Ciao Francesco, voce imponente e limpida del Banco
Anche se ne va, ora è nell’Olimpo dei grandi
poeti e musicisti italiani che dagli anni ’70 hanno deliziato più di una
generazione. A 67 anni, per un incidente stradale forse causato da
malore. Una delle voci più belle del rock di ogni tempo, tenorile e
leggera, limpida e sempre briosa, anche a dispetto degli anni che
passavano; tenero ed impetuoso, con quella statura e lunga barba;
emblema statuario di un gruppo, il Banco del Mutuo Soccorso che ha
rappresentato, conla PFM, le Orme, per certi aspetti gli Area, e
cantanti come Jenny Sorrenti, la scuola del rock progressive italiano,
distintivo nel panorama internazionale. La voce di Francesco rimarrà
unica ed inconfondibile come poche altre, strumento fra gli altri
strumenti, come quella in particolare di Demetrio Stratos, leader degli Area.
Di corposa statura, Di Giacomo non poteva passare inosservato ad un
occhio creativo come quello di Federico Fellini il quale lo inserì,
anche se in cammei, in ben suoi tre film: nel Satyricon (del 1969), dove, in un vicolo di Roma, accenna una melodia su uno strumento a corde; quindi nel film Roma (uscito nel 1972), in una scena del bordello; ed ancora nel capolavoro premiato con l’Oscar, Amarcord (del 1973), nel quale Francesco, in tunica bianca, fa parte del seguito del califfo con le sue tante mogli, in soggiorno al Grand Hotel di Rimini.
Francesco, poeta ed autore di testi bellissimi che i fratelli Nocenti
(del Banco) riusciranno a musicare, dando vita a canzoni forse di
nicchia, quanto immortali. Lo ricordiamo in questi versi cantati con
grazia sublimati da quella sua voce: “Non mi svegliate ve ne prego / ma
lasciate che io dorma questo sonno, / sia tranquillo da bambino / sia
che puzzi del russare da ubriaco.
Perché volete disturbarmi / se io forse sto sognando un viaggio alato / sopra un carro senza ruote
trascinato dai cavalli del maestrale, / nel maestrale... in volo”. (Non mi rompete)
Perché volete disturbarmi / se io forse sto sognando un viaggio alato / sopra un carro senza ruote
trascinato dai cavalli del maestrale, / nel maestrale... in volo”. (Non mi rompete)
Ed ancora nel “Canto di primavera”: “L'odore degli zingari è come il
mare / come il mare arriva e non sai da dove… / La primavera è altro che
un cielo chiaro / è grandine veloce sui tuoi pensieri”.
E ancora in “Darwin”, in “Metamorfosi” e “750mila anni fa, l’Amore”.
Con Francesco va via un pezzo indelebile della musica e della poesia cantata fin dagli anni ’70.