Schermi Riflessi di Armando Lostaglio: MIGRANT FILM FESTIVAL Intervista a Milena Kaneva, Bernardo Bruno e Gervasio Ungolo
La Prima edizione del Migrant Film Festival “Terre vicine e
lontane” prende il via a Palazzo San Gervazio - estremo lembo a nord est della
Basilicata a ridosso della Puglia - dal 15 al 19 luglio, per poi “migrare” a
Lecce presso il Cineporto dal 24 al 28 luglio. Il Festival, vincitore del bando
MigrArti 2017 del Ministero dei Beni Culturali e sostenuto da Sensi Contemporanei
e Regione Basilicata, ha l’intento, attraverso una rassegna cinematografica e laboratori di
immagini e cucina, di avviare una riflessione su problematiche che negli anni
hanno investito la Basilicata e l’intero Mezzogiorno.
L’emigrazione, l’integrazione culturale, la valorizzazione del territorio e la ricerca di una identità che sia locale, nazionale o mondiale basata sul melting pot (per una identità condivisa) sono i protagonisti della rassegna. Come nasce questa idea di realizzare un Festival fra i tanti che specie d'estate si affollano nel panorama nazionale? Ne parliamo con i promotori della iniziativa: la regista bulgara Milena Kaneva proveniente da Sofia con una lunga esperienza nel cinema e nel teatro, Bernardo Bruno e Gervasio Ungolo, della’Associazione Mancino di Palazzo San Gervasio.
L’emigrazione, l’integrazione culturale, la valorizzazione del territorio e la ricerca di una identità che sia locale, nazionale o mondiale basata sul melting pot (per una identità condivisa) sono i protagonisti della rassegna. Come nasce questa idea di realizzare un Festival fra i tanti che specie d'estate si affollano nel panorama nazionale? Ne parliamo con i promotori della iniziativa: la regista bulgara Milena Kaneva proveniente da Sofia con una lunga esperienza nel cinema e nel teatro, Bernardo Bruno e Gervasio Ungolo, della’Associazione Mancino di Palazzo San Gervasio.
“L’idea del Festival – nasce
dall’incontro tra soggettività accomunate dalla volontà di realizzare una
rassegna che avvicini realtà distanti geograficamente: Puglia, Basilicata,
Bulgaria. Il festival è stato concepito per essere “migrante” a Palazzo San
Gervasio, in prima battuta, in uno spazio all’aperto in Largo Caprone, e poi a
Lecce nel CineLab “Giuseppe Bertolucci”. Dal confronto tra le nostre visioni e
le realtà migranti è scaturito un progetto che ci auguriamo possa svilupparsi
nel tempo”.
Palazzo San Gervasio
rimane comunque uno dei punti strategici nella accoglienza dei giovani migranti
specie nelle stagioni agricole. Un Festival di Cinema e work shop potranno
contribuire ad incrementare fra i cittadini l'idea della accoglienza e della
tolleranza in periodo come questo nel quale proprio le migrazioni rimangono
sulle prime pagine dei giornali ed impresse non sempre positivamente nella
opinione pubblica?
“Uno degli obiettivi che ci siamo posti nel realizzare
il progetto nasce dalla necessità che ci si confronti con le identità
differenti: siamo tutti migranti per questioni di studio, di lavoro ed
economie. Molti giovani nati nel nostro territorio emigrano per motivi di studio
e non ritornano più nei luoghi di origine per mancanza di opportunità. Molti
giovani provenienti da altri Stati dell’Est Europa e Africa migrano qui per le
stesse ragioni.”
Il Cinema, da sempre, è
momento di analisi e di lente di ingrandimento sulle problematiche sociali ed
umane nel mondo dell'arte. I bei film impaginati in questa rassegna di autori
come Gaglianone, Del Grande, Grazeva, Li Donni, Kuwornu e Quedraogo, e altri
documentari, siamo certi che produrranno emotività e condivisione.
“C’è il desiderio di approfondire la conoscenza
attraverso lo sguardo del Cinema, ma anche mediante la conoscenza delle persone
che saranno con noi in questi giorni, e che potranno interagire tra loro
mediante azioni concrete, dei laboratori che andranno a svolgersi nelle diverse
giornate del festival.”
Infatti, Storie
in cammino è un workshop volto a testimoniare sia l’attività del festival
che un processo di condivisione di una realtà complessa, vista nei suoi aspetti
locali e globali, attraverso storie di persone che stanno vivendo l’esperienza
di migrazione dei nostri giorni oppure l’anno vissuta da ‘testimoni’ negli
anni ’50 ed ora sono tornati a Palazzo San Gervasio. L’Associazione
intende, dunque, costruire un “archivio della memoria” con valore documentario,
base eventuale per future rivisitazioni. Oggetto teorico del work shop sono le
modalità di realizzazione, del foto-video reportage sociale e street
photografy. Verranno attivate possibili sinergie con le attività culturali del
festival, chiamando a raccolta la partecipazione di una molteplicità di
soggetti. Un “raccoglitore” di storie,
con l’obiettivo di documentare l’universo dei paesaggi e delle persone. Il
lavoro è coordinato da Giorgio Skoff che ne ha ideato strumenti e metodi. Anche
la cucina e il cibo delle diverse tradizioni sarà al centro di questo originale
Festival.