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Schermi Riflessi di Armando Lostaglio: Insulti al Pubblico


Donne e uomini a dar sfoggio di se e delle proprie virtù di sopravvivenza e forse di convivenza. Lo offre da decenni una Tv sempre più insolente e maleducata, lo perpetua di recente un grande fratello stavolta di cosiddetti vip (ma chi li conoscerà mai?). Che vivranno l’ozio nella sua accezione più pura. Nemmeno a citarla quell’Apologia dell’ozio di Bertrand Russel, o più indietro nel tempo quell’approdo epicureo dove si arriva alla sapienza, quella interiore.

Eppure quelle persone sono lì per farci sapere che anche quella convivenza è cultura, come garantisce quella televisione commerciale che li trasmette. Ma quei corpi afflitti, quelle donne sgraziate dalle labbra gonfie, e soprattutto quelle argomentazioni piene di vuoto sono la conferma di un conflitto di classe che non smette di sanzionarci. Ha scritto Giovanni Gozzini ne “La mutazione individualista” che il teleschermo, un po’ come il demonio, diventa l’artefice ubiquo ed onnipotente del pervertimento dei costumi”. Il problema dei reality della moribonda tv generalista – evidenzia Franco Bolelli - è che la loro realtà non è che la versione più miserabile della realtà. Se invece di una dozzina di mentecatti – si interroga il filosofo - reclusi in una casa o su un'isola, o di tristi concorsi per dilettanti, si evidenziassero esseri umani che nelle loro esistenze, relazioni, azioni quotidiane, tentano di vivificare le cose, di espandere una certa forza di sentimenti, idee ed energie, non arricchirebbe la tv e chi la guarda? Ma questo al potere mediatico non interessa, evidentemente. Si tratta dunque di insulti al pubblico. Insulti gratuiti e per giunta fatti passare come intrattenimento e persino di cultura, mai di “otium” nel senso nobile. No, quelle visioni di corpi flaccidi sono un oltraggio. “Insulti al pubblico” è il titolo di uno spettacolo-manifesto di Peter Handke, il drammaturgo austriaco la cui opera ha ispirato Wim Wenders e il suo capolavoro“Il cielo sopra Berlino”. Insulti al pubblico indica contenuti del teatro moderno, il come e cosa si può o si deve comunicare, e sulla condizione attuale del pubblico. Una provocazione ed una visione un po’ deformata della realtà che si da in pasto al pubblico. Non di meno, i protagonisti di quella casa televisiva fuori dal mondo non rappresentano che la difformità fra il vissuto e l’ambìto, fra una aspirazione alla liberazione e il senso restrittivo di una condizione umana e sociale sempre più emarginante. Immaginare l’ozio come fanno quei poveretti in cerca di protagonismo e di danaro mentre svendono l’esistenza nel proprio corpo contraddice la definizione elevata di Wilde quando sosteneva che “l’ozio è il segreto della perfezione, mentre il fine della perfezione è la giovinezza”. No, quelle visioni antiestetiche negano ogni virtù.

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