Donne e Sud del Mondo di Emma Dante: Via Castellana
Bandiera
E’ stata spesso la figura
femminile al centro delle opere presentate alla 70^ Mostra di Venezia (2013), di quelle che lasciano commozione e
tenerezza, rabbia e introspezione.
Ci confrontiamo con un’opera italiana, che sa
offrire (magari in controluce) uno sguardo sulla nostra contemporaneità, il
disagio e la crisi (in sospensione) di valori che ci percorre: il Sud del mondo
così lontano, così vicino. E’ infatti un luogo non ben definito quello che fa
da teatro all’opera prima di Emma Dante, eccellente regista di teatro, che qui
si cimenta in una regia cinematografica che tratteggia il teatro greco antico,
fra la tragedia e la commedia. Due donne - in un duello formale quanto vibrante
fatto di sguardi e di silenzi - sono quelle di “Via Castellana Bandiera” (film in concorso voluto dal direttore
Barbera) della pur “esordiente” Emma Dante, almeno per il cinema, con alle
spalle una applauditissima carriera teatrale.
Due donne, in quel budello
di strada, fanno da contraltare alle ansie del nostro tempo, in questo
profondissimo sud: sarà forse Palermo, ma potrebbe essere un altro luogo del
mondo, e dell’anima. Una storia sceneggiata su un soggetto apparentemente
minimale; ma sono gli sguardi Rosa e Samira, opposti e minacciosi, che si
osservano e si affrontano in quell’imbuto improbabile, sospeso ed ampliato nel
finale, pronto ad inghiottire gli abitanti in corsa, verso un altrove che
ciascuno potrà immaginarsi e ricostruirsi. Figlia di un'altra madre e madre di
un'altra figlia, sono due donne impervie votate ad una sorta di autodistruzione
che vicendevolmente si ricambiano nei volti violenti eppur smarriti, volti che
emanano dolori pregressi e senza scampo.
Non vige senso si tolleranza e neppure di integrazione, emotivamente a
compendio dell'altra. Il soggetto si nutre, dunque, di primi piani (per qualche
verso la lezione di Sergio Leone) riassumendo la loro ostinazione alla staticità,
quale stato fisico ed interiore. La ottantaduenne Elena Cotta (premiata con la
Coppa Volpi, miglior attrice della Mostra) e la stessa Emma Dante si sfidano in
un contesa senza tempo.
Gli ultimi palpitanti
minuti del film (eccellenti) condensano la misura del disagio sociale in cui
vive la “periferia” del mondo, come peraltro di una situazione socio-politica
del tutto sospesa; e come in una coinvolgente tragedia greca, con Coro (il
vicinato) ed eroi suburbani. E’ palpitante il canto finale dei fratelli
Mancuso, con voce rotta dal pianto, un lamento che allude ai Sud del mondo,
quando cantano: “Cume è sula la strada, chi doveva partire è partito, chi
doveva piangere ha pianto, chi doveva morire è morto”.
Profondità e rivelazioni,
riscatto e speranza, in una Mostra sempre attenta a guardare il mondo oltre le
convenzioni.
Armando Lostaglio