Lucani illustri: Giuseppe De Lorenzo, intellettuale lucano, amico del
Fortunato.
"Chi scende dai nudi sassi dello scabro Appennino verso
l'Apulia siticulosa, vede sull'orizzonte sorgere isolata e superba una
montagna, che, nell'armonica semplicità delle sue linee, rivela una origine del
tutto diversa da quella dei monti che le si innalzano aspri di contro, e dei
colli che si allungano con dolci ondeggiamenti alle sue falde.
E' infatti
quella montagna, il Vulture, un estinto vulcano che, nella pace dei boschi e
dei campi e tra il murmure delle acque musicali, già da tempo immemorabile,
dorme il suo sonno secolare". E' questo l'incipit di un'opera pubblicata
nel 1899 sullo ''Studio geologico del Monte Vulture''. L'autore è Giuseppe De
Lorenzo, intellettuale originario di Lagonegro (Potenza), dove era nato nel
1871, che tanto fu apprezzato da Giustino Fortunato. Spesso veniva invitato nel
suo salotto napoletano che, come è noto, era frequentato dai maggiori
intellettuali dell'epoca. Don Giustino si accorse ben presto dell'intelligenza
eclettica di De Lorenzo, al punto che volle presentarlo anche a Benedetto Croce. Entrambi apprezzarono le
opere del giovane studioso lagonegrese, il quale proseguì con intensa passione
gli studi geologici in Basilicata.
Studi ed analisi che gli
diedero modo di scoprire l'esistenza di terreni di età triassica, oltre alla
presenza di morene glaciali nel massiccio del monte Sirino. Di grande interesse
scientifico, dunque, sono le opere pubblicate nei primi decenni del secolo
scorso da De Lorenzo, imperniate in particolare sulle scienze geologiche e lo
studio del territorio. Fra le altre spiccano ''Venosa e la regione del Vulture
(edito nel 1906), ''Guardando da Potenza'' (del 1907), oltre ad ulteriori
approfondimenti riguardanti l'Etna e il Vesuvio. Ma anche la botanica, la
paleontologia e l'astronomia rientravano negli interessi culturali di De
Lorenzo. Fu docente di geografia fisica presso l'Università Federico II di
Napoli. professore di geografia fisica (dal 1907) e di geologia (dal 1925 al
1945) all'università di Napoli. Fu socio nazionale dei Lincei (1923). Si è
dedicato particolarmente a illustrare la geologia stratigrafica, la tettonica e
la morfologia dell'Italia meridionale e a studiare la costituzione dei suoi
principali vulcani attivi e spenti. Notevoli tra i suoi lavori: Le montagne
mesozoiche di Lagonegro (1894); Studi di geologia nell'Appennino
meridionale (1896); Geologia e geografia fisica dell'Italia meridionale (1904;
L'Elephas antiquus nell'Italia meridionale (1927). Una personalità di
spicco, dunque, che tanto entusiasmò il meridionalista Fortunato, anche perché,
agli approfondimenti di stretta pertinenza scientifica, legò indissolubilmente
anche quelli di letteratura. Soprattutto di filosofia e non soltanto quella occidentale,
quanto (ed è questa una rilevante novità per quell'epoca), anche di quella
orientale, affine e vicina al Buddismo. Si è occupato infatti anche
d'indologia, contribuendo alla conoscenza del Buddismo in Italia.
A Dante e a Leopardi
univa l'approfondimento della filosofia antica, da Empedocle a Democrito, ad
Aristotele, Epicuro e Lucrezio, filosofi che, come lui, vollero cercare di
scoprire ed interpretare i misteri della natura. De Lorenzo concluse la propria
esistenza a Napoli nel 1957.