Marguerite Duras, cento anni dalla
nascita
Una vita condivisa
nell’arte, fra letteratura e cinema: a cento anni dalla sua nascita
(Saigon, 4 aprile del 1914), sono
diverse le iniziative che commemorano Margherite Duras.
Ristampe di suoi romanzi
ed una biografia romanzata di Sandra Petrignani (edita da Neri Pozza), mentre
una sua pièce va in scena a Parigi, recitata da Fanny Ardant. Estrosa nel suo
impegno civile e di avanguardia letteraria, in una luce del tutto
anticonformista, la Duras vive nella totale devozione verso
la libertà, al punto di partecipare attivamente anche alla Resistenza. La
scrittrice (il cui vero nome era Marguerite Germaine Marie Donnadieu)
attraversa il Novecento con impeto e lungimiranza. Il suo esordio è del 1942
con Gli Impudenti. Seguiranno Una diga sul Pacifico del 1950
(giudicato da Elio Vittorini “il più
bel romanzo francese del dopoguerra”) e che le diede il primo
riconoscimento di pubblico e di critica. Da esso fu tratto l’omonimo film del
regista René Clément, (del 1957) recitato da una sublime Silvana Mangano
insieme ad Anthony Perkins (prima ancora che fosse meglio conosciuto in “Psyco”
di Hitckoch). Seguiranno altri importanti romanzi Pioggia d’estate, Il
marinaio di Gibilterra e soprattutto Moderato cantabile del ’58. Nel
1959 un altro grande regista francese, Alain Resnais, (da poco scomparso) porta
sullo schermo Hiroshima mon amour: il soggetto e la sceneggiatura sono di
Margherite Duras; il film viene candidato all'Oscar per la migliore
sceneggiatura nel 1961. L’opera di Resnais, presentato al 12° Festival di Cannes,
rimane nella storia del cinema come una delle prime della corrente della
Nouvelle Vague, per un uso moderno del flashback. Apprezzabili i soggetti per film e
lungometraggi che lei compose come “Diario di Roma” del 1982 e Les
enfants”dell’84 co-diretto con il compagno Jean Mascolo. Ma furono gli anni
‘70 quelli più fertili per la Duras regista:
Jaune le soleil (’71), La femme du Gange (‘73), India song (1974), due anni dopo Vera Baxter. La sua scrittura è volta a ravvivare i temi dell’attesa, dell’alienazione, della incomunicabilità adottando uno stile caratterizzato dalla brevità e dalla sintesi, tipico del linguaggio cinematografico. La sua prosa sembra influenzata da Heminguay e Steinbeck e persino da Pavese. Il tema ricorrente è l’amore: L’amante inglese (1967), L’amour (1971), Storie d’amore estremo (1981) in un viluppo di situazioni che richiamano eventi e luoghi di straordinaria bellezza. L’amante (del 1984) merita il premio Goncourt, una storia che susciterà un certo scandalo, a carattere autobiografico, dove narra l’amore di una quindicenne nell’Indocina francese.
Jaune le soleil (’71), La femme du Gange (‘73), India song (1974), due anni dopo Vera Baxter. La sua scrittura è volta a ravvivare i temi dell’attesa, dell’alienazione, della incomunicabilità adottando uno stile caratterizzato dalla brevità e dalla sintesi, tipico del linguaggio cinematografico. La sua prosa sembra influenzata da Heminguay e Steinbeck e persino da Pavese. Il tema ricorrente è l’amore: L’amante inglese (1967), L’amour (1971), Storie d’amore estremo (1981) in un viluppo di situazioni che richiamano eventi e luoghi di straordinaria bellezza. L’amante (del 1984) merita il premio Goncourt, una storia che susciterà un certo scandalo, a carattere autobiografico, dove narra l’amore di una quindicenne nell’Indocina francese.
E’ la passione al centro delle attività
umane: e di intermittenza del cuore si può parlare per definire i sentimenti
più che i fatti reali in una visione dell’esistenza in rivolta rispetto al
senso comune. Tuttavia, la Duras riannoda l’essenza dell’uomo e della donna:
lei sognante, smarrita in un proprio universo, lui sfuggente ed impercettibile quanto
tormentato seppur dinamico e vivo.
Letteratura intrigante che divaga nella cinematografia,
ne adotta le immagini e ne condivide il linguaggio. La
femminilità della Duras si ammanta di anticonformismo che adotta quasi come una
rivalsa contro la condiscendenza consueta nella moltitudine delle donne. Sarà
pure protagonista delle lotte giovanili del maggio francese, nel 1968. Impegno
interiore e impegno politico: rientrata diciottenne dall’Indocina in Francia
nel ’32, si sposa e con lo scrittore Robert Antelme, aderisce al partito
comunista francese (ma sarà espulsa da dissidente nel 1950), partecipa alla
resistenza nei gruppi organizzati da Mitterand. Robert viene catturato e, pur non
essendo ebreo, viene deportato a Dachau, mentre lei si adopera fino allo
spasimo per farlo liberare. Da questa dura esperienza nasce il libro Il
dolore, 1985, che, peraltro, è l’ultimo lavoro recitato a teatro da
Mariangela Melato. Quasi un testamento di una vita vissuta nel segno della
libertà e della creatività. Marguerite Duras si è spenta a Parigi il 3 marzo
del 1996.