Le castagne sono buone
“Le Castagne sono
buone” è il titolo di un film di Pietro Germi, non il più riuscito (secondo
taluni critici), datato 1970, anni difficili e di contestazioni, con un barbuto
Gianni Morandi nei panni di un regista televisivo, irriducibile donnaiolo, al
fianco di una dolcissima Stefania Casini, studentessa di architettura. Le
musiche sono di Carlo Rustichelli, sottolineate da quella struggente “Fenesta
vascia”, antico cantico napoletano del ‘700. Il film è stato girato anche dalle
parti della Costiera amalfitana, luogo incantevole da sempre.
Le castagne del film rappresentano la metafora dell’umore genuino, del rapporto con le cose vere oltre ogni pregiudizio e formalismi.
Le castagne del film rappresentano la metafora dell’umore genuino, del rapporto con le cose vere oltre ogni pregiudizio e formalismi.
Prendiamo in
prestito il titolo del film di Pietro Germi per confermare che in quest’autunno
le castagne sono davvero buone. Si potranno preparare i dolci per le festività
natalizie. Sono “prene” di frutto (come si dice in gergo di una donna in attesa
di partorire), e quelle del Vulture sono speciali per la tradizionale della varola di Melfi, come lo sono peraltro quelle
di Accettura e della foresta di Gallipoli Cognato. Ancor più colme sono le
castagne del Monaco nella vicina Irpinia. Le castagne che ritornano a scandire
la stagione nel sottobosco umido, mentre l’autunno declina verso l’inverno. Un
altro freddo inverno attende le strade e i tetti da imbiancare. Il camino
acceso per riscaldarsi, come dall’asettico termosifone coperto dei panni da
asciugare.
“Bisogna vivere senza stancarsi, guardare
avanti e nutrirsi delle riserve vive elaborate dall’oblio in collaborazione con
la memoria” è quanto ci
sollecita dal profondo meditativo Boris Pasternak, quello del mitico “Dottor
Zivago” e della eterna neve di Russia; nutrirsi delle riserve vive, come le
castagne appunto, mentre scoppiettano sul fuoco. E’il prodigio dell’autunno,
quel sapore che l’artista Patrizia Casiraro (buddista di ritorno, che scrive
come dipinge) avvicina alle quiete delle atmosfere cromatiche e dei profumi: “Giallo nelle foglie della vite / Marrone bruciato
nelle castagne / Profumo di verdure / il minestrone caldo tepore dal forno./ E
il sapore pieno di un bel rosso nel bicchiere. / Autunno che scalda e ripara e
accoglie / in un abbraccio psichedelico di sfumature. / Mi dice di tolleranza e
di passaggi…”