
di VittorioBaccelli
“ il globo è un mattatoio / ed io sono il carnefice del demonio / bambina”
Pensieri,
pensieri che affiorano nella mia mente, che volteggiano e infine si fissano su
accenti concreti, su realtà solide.
Anche se
E.A.Poe ha scritto che la morte d’una bella donna è senza alcun dubbio
l’argomento più poetico che vi sia al mondo, la sottoscritta si permette di
dissentire. Soprattutto se la morte riguarda proprio la sua persona fisica, che
tra l’altro ha intenzione di mantenere di bell’aspetto e in buona salute il più
a lungo possibile.
Così dopo le
prime avvisaglie di un qualcosa di spiacevole che stava per avvenire, ho preso
armi e bagagli e mi sono ritirata in un’inaccessibile baita che possiedo in
alta montagna. La baita è a forma di cupola, dall’esterno appare come una gran
semisfera argentea, all’interno vi sono tutte le comodità di un appartamento di
lusso.
Sono
completamente autosufficiente grazie
alla tecnologia del quarto millennio e mi sono portata dietro il mio amico del
cuore.
Un umano?
Chiederete voi, neanche per sogno!
Diceva
nell’antichità Alan Mathison Turing, uno dei primi dimenticati teorici dei
computer, che avremo macchine intelligenti quando riusciremo a fargli fare
dieci trilioni di calcoli il secondo. E vi assicuro che Lodovico, Lodd per gli
amici, riesce a farne molti di più.
E’ dunque un
senziente e della specie più raffinata. Mi fu regalato da mio padre, che era un
genio nel programmare queste cose, quando ero ancora una ragazzina ed è stato
il mio vero compagno di giochi. Anche di giochi erotici e lui ne conosce
davvero tanti. I suoi neurochip sono sistemati da qualche parte, ma su questo è
sempre stato molto riservato: il suo avatar principale è qui con me e ha
l’aspetto d’un perfetto giovane, ed è bellissimo!
Le sue
estensioni si diramano per tutta la rete e oltre e, sono in stretto contatto
con una specie di gilda. Un antico scrittore di fantascienza definì
tecno-nucleo un qualcosa di simile che s’è creato in rete.
E’ stato Lodd
ad avvertirmi di quello che stava per scatenarsi.
Io canto,
canto la morte delle città medioevali con tutte le finestre dei piani terra
munite d’enormi sbarre di ferro: erano i magazzini dei mercanti. E io ho le
città nel sangue e canto la morte, la morte degli animali e quella degli
uomini. La morte violenta che da gioia a chi la procura. Il ragno suona nella
mia mente, mentre la lama tra le mie mani mozza prima gli arti e poi le teste.
I cani tagliati in due con un sol fendente e i gatti infilzati nelle pertiche,
lasciati seccare al sole impietoso. Canto il sangue e la morte, la grande
consolatrice che appare dal nulla nelle nebbie delle città babilonia, nelle sue
interfacce coi quartieri a luci rosse con prostitute mutilate impalate agli
angoli dei crocicchi grondanti di sangue e clienti evirati abbandonati sui
marciapiedi tra le immondizie.
Non ho creduto
a Lodd all’inizio, ma quando la maggior parte dell’acqua del pianeta è stata
contaminata da batteri che l’hanno resa inutilizzabile e color del sangue, ho
cominciato a dargli retta e con lui mi sono rifugiata nella cupola isolandomi
dal resto del mondo. E sto cercando di ricordare, anche se una musica in
sottofondo mi distrae. Avevo all’inizio mostrato molto scetticismo e non ero
riuscita a concatenare i fatti che erano accaduti e che stavano sotto gli occhi
di tutti. C’era stata quell’invasione di rane che s’erano moltiplicate senza
senso in ogni angolo del pianeta, assumendo anche dimensioni gigantesche, dopo
le rane erano arrivate le zanzare, enormi, anofele, tigri e, avevano riportato
in auge antiche malattie dimenticate. Il gigantismo aveva colpito anche i
mosconi, divenuti grossi proiettili metallici, mentre nubi di locuste
distruggevano ogni cosa nei loro spostamenti.
E tutto questo
avveniva mentre le nuove e antiche malattie distruggevano il bestiame e i
primogeniti umani colpiti da un’inspiegabile nuova virulenza dell’AIDS si
ricoprivano all’improvviso d’ulcere per poi soccombere tra atroci sofferenze.
“ bambina
desideri una
libbra d’autorità
perciò
mercanteggiala
con la tua stessa ciccia”
Giunse poi la
grandine e il sole s’oscurò per più d’un mese. Gli antichi presagi e le
sciagure che avevano un tempo colpito l’Egitto erano di nuovo realtà. Ma chi stava
dietro a tutto ciò? Un improbabile dio?
Lodd sostiene
che la setta degli schizzati “bambini dell’islam” stia dietro a tutto con
l’aiuto di qualche folle entità del tecno-nucleo.- Nostra Signora dei Dolori -
mormorò una sera, quasi con paura e, io gli chiesi spiegazioni, seppi così che
è un’entità malvagia, fa parte anche della rete, ma è un essere antico.
-
Un
demone?
-
No,
qualcosa di più complesso.
I ricordi
s’affollano nella mia mente e ora che hanno un andare quasi ordinato, non
disturbati dal canto in sottofondo, sento la cupola vibrare, un forte vento?
Canto il
terrore della vergine sfondata impietosamente con membri sempre più giganti che
la penetrano davanti e dietro fino alla sua fine. Canto le auto schizzate sulla
folla a gran velocità, le ossa che si spezzano, i liquidi organici che ancor
caldi, fumanti, si spargono al suolo e vengono poi assorbiti dalla madre terra.
Canto le mille diverse morti, gli inferni, il rosso colore del sangue, l’atroce
dolore, l’orgasmo che si protrae fino alla morte.Tanti mi ascoltano, in tanti
amano il mio canto, mi chiamano morte, anticristo, bestia e sparano su di me le
cazzate più oscene. Ma io amo solo le mie note che parlano d’orgasmi e di
morte, di dolore e di sangue, di fuoco e di lame. Non sono un dio, non un demone,
non uomo, non bestia, non sono maschio né femmina, non sono né vivo né morto.
Sono solo il cantore: io canto.
La vibrazione
indefinita è sempre più forte, si miscela al canto che volevo ignorare, è come
se la realtà si scomponesse.
-
Lodd,
Lodd! Ma che cazzo succede?
-
…
Lood
è davanti a me, muto, sta svanendo, come il pavimento d'altronde, le pareti,
l’intera stanza, il mio stesso io sta disgregandosi, sono in terra accucciata,
nuda in posizione fetale, sotto di me c’è qualcosa di morbido…
Un
tappeto! Mi allungo e rotolo fuori di esso, mi ritrovo su un pavimento di marmo
bianco, che però non è freddo al contatto con la mia pelle.
Il
tappeto. Il tappeto dei sogni, solo uno su un miliardo è un brutto sogno e,
guai a chi lo trova, non si riprenderà più dallo shock.
Il
tappeto dei sogni, è l’unica cosa che ricordo, un brutto incubo m’ha posseduta,
ma allora tutto quello che stavo pensando fino ad ora è una finzione,
un’irrealtà, ma questa musica lontana è ancora presente.
“ dammi il tuo cuore bambina
strappatelo via dal petto
fallo sgocciolare
sulle mie scarpe
e forse ti noterò”
So che i
tappeti danno la felicità, danno l’amore: una sola follia in cambio di un
miliardo di sogni felici. Adesso nessuno vorrà avere più a che fare con me, ho
conosciuto l’inferno, la felicità mi sarà preclusa. Mi trascino fuori della
stanza, c’è un bagno, cerco delle lamette per barba nei vari armadietti, butto
freneticamente tutto per terra, ma finalmente le trovo.
“siamo fratelli di sangue
siamo fratelli di tomba
siamo fratelli di vita
siamo fratelli di morte
perseguitami fratello
e io ti perseguiterò
feriscimi fratello
e
io ti ferirò
uccidimi fratello
e io ti ucciderò
e tu bambina
succhia questi mille cazzi”
Una vasca da
bagno, invitante, colma d’acqua tiepida, getto nell’acqua sali profumati, ma
per un attimo mi sembra d’esser circondata da cazzi che stanno venendo, mi
trovo tutta sporca di sperma, anche la bocca è piena, sto vomitando, volo fino
alla tazza e vomito, mi rialzo sul viscido pavimento infine mi butto dentro
l’acqua, pulita, tiepida, profumata della vasca. La vasca colma d’acqua, la schiuma
fragrante trabocca, mi rilasso, una sensazione piacevole m’avvolge, ho ancora
la lametta in mano e… pian piano l’acqua della vasca si tinge di rosso, anche
la schiuma assume lo stesso colore…chiudo gli occhi…
Sono
nuovamente sul tappeto, anche la vasca è stata un sogno, cerco d’alzarmi in
piedi e scendo dal tappeto, rialzo la testa ed un uomo è accanto a me, vestito
come un samurai medioevale. Mi fa accucciare in terra, mi afferra dal dietro e
con le mani m’allarga le natiche, lo sento penetrare con forza entro di me, con
rapidi colpi viene. Mi alza, sono in piedi nuda davanti a lui, sento il suo
sperma colarmi dietro le gambe. Lui da terra afferra una grande spada e mena
veloce un fendente, sento la lama affondare nel mio collo, la mia testa vola in
alto, poi cade a terra con un rumore di cocomero che si spezza mentre il sangue
si sparge in minute goccioline e anche l’aria attorno al collo mozzato si fa
rossa.
Piombo sul
tappeto, mentre la testa rotola via lontana.
“ bambina
la mia casa è l’inferno
ci sarà da divertirsi
troverai infine ciò a cui
aneli
la morte la morte la morte
e quant’altro
scava il mio
segreto negli osceni orifizi
delle mie prede
strappa una confessione
al
loro silenzio
solo allora mi possederai
e avrai il fuoco ardente
fin
nelle viscere”
Sono sempre
sul tappeto, ancora viva, non sono decollata, tutto il sangue è scomparso, un
bel giovane s'avvicina e mi si stende sopra, in silenzio mi allarga le gambe e
m’infila, col suo membro, ritmicamente mi penetra, mentre le sue mani
dolcemente mi accarezzano. Lentamente mi rilasso, inizio poi a godere, sento il
suo membro farsi sempre più grosso e più duro. All’inizio godo sempre più, poi
subentrano dolore misto a piacere, arriva poi solo il dolore.
Urlo, mi
dispero con le ultime mie forze mentre all’interno mi sento sfondare tutta.
Infine lui toglie l’enorme membro che gocciola del mio sangue e mi rendo conto
che sto morendo dissanguata. Chiudo gli occhi e quando li riapro sono
nuovamente in posizione fetale sullo
stramaledetto tappeto, da ogni parte una scolaresca di bambini che mi
girano attorno, mi guardano, mi toccano con la punta delle loro scarpe. Alcuni
di loro mi stanno pisciando addosso coi loro pisellini rosei sfoderati, allora
mi alzo in piedi di scatto, dritta sul tappeto, nuda, sporca e loro ridono, non
riesco ad uscire da quel maledetto rettangolo di morbido tessuto, vorrei
schizzar via, ma una forza invisibile mi blocca, chiedo aiuto, I bambini
sghignazzano, poi annoiati cominciano ad andarsene, una di loro mi tira un
oggetto. Lì per lì non comprendo cosa sia, l’afferro, sta vibrando, poi
capisco, è un vibratore, me lo infilo allora tra le gambe.
-
Vi
piace la lezione di stamani bambini?
Me lo sposto
in su e giù, con rabbia.
-
Vi
divertite, stronzi?
I bambini
applaudono, sono tornati tutti, lo spettacolo li diverte, soprattutto le
femminucce sembrano interessate e io seguito a scoparmi con rabbia, ci metto
più foga e loro ritmano il movimento con applausi che escono dalle loro manine.
Incredibilmente godo, raggiungo l’orgasmo e non c’è più nessuno, non ho neppure
più niente in mano, io sola, con una lontana musica, in un’immensa sala, sopra
un grande e folto tappeto.
Cosa sono? Una
donna? Un programma? Un incubo?
Mentre mi sto
chiedendo tutto questo vedo le pareti andare a fuoco, anche il pavimento è in
fiamme, solo il tappeto sembra reale e io ci sono sopra: non sento caldo, tutto
è normale.
Mi accoccolo
contro di esso, sento che mi protegge, accarezzo la sua morbida lana mista a
sete pregiate. Il tappeto è la mia vita, il tappeto è il mio sogno, il tappeto
è la mia via.
Il cantore
si materializzò nell’immensa aula sita ai primi piani della torre, la stanza
del tappeto dei sogni. Una giovane donna nuda in posizione fetale stava
dormendo su di esso e sognava… La qualità del sogno era deducibile facilmente
dagli occhi chiusi che lacrimavano sangue. Il cantore alzò la sua chitarra in
aria che si trasformò in daga e con tutta la sua forza colpì il corpo della
donna che si spezzò in due in un gran lago di sangue. La daga insanguinata
ritornò chitarra e il cantore intonò una nuova musica mistica e satanica in
onore dell’essere che aveva appena sacrificato santificandolo e liberandolo
dalla trappola del tappeto dei sogni.