
MIRACOLO
A MILANO
Di
VITTORIO DE SICA
Il film,uscito nel 1951, si svolge come una
favola: si apre con il fatidico C’era una
volta, scritto a tutto schermo a carattere infantile. Il protagonista è un
ragazzo orfano, Totò, che sogna un “regno dove buongiorno vuol dire veramente dire buongiorno! La
vecchietta Lolotta lo trova da bambino sotto un cavolo e lo alleva. Ma alla sua
morte il bambino viene affidato ad un orfanotrofio. Uscirà quando è un
giovanotto in una nevosa giornata milanese. Farà presto amicizia con dei
barboni, si innamorerà di Edvige e sarà lui a guidarli nel finale fantastico in
una piazza del Duomo affollata di netturbini a cui ruberanno le scope per
volare via a cavallo delle stesse, verso quel regno immaginario tanto
desiderato.
La
scena di questo "decollo" ha ispirato
Steven Spielberg per la scena dei ragazzini su
biciclette volanti nel film E.T. Anche la fenomenale domestica Mary Poppins trarrà da questo capolavoro
spunti e fantasia, dai costumi degli spazzacamini al volo d’angelo nella
discesa dal cielo. In Miracolo a Milano
vige un connubio fra poetica e messaggi sociali fra i più significativi della
storia del cinema; emblematica la scena della visione collettiva del tramonto:
la mistica degli ultimi, il candore di una favola senza tempo.
Tratto dal romanzo Totò il buono
di Cesare Zavattini, Miracolo a Milano
nasce dal sodalizio emotivo tra Cesare Zavattini e De Sica, a cui si debbono
altri film del periodo neorealista come Umberto D.,
Sciuscià e Ladri di biciclette. Il romanzo, edito da Bompiani
nel 1943
dopo essere uscito a puntate sul settimanale
Tempo,
era lo sviluppo di un soggetto, scritto alcuni anni prima a quattro mani da
Zavattini e Antonio de Curtis, Totò, (come il protagonista).
Le riprese del film furono
effettuate tra il febbraio e il giugno del 1950. Il titolo di
lavorazione del film era I poveri disturbano, titolo che fu cambiato in
seguito alle pressioni dei produttori e di alcuni esponenti politici che
vedevano il neorealismo come un cattivo biglietto da visita per l'Italia
all'estero. Girato a Milano, in prossimità della stazione di Lambrate,
nel 1950, quando uscì nelle sale venne accolto in modo freddo e distaccato da
progressisti e conservatori. I primi lo giudicarono troppo evangelico e
consolatorio; addirittura in Unione
Sovietica ne fu vietata la diffusione; gli altri invece lo
giudicarono un film sovversivo e d’ispirazione comunista. Probabilmente quello
che non piaceva a nessuno era la scelta di avere come protagonisti di un film
degli emarginati inoperosi e che fanno festa.
Sebbene De Sica
ne abbia rivendicato la coerenza rispetto alle opere precedenti, parte della
critica ha individuato nel film il prevalere dell'impronta di Zavattini nel
gusto per le contrapposizioni forti - in particolare tra poveri e ricchi - le influenze
surrealiste, il distacco dal neorealismo a favore di un realismo fantastico,
con evidenti riferimenti al cinema muto, al burlesque,
alla pantomima, al circo, al fumetto e al disegno animato."
A
causa degli effetti speciali, affidati a tecnici americani, (in particolare il
volo finale sulle scope e le immagini in trasparenza dello spirito della madre
e degli angeli), il costo del film sfiorò i 180 milioni di lire (un record per
quei tempi): il triplo di quant'era costato Ladri di biciclette, con un indebitamento
che avrebbe assillato il regista-produttore per diversi anni.
Ma il film, alla cui sceneggiatura ha
partecipato Susi Cecchi D’Amico, venne premiato con il Grand Prix du
Festival per il miglior film al 4º Festival di Cannes. È stato
successivamente selezionato tra i 100 film italiani più importanti di sempre e appunto da
salvare: uno dei capolavori del cinema di tutti i tempi.
Armando
Lostaglio