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Schermi Riflessi di Armando Lostaglio


Emanuele Gianturco. Nuovi studi di dottrina civilistica

La pubblicazione del volume “Emanuele Gianturco - Nuovi studi per i centenari -Atti del convegno di studi (15-17 novembre 2007)” raccoglie il contributo apportato da alcuni studiosi nel convegno tenutosi ad Avigliano (Potenza), sua città natale. Tale lavoro, curato dalla omonima Fondazione, rappresenta utile strumento di approfondimento circa il ruolo che Emanuele Gianturco svolse nella dottrina civilistica, dei valori e della visione istituzionale, dalla seconda metà dell’800. 


Emanuele Gianturco era nato ad Avigliano, in Basilicata, il 20 marzo 1857.

Nel 1875 si trasferirà a Napoli per iscriversi alla facoltà di Giurisprudenza e, contestualmente, al Conservatorio musicale di S.Pietro a Majella. Nella stessa settimana del luglio del 1879 riesce a conseguire sia il diploma in composizione sia la laurea in giurisprudenza, con la dissertazione Sulle fiducie nel diritto civile italiano, sotto la guida di Giuseppe Polignani e di Diego Colamarino. Da Polignani viene avviato alla pratica forense e alle prime prove scientifiche: recensioni, note a sentenze e saggi, saranno pubblicati nella rivista napoletana «Il Filangieri». La pubblicazione nel 1882 della tesi di laurea gli vale il titolo di privato docente di diritto civile, ottenuto nello stesso anno a Napoli grazie anche al sostegno intellettuale di Giustino Fortunato, figura di guida per molti giovani intellettuali lucani dell’epoca. Il titolo gli consente di aprire, come era tradizione nella città partenopea, una scuola privata di diritto civile, destinata a diventare tra le più frequentate di Napoli e nella quale si formeranno, tra gli altri, Vincenzo Simoncelli, Nicola Stolfi, Nicola e Leonardo Coviello. Tra il 1885 e il 1887 vince, ma rifiuta, le cattedre di diritto civile nelle Università di Perugia, Macerata e Messina, preferendo continuare l’insegnamento privato a Napoli, città a cui è legato da sempre più assorbenti impegni di avvocato. Tra il 1884 e il 1886 pubblica i testi didattici e scientifici per i quali diverrà celebre e che gli valgono, nel 1889, la nomina alla cattedra di diritto civile nell’Università di Napoli, che dal 1892 terrà da ordinario. Il 1889 è anche l’anno della sua elezione alla Camera dei deputati, nel seggio del III collegio di Basilicata lasciatogli libero da Francesco Crispi e conquistato anche con il supporto del giovane Francesco Saverio Nitti che, nell’autunno di quello stesso anno, entrerà a collaborare nel suo studio legale. Gianturco sarà in seguito sempre rieletto deputato e ricoprirà numerosi e importanti incarichi di governo: sottosegretario di Stato alla Giustizia nel primo governo presieduto da Giovanni Giolitti (15 maggio 1892-15 dic. 1893), ministro dell’Istruzione pubblica (10 marzo 1896-18 sett. 1897) e poi di Grazia e giustizia e dei Culti (18 sett.-4 dic. 1897) nel secondo governo di Antonio di Rudinì, vicepresidente della Camera dei deputati dal giugno 1899, nuovamente guardasigilli nel governo di Giuseppe Saracco (24 giugno 1900-15 febbr. 1901) e infine ministro dei Lavori pubblici nel terzo governo Giolitti, dal 29 maggio 1906 alla morte, avvenuta a Napoli il 10 novembre 1907, all’età di cinquant’anni.

Scrive Ferdinando Treggiari,docente a Perugia e curatore del volume: “In un’età in cui l’avvocatura e la cattedra giuridica costituiscono le vie maestre della formazione del ceto dirigente, la figura di Emanuele Gianturco offre gli elementi identitari più riconoscibili del giurista della nuova Italia, oltre a raccogliere in sé le vocazioni più caratteristiche del giureconsulto meridionale del suo tempo: privato docente di diritto civile nella Napoli patria delle scuole giuridiche private, professore universitario nella fase del rinnovamento della scienza civilistica italiana, prestigioso avvocato e abile statista di fronte all’aggravarsi della questione sociale.”





Armando Lostaglio

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