
di Vittorio Baccelli
Quando un
tiranno cade cosa succede ai suoi consiglieri? Un tempo li incarceravano o li
facevano fuori senza tanti complimenti. Ma quelli erano tempi barbari, oggi con
questo regime mondialista aristo-demo-cratico siamo altamente civili e la
violenza fisica è stata ripudiata da un bel pezzo. Non da tutti ovviamente,
ancor oggi certe operazioni nascoste della yakuza da questo punto di vista
lasciano un po’ a desiderare soprattutto se parliamo dei regolamenti di conti o
delle mutilazioni rituali, neppure scherzano i rinati bambini dell’islam con i
loro, fortunatamente sporadici, attentati terroristici.
Eppure i maomettani
erano stati sradicati dai pogrom passati: la mala erba trova sempre terreni
fertili. Ma torniamo al nostro Tiranno caduto, lui è stato fatto sparire,
sicuramente l’hanno inviato in qualche dorato domicilio coatto, io invece in
qualità di suo consigliere, mi sono trovato da un istante all’altro
disoccupato, mi sono state invalidate le tessere di credito e sequestrati tutti
i miei beni all’infuori dell’abitazione di residenza. Così per la mia
sopravvivenza ho cominciato a vendere gli oggetti rimasti in mio possesso:
orologi, anelli, francobolli e monete da collezione, quadri, memorie solide,
pezzi d’antiquariato, modulo di trasporto, scorta di droghe e medicinali…
Insomma mi sono venduto tutto il vendibile, anche i mobili e i lampadari, ora
non mi resta altro che rivolgermi a qualche trafficante d’organi. Solo il
computer d’ultima generazione è rimasto nella casa, ma poi esaurita ogni altra
risorsa anch’esso ha preso la strada dei rigattieri. È notte e sto rientrando
in casa, le giocate che ho tentato sono andate male, ho speso gli ultimi
crediti in neococa e birre. La porta di casa è aperta, non me ne preoccupo, non
l’avrò neppure chiusa tanto in casa non c’è più niente da rubare: c’è rimasto
solo un mucchio di coperte e di stracci trasformati in pagliericcio, ove dormo.
Al mio ingresso s’accende una debole luce, è quella d’emergenza che ancora in
automatico funziona, almeno finchè non mi staccheranno l’energia. Sono ormai
rassegnato a questa morte sociale, penso che forse le vecchie soluzioni erano
più rapide e meno traumatiche, chissà…questa mi sembra una condanna a morte
lenta. Entro nel salotto ove ho piazzato il pagliericcio e per terra scorgo un
computer: strabuzzo gli occhi, chi può averlo portato? L’ho forse ordinato
prima che succedesse tutto questo casino? Lo osservo attentamente per
convincermi che non sia un’allucinazione: però che apparecchio strano…sembra
luminescente, ci giro intorno e lo osservo con la massima attenzione smaltendo
di colpo le droghe che ho addosso. Innanzi tutto sembra che non sia appoggiato
al pavimento, ma che lo sfiori soltanto, poi alcuni piccoli suoi particolari
sono indistinti ed è da quelli che fuoriesce una leggera luminosità verdognola.
La tastiera è più grande del dovuto e d’una foggia strana inoltre vi sono dei
tasti con simboli sconosciuti oltre alle consuete lettere e numeri. Lo schermo
è di quelli ultrapiatti, sottilissimo come per la verità non ho mai visto, ha
lo spessore d’una pellicola. Niente case, niente stampante né mouse. Le
periferiche sono ridotte al minimo e manca pure il cavo per l’alimentazione
ciononostante lo schermo è acceso e il desktop mostra un azzurro chiaro che è
attraversato da righe più scure che lentamente avanzano facendolo poi divenire
tutto azzurro scuro, poi appaiono righe più chiare e torna tutto dell’azzurro
di partenza. Fisso lo schermo quasi ipnotizzato dall’alternanza fluida di
questi due colori simili.
-
Allora, ci stiamo rinvenendo?
-
Chi ha parlato?
Mi guardo attorno, osservo lo schermo, mi rendo
conto che non c’è nessuno in casa, ci sono solo io e a pensarci bene il suono
non è venuto né da dietro le mie spalle né da questo strano computer, ma è come
se fosse nato nella mia testa.
- Ti sto parlando per mezzo del computer, non te ne
rendi conto?
E questa volta le parole appaiono anche sullo
schermo, allora automaticamente batto un “Sì” di risposta e le lettere
compaiono sotto la domanda in un set digitale che s’è fatto lattiginoso.
-
Preferisci digitare? Per me va benissimo.
Queste parole si formano sotto le mie.
-
Chi sei? Chi ha portato questo strano computer?
-
Un computer è un computer, ce ne sono d’infinite forme e funzioni, e
per rispondere alla tua ultima domanda: sono io che te l’ho teletrasmesso qui.
-
Teletrasmesso? Perché?
-
Sono uno studente e sto lavorando ad una tesi. Vuoi aiutarmi?
-
Avrei al momento altri problemi.
-
Ma sarai ricompensato per il disturbo.
-
Una specie di lavoro?
-
Un lavoro per te redditizio.
-
Allora ti dico di sì. Sono pronto ad aiutarti.
-
Non sei ferito?
-
Ferito? No, perché?
-
Oggi è il 12 settembre.
-
Veramente siamo d’agosto.
-
Non è il 12 settembre?
-
Te l’ho detto, siamo d’agosto.
-
Allora sono in anticipo, l’attacco alle torri non c’è ancora stato.
-
Quale attacco? Quali torri?
-
Le Twin Towers a New York.
-
Stai parlando dell’attacco al World Trade Center?
-
Sì
-
Ma quello è avvenuto duecento anni fa, gli integralisti islamici
combinarono poi altri casini finchè il mondo si sollevò contro di loro e scattò
un pogrom di dimensioni inaudite. Solo ora c’è un gruppetto “i bambini
dell’islam” che continua a far casino, ma come religione sono quasi scomparsi
dalla faccia della Terra.
-
Possibile che abbia sbagliato di così tanto?
-
E poi perché dovrei esser ferito? Qui siamo in Italia mica a New York!
-
Temo d’aver fatto un po’ di casino con le coordinate.
-
Ne sono convinto.
-
Dimmi che giorno è da te.
-
Siamo nell’agosto del 2236, il giorno preciso non me lo chiedere perché
non lo so.
-
E sei in Italia, m’hai detto.
-
Sì.
-
Ti dispiacerebbe spostare il cursore verso l’ultima icona in basso a
destra?
-
Con cosa lo sposto, non vedo né la pallina né il mouse.
-
Con gli occhi stupido, basta guardare l’icona e il puntatore segue il
movimento oculare.
-
Così? Ma non succede nulla.
-
Lascia perdere, provvedo io, non ci sai proprio fare.
-
Va bene, io collaboro ma tu come hai intenzione di ricambiare?
-
Ci sarà pure un concorso a premi dalle tue parti, no? O la possibilità
di fare scommesse. Io ti do la dritta vincente così ti ripaghi, no?
-
Mi sembra tutto un po’ fuori del normale, comunque sto al gioco. C’è
l’estrazione della lotteria nazionale, è una specie di superenalotto,
sintonizziamoci sulla prima uscita del prossimo mese.
-
Che sarebbe la prima estrazione del settembre 2236.
-
Sì.
-
Allora domani a quest’ora ci sentiamo e cercherò la combinazione
vincente così potrai giocarla, ma devi rispondere a tutte le domande che ti
farò nelle prossime sedute.
-
Più che d’accordo, a domani.
La luminescenza dello schermo s’attenua e ridiviene
tutto azzurro chiaro, un logo per un istante appare, è una rosa dei venti con
scritto sotto “university” e altre parole che non riesco ad afferrare. Lo
schermo poi si spegne e non solo quello, anche la tastiera cessa d’esser
luminescente e diviene grigia, mentre lo schermo si ritira in se stesso e sul
pavimento resta solo un sottile filo metallico. Rimango fermo nella stanza ora
illuminata solo dalla luce d’emergenza e guardo attentamente ciò che rimane del
computer: un filo, una tastiera metallica che ora sembra rinsecchita, e basta!
Osservo ancora a lungo quelle due misere cose ripensando a quanto è successo
nell’ultima mezzora. Mi rendo conto solo adesso che a parte le prime righe non
ho più battuto sulla tastiera, la conversazione s’è svolta telepaticamente, o
qualcosa del genere, e tra l’altro fin dall’inizio abbiamo parlato in italiano,
ma chi comunicava era convinto d’essere a New York pertanto forse la
comunicazione inizialmente è stata in inglese probabilmente, oppure mi ha
comunicato inizialmente in inglese e ha proseguito scrivendo in italiano perché
l’ha individuato come mia lingua originale.Ma il vero problema non sta qui, il
computer è più ologramma che materia solida, sono sempre maggiormente
perplesso, non mi sarò mica immaginato tutto? Uno studente che vuol fare la
tesi. Devo proprio fidarmi d’uno studente? Viene poi dal futuro o da chissà
quale dimensione più o meno parallela o trasversale, insomma di questo non m’ha
detto proprio niente. Quando io ero studente ero totalmente inaffidabile e
anche i miei compagni d’università lo erano quanto me e qualcuno ancor di più,
se è per quello. E se mi fossi inventato tutto e questa fosse un’allucinazione
dovuta alla neococa, talvolta le dà, o se fosse uno scherzo dei nuovi
tecnocrati che m’hanno ridotto alla fame? Non mi resta altro da fare che aspettare
domani, così vedrò se questo cazzo di computer tornerà a funzionare e se lo
studentello rispetterà le promesse, già deve portarmi i numeri, e se uscissero
davvero? Rimugino a lungo questi pensieri e mi butto sul pagliericcio, ordino
ad alta voce alla luce d’emergenza di spegnersi e resto al buio a fantasticare
ad occhi aperti. Al mattino mi risveglio di buon’ora, sono incredulo su quanto
è successo, guardo ciò che stamani resta del computer: un piccolo ammasso
metallico con frammenti di resine fenoliche, la vista di queste povere cose mi
fa pensare d’essermi sognato tutto. Lascio però stare i frammenti così come
sono ed esco in strada ove tutti mi evitano come fossi un barbone, ma forse
almeno nell’aspetto lo sono proprio diventato.Mi siedo su una panchina in un
giardino pubblico che si trova nel mio quartiere e che è divenuto la mia meta
preferita. Guardo nel cestino se c’è qualche residuo di merendine di qualche
bimbo, ma stamani, almeno per ora il cestino è pulito, peccato, niente
colazione e poi mi sento uno schifo, la bocca è amara e i morsi della fame
attanagliano il mio stomaco. Cerco d’ignorare i crampi e chiudo gli occhi. Un
signore di mezza età ben vestito, senza dare nell’occhio sta avvicinandosi alla
panchina ove sono seduto. Passa davanti senza guardarmi e lascia cadere una
banconota accanto ai miei piedi, indifferente prosegue. Non riesco a ricordare
chi sia ma sono sicuro di conoscerlo, o quanto meno d’averlo già visto più
volte, forse sarà anche lui del quartiere. Mi chino per raccogliere la
banconota e resto esterrefatto nel vedere che è da mille crediti. Altro che
vicino o del quartiere, questo dev’essere un amico del passato Tiranno, m’ha
riconosciuto e ha voluto aiutarmi. Forse qualcosa comincia a girar bene per me,
prima quell’inaffidabile studente con quel computer che sembrava una figata e
invece ora è un rottame, poi questa donazione. M’è tornato il buonumore dopo
mesi di sconforto, entro in un bar e faccio un’abbondante colazione. Compro dei
vestiti puliti, mi reco in un bagno pubblico, mi lavo, mi rado barba e capelli,
mi rivesto sul pulito e getto nell’inceneritore le mie cose passate. Mi guardo
allo specchio, sono di nuovo presentabile, non ho proprio l’aspetto del
consigliere come un tempo, sembro di più uno di quei giovani irrequieti. Esco e
torno nel mio appartamento e guardo sconsolato ciò che ne rimane, praticamente
quasi nulla, il computer è sempre un rottame e pensare che poche ore fa era
brillante e vivo come mai ne avevo visto. Esco nuovamente e questa volta
richiudo la porta d’ingresso, all’edicola acquisto una rivista di racconti, è
in formato e-book leggi e getta, torno alla panchina e m’immergo nella lettura.
Il giorno scorre veloce, mi sono alzato dalla panchina solo tre volte: per
prendere un caffè, per comprarmi un pacchetto di sigarette, per orinare dietro
ad un cespuglio. Intorno a me genitori con figli piccoli si sono alternati per
tutto il pomeriggio, alcuni pensionati hanno chiacchierato per ore seduti
sull’erba, due coppie si sono scambiate effusioni. È il momento del rientro, se
non sono impazzito del tutto lo studente dovrebbe comunicare con me attraverso
quello strano computer. Entro in casa e questa volta neppure s’accendono le
luci d’emergenza, hanno staccato anche queste, nel salotto c’è una luminosità verdognola,
il computer è di nuovo attivo, sembra di plastica viva con riflessi
intermittenti, anche lo schermo oggi e verde e stelline oro roteanti si muovono
lentamente sul desktop. Mi siedo per terra di fronte allo schermo e scorgo una
piccola freccia, il puntatore. Muovo lentamente, ma con decisione lo sguardo e
vedo che la freccia segue i miei movimenti, ho capito come funziona, era
semplice! La mando sopra una delle stelle dorate scelta a caso e penso di
ciccarci su. S’apre una pagina, vi sono delle immagini di macchinari che non ho
mai visto e sconosciute listate di lettere in cirillico. Nella mia mente
risuona una voce decisamente femminile stavolta e parla in una lingua che non
conosco. Si ferma su una frase interrogativa, alla quale non so come rispondere
e la ripete più volte. C’è una barra dei comandi in fondo al desktop, spingo la
freccia su un’icona che sembra un libro aperto, clicco. Lo schermo si fa
interamente nero e la voce con l’insistente domanda svanisce dalla mia testa,
appare la scritta:
-
Ti stai esercitando?
-
Sì.
-
Vedo che oggi riesci a muovere il cursore.
-
È facile, ieri forse ero troppo sconcertato, o non credevo fino in
fondo che tutto questo fosse reale.
-
Ti ho portato i numeri della lotteria.
-
I numeri di settembre?
-
Li ho trovati in memoria all’Università.
-
E se veramente escono, cosa vuoi in cambio?
-
Usciranno, vai tranquillo. In cambio devi raccontarmi tutta la tua
vita.
-
Affare fatto.
-
I numeri sono: 2 – 41 – 73 – 75 – 80 – 90.
-
Aspetta che li appunto, fammi trovare qualcosa per scrivere.
-
Te li scrivo io.
E da sotto lo schermo appare una sottile striscia di
carta ma che al tatto sembra metallo coi sei numeri stampati sopra.
-
Adesso ti racconterò tutta la mia vita.
Mi metto così a narrare un po’ tutte le cose più o
meno importanti che mi sono capitate
cominciando da quando ero un ragazzo fino ad oggi e ci metto qualche
ora, tra l’altro lo studente non m’interrompe neppure una volta.
-
Ecco, avrei finito.
-
Elaborerò ciò che mi hai detto, dopo che avrai riscosso la tua vincita
ci risentiremo e ti farò delle domande per approfondire la tua narrazione nei
punti che riterrò più interessanti.
-
Però io avrei un problema. Sono praticamente al verde, potresti in
qualche modo aiutarmi per farmi arrivare al mese prossimo?
-
Qualcosa per te posso fare senza infrangere i codici d’interferenza.
Hai una tessera di credito?
-
Sì ma non butta, il conto è stato estinto.
-
Trovala. C’è una fessura nella tastiera, infilala lì dentro che te la
clonerò per bene.
-
Aspetta che la cerco, devo averla nel portafoglio, la tenevo in ricordo
di tempi migliori.Ecco fatto.
-
Qual’era il tuo PIN per le operazioni?
-
Digitavo 709014 e poi lo scanner retinale mi esaminava.
-
Ecco ho lasciato lo stesso numero, ora la tessera ha credito
illimitato, almeno per una diecina di giorni, non abusarne e non dare
nell’occhio.
-
Elastico però il protocollo di non interferenza, comunque grazie.
Estraggo la tessera dalla
fessura mentre il computer sta nuovamente perdendo lucentezza e lo studente se
ne è andato, lo sento mentre la macchina diviene sempre più inconsistente, è
come se sfuggisse questa realtà per trasformarsi in qualcosa di poco tangibile,
di materie prime che poi si riassembleranno nell’oggetto definito. Anche questa
volta mi sono dimenticato di chiedere allo studente in quale tempo o dimensione
viva, se è un maschio o una femmina, quanti anni ha, se è un terrestre o un
alieno. Strano, quando sono in contatto con lui (o con lei o con esso), mi
dimentico sempre di chiedergli cose personali, e se fosse una IA? Chiudo la
porta di casa ed esco, mi reco al primo e-banc e infilo la tessera nella
fessura, digito il PIN e accosto l’occhio allo scanner: prelevo cinquecento
crediti senza alcuna difficoltà, sì la fortuna dev’essere proprio girata
un’altra volta dopo le traversie politiche. Vado al banco-lotto e gioco i
numeri, spero fortunati. È giunto il momento di rimettere in sesto la mia vita,
mi reco ad una agenzia “tutto per la casa”e ordino l’occorrente per la
sistemazione e l’arredamento delle stanze del mio appartamento, solo il salotto
lo lascio stare così com’è, almeno finchè non sarà tutto chiarito con lo
studente e non saprò che fine farà il computer. Ovviamente pago a rate per non
destare sospetti e con la riciclata mia tessera, nessun problema. Torno a casa
e chiudo a chiave la stanza col computer, mi siedo sugli scalini d’ingresso e
attendo gli operai dell’agenzia. Sono dunque seduto sugli scalini e sto
affrontando un nuovo e-book leggi e getta quando arrivano puntuali i due
furgoni dell’agenzia con operai e materiale. Iniziano i lavori, disinfezione e
pulizia, mi chiedono della stanza chiusa e io dico loro che quella così deve
restare, è solo un magazzino pieno di cose non mie. Dopo la disinfezione tutto
viene tinteggiato e i pavimenti lucidati, arrivano i mobili, gli
elettrodomestici, le luci. L’energia è già stata riattivata e la casa è
nuovamente in rete, ho scelto proprio bene come agenzia, e pensare che l’ho
presa a caso. Le operazioni di rifacimento dell’ambiente durano poche ore e io
le seguo con attenzione, infine gli operai concludono, salutano e se ne vanno
non prima d’avermi fatto firmare tutta una serie di documenti che attestano il
lavoro da loro svolto e i materiali scaricati. Esco pure io e mi reco al
computer-bar più vicino, mangio, bevo qualcosa, mi fumo una sigaretta ed esco,
acquisto tutta una serie di nuovi abiti e torno a casa. Accendo la TRI-TV nuova
di zecca e mi sintonizzo su un canale di notizie 24 ore su 24. Le solite storie
di sempre, il Tiranno qui, il Tiranno la, tutto come sempre, il governo decide,
il governo provvede, è cambiato il volto del Tiranno ma tutto è com’era anche
le altre notizie spicciole, uno sciopero improvviso, un incendio, un grave
incidente stradale, l’ennesimo attentato, questa volta con due morti, dei
“bambini dell’islam”, una retata di droga vietata, un nuovo servizio
giornaliero per l’avamposto lunare, ecc.E' da una vita che non mi guardo la
TRI-TV, ma niente è cambiato, non mi sono perso nessuna puntata, è solo mutato
il volto del Tiranno e quello dei suoi consiglieri, pure al governo sembra ci
siano le stesse persone. Comunque tutte queste cose non mi riguardano più,
ormai la mia vita ha preso una nuova svolta imprevista. Do un’occhiata
distratta al salotto, ma il computer è tutt’ora inattivo. Mi siedo sul letto e
mi collego con un porno attore della rete simstim, godo con lui che in un letto
ad acqua gigantesco deflora attricette una dietro l’altra finchè non mi
addormento. Al mattino mi risveglio nella casa tirata a lucido e coi mobili
nuovi di zecca, lì per lì sono un po’ frastornato all’idea, mi rinfresco in
fretta, sniffo una striscia o due di neococa tanto per rifasarmi col nuovo
giorno e mi butto nel bagno. Ripulito, risciacquato e rinfrescato eccomi
rimesso in sesto, vado in salotto, il computer è tuttora inattivo, meglio così,
avrò più tempo per riorganizzare i cazzi miei, è da troppo che vegeto
rassegnato mentre attorno a me il mondo va avanti, insomma…. Sosta ai giardini,
lettura delle ultime notizie, ristorante questa volta di classe, shopping di
cose utili e cianfrusaglie, acquisto anche un modulo di trasporto usato, un
comune Samamoto a celle d’idrogeno di piccole dimensioni e di color grigio, è
un mezzo qualsiasi, comunissimo, tanto per non dare nell’occhio. Col Samamoto
arrivo alla piscina comunale e mi tuffo beato nelle acque del Pacifico con
spiaggia tropicale, poi m’abbandono al sole. Queste piscine cittadine sono un
vero sballo, uno sceglie la località ed è subito lì, lo so che è tutto un misto
di porte transfer, ologrammi, programmi simstim e altre diavolerie del genere,
ma l’illusione, se d’illusione si tratta, è più reale del reale. Mi crogiolo
nudo al sole su questa spiaggia tropicale, faccio cenno ad un’altra bagnante
sdraiata lì vicino a me, lei mi sorride e s’avvicina, parla francese, questa
lingua la conosco solo un po’ ma non ho nessuna voglia d’attivare il
traduttore, perciò la lascio dire, le sorrido e la prendo per mano, mani
lunghe, affusolate con unghie ben curate e laccate con smalto nero. La faccio
sedere accanto a me sulla sabbia e le accarezzo parti intime, lei accetta e fa
altrettanto, dopo poco facciamo l’amore così sul bagnasciuga mentre il sole ci
riscalda. Che bello queste piscine comunali, un vero sballo, sono sdraiato a
occhi chiusi, forse sto già dormendo. Quando torno in me lei non c’è più, se ne
è già andata, cazzo, almeno il suo nome poteva dirmelo!O forse era un
programma. Mi tuffo, poi mi risdraio al sole. La mia vita è ripresa alla
grande, posso fare ciò che voglio, non desidero mai più lavorare, ho cambiato
totalmente il mio look, non voglio dar nell’occhio, non voglio che qualcuno mi
riconosca: ora ho i capelli biondi, cortissimi a parte un piccolo codino sul
dietro, mi sono lasciato pure due sottili baffi biondi, quasi bianchi. Vestirò
sempre casual all’ultima moda come i giovanissimi, non possiedo più né giacche
né cravatte, ma solo felpe, t-shirt, jeans. Anche le scarpe dovranno solo
essere esclusivamente sportive. Nessuno potrà riconoscermi e anche i locali che
frequenterò saranno totalmente diversi da quelli della mia vita precedente:
sono contento così. Il computer non da più cenno di vita, forse anche questo è
giusto così, mi sento ancor più libero, e la tessera seguita a buttare
tranquillamente. Dimenticavo: i sei numeri sono usciti e a me hanno dato una
nuova tessera anonima di credito con l’importo vinto, una somma da sballo!
Penso sempre più spesso di buttar via i rottami del computer e di trasformare
la stanza spoglia in un salotto elegante, oppure di vender tutto e trasferirmi
in qualche altro posto del pianeta, ma rimando sempre da un giorno all’altro.
Improvvisamente oggi il computer ha ripreso la sua forma smagliante, mi chiudo
allora in salotto e mi siedo su un cuscino proprio davanti allo schermo, oggi
rosa. Inizio a digitare sulla tastiera:
-
Caro il mio studente, come ti chiami?
-
23Adri.
-
Allora sei una ragazza?
-
Perché, non te n’eri ancora accorto?
-
Non ci avevo fatto caso, tu puoi vedermi?
-
Sì e ti trovo sempre più attraente, la prima volta sembravi un barbone.
-
Potrei vederti pure io?
-
Ci ho già provato, ma l’interfaccia non risponde come dovrebbe. Sai
com’è le attrezzature dell’Università sono in economia.
-
Come ai miei tempi! Allora a che punto è la tua tesi?
-
Va bene anche se ho dovuto spostare la ricerca di duecento anni, ma il
consiglio di facoltà l’ha accettata senza colpo ferire e devo dire d’essere a
buon punto. Dovrei fare una scansione della tua mente, me lo consenti?
-
Prima spiegami cosa sarebbe.
-
Ti darò una cuffia e tu dovrai infilartela in testa come un cappuccio,
così avrò la scansione della tua mente e potrò farne una simulazione.
-
Una simulazione?
-
Un duplicato virtuale dal quale potrò estrapolare ogni tua conoscenza e
colmare le lacune che ancora adesso ho. Non ci sarà più alcun problema di tempo
e non dovrei avere più bisogno d’importunarti. Penso che la ricompensa che hai
avuto per il lavoro svolto sia sufficiente, comunque se hai bisogno d’altro tu
prova a chiedere.
-
No, va bene così, facciamo pure questa scansione e poi lasciamoci.
Una cuffia
nera di materiale simile al feltro si materializza accanto alla tastiera, la
prendo e me la infilo in testa, aderisce perfettamente… non so quanto tempo sia
passato, mi trovo steso sul pavimento, ho uno sgradevole sapore metallico in
bocca, ho dormito o forse mi sono svenuto, sono tutto sporco dei miei rifiuti,
ho fame, sete e sono totalmente indolenzito. Anche la vista sfarfalla e vedo
lucciole luminose rincorrersi per la stanza. Al posto del computer c’è un misto
di limatura metallica e frammenti plastici combusti, la cuffia non c’è più.
Tento d’alzarmi ma un violento capogiro me lo impedisce, mi trascino allora sul
pavimento e raggiungo la cucina, apro il frigo e estraggo una busta di latte,
ne butto giù un sorso ma subito lo risputo, è acido. Prendo allora una
bottiglia di succo di frutta, con fatica svito il tappo, ne butto giù un sorso,
questa è buona, ne bevo un sorso alla volta restando sul pavimento. C’è poi una
bottiglia d’acqua minerale, l’afferro e bevo pure questa a piccoli sorsi. C’è
del succo di pomodoro, finisco anche questo deglutendo lentamente. Man mano che
il tempo passa mi rimetto sempre più in sesto e le forze ritornano
completamente. Ma quanto è durata quel cazzo di scansione? Non lo so e ho
smesso di chiedermelo, sono ormai trascorsi tre giorni da quando mi sono
risvegliato steso sul pavimento e mezzo morto di fame, dunque ho chiuso con la
studentessa, ho ripulito la stanza anche dai residui del computer e l’ho
arredata di nuovo, ho ripreso queste mie nuove abitudini e mi sembra d’aver
sognato tutta quanta questa storia. Ho messo la tessera taroccata in una
cassetta di sicurezza tanto con la vincita non dovrei avere più problemi
finanziari e la politica m’interessa sempre meno visti i precedenti anche se
alle volte mi ritrovo a pensare a come se la passerà il Tiranno del quale ero
consigliere e che tutto sommato era una bravissima persona anche se avrà avuto
pure lui i suoi difetti.Esco e scorgo una e-mail volante che mi segue, giro
l’angolo veloce ma questa mi viene dietro, mi fermo e comincia a volarmi
attorno alla testa lampeggiando. Da quando non sono più consigliere nessuna
e-mail è più svolazzata alla mia ricerca, sono un po’ timoroso mentre la leggo,
mi dice che un funzionario governativo sta per mettersi in contatto con me per
consegnarmi un documento contenente informazioni della massima importanza che
mi riguardano. Porta la firma del gabinetto del Tiranno, quello nuovo non il
mio. Che palle, penso e riprendo i miei giri, dopo poco sono immerso nella
lettura di un volume di poesie quando un funzionario ministeriale mi si siede
accanto. È un contatto che non desidero, faccio per alzarmi ma lui mi fa:
-
Aspetti!
-
Prego?
-
Avrei da parlarle.
-
Mi dica.
-
Il Tiranno le manda i suoi saluti e mi ha incaricato di consegnarle
personalmente questa busta.
Mi porge una busta bianca con sopra scritto il mio
nome poi fa un cenno di saluto e s’allontana. Apro la busta, estraggo un foglio
e leggo: “Abbiamo valutato positivamente il suo comportamento seguito
all’epurazione. Siamo soddisfatti delle sue azioni, pertanto se vorrà essere
reintegrato con la qualifica di consigliere dovrà recarsi nel suo vecchio
ufficio entro ventiquattro ore dalla consegna della presente. Nel caso lei non
volesse accettare le comunichiamo che verrà considerato in pensione e avrà
diritto a riscuotere un appannaggio mensile pari all’80% della sua ultima
retribuzione. Dall’ufficio di segreteria, per ordine e conto del Tiranno”.
Guarda un po’ che fortuna sfacciata, m’hanno anche pensionato e getto nel
cestino dei rifiuti busta e lettera appallottolate. Passano i giorni nella
tranquillità più totale, niente di nuovo da segnalare se non un’avventura con
una prestatrice di sesso munita del terzo occhio. Non avevo mai avuto nessun
rapporto con donne così modificate, dicono che il terzo occhio stimoli le
facoltà paranormali, sarà vero? Con lei ci sto bene e s’è trasferita da me.
Altra novità, c’è una nuova droga sul mercato, dicono sia antientropica, fa
fare viaggi temporali, affermano sia pericolosa e ne ho avuto un pugno di
granelli da un amico: ora viaggio in continuazione e pericoli non ne vedo.
Suonano alla porta, di malavoglia vado ad aprire, sarà la tipa col terzo occhio
che è tornata? Si perché, me l’ero dimenticato ieri se n'è andata sbattendo al
porta dicendo che non voleva mai più rivedermi, chissà perché, questo non l’ho
capito. Non è lei ma è una ragazza bellissima con addosso solo una tunica
trasparente, i suoi capelli rossi sono lunghi e luminosi. Gli occhi sono verdi,
i seni piccoli e i capezzoli eretti sono colorati di blu, all’ombelico ha
incastonata una gemma, il pelo pubico è rosso e rasato con cura a forma di
punte. La sto ammirando a bocca aperta e non sono ancora sceso a guardarle le
gambe, sono rimasto incantato sul delta di venere, quando lei mi fa:
-
Sveglia! Sono 23Adri! La tesi è stata un successo e ho ottenuto un
viaggio premio per studio e approfondimento sulla civiltà del tuo tempo.
Staremo insieme qualche mese, sei contento?