La Festa r’ la Maronna r’Arenèur
(La festa della Madonna di Rionero)
(La festa della Madonna di Rionero)
Passano le generazioni e ogni
anno in molti mancano all’appello; eppure in ciascuno sarà ritornato alla
mente, almeno per una volta, il colore rassicurante del mantello celeste che
avvolge la sua Madonna. E Rionero si raccoglie ad agosto intorno alla Sacra
Immagine della Madonna col Bambino, settecentesca effige che nel velo
celestiale protegge nella fede antica le traversie ma anche le speranze di una intera
comunità. Partecipare alla solenne processione della Madonna portata a spalla,
come antica tradizione impone, diventa quindi preghiera ed espiazione.
Semplificare quindi la Festa
ad una semplice espressione di saga popolare, sarebbe una insulsa accezione di
come considerare una comunità, il suo senso di appartenenza, l’implorazione e
l’auspicio per un divenire migliore. La Festa patronale, come quella che si
respira a Rionero, ha qualcosa di arcadico e di mistico ad un tempo. Di agreste
e di artigianale, di fatica e di salvifico. Le lacrime delle donne all’arrivo
della Sacra Immagine nella sua dimora abituale – l’antica Chiesa di
Sant’Antonio, attigua alla Casa di Riposo “Virgo Carmeli” – effondono atmosfere
senza tempo, “di anime salve e di bella compagnia” (come cantava Fabrizio De André).
E’commozione e preghiera in ogni vicolo, ali di folla ed altarini spontanei; la
più bella coperta ricamata da mostrare sul balcone al passaggio della Madonna. E’
la commemorazione di un rito che si immerge nel profondo di ogni famiglia e di
ciascuno. “Proteggila / difendila… /
perdonaci…” è l’Inno a Maria composto dal compianto Vittorio Piccirillo,
rimane la colonna sonora di questo peregrinare sulle pietre laviche e nei
vicoli della comunità, devota, che accompagna la sua Sacra Immagine.
“Bella Tu sei l’aurora / Bianca più della luna / e le stelle le più
belle / non son belle al par di Te…” E’ il pio canto che accompagna indietro
nel tempo, a quelle voci bianche delle popolane, delle mamme che non ci sono
più, ma che pregano là, sulla collina ai
piedi del Vulture, mentre un’altra Festa ritorna, ammantata di luce e di sacralità
remota.
Armando Lostaglio