, tradendo così la volontà dell'elettore. Ciò non inficia il ragionamento proposto, bensì lo completa, affinché ogni cittadino abbia ben chiaro il prezzo che dovrà subire nell'optare per questa scelta.