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Segue articolo: LAZIOGATE L’EFFETTO A CATENA

“Spese troppo alte” E la Sicilia finisce nel mirino dei pm 

Aperta un’inchiesta sul Palazzo dei Normanni Il solo Lombardo nel 2011 ha avuto 500 mila euro 

2,65 milioni di euro I trasferimenti ai gruppi parlamentari della Sicilia nel 2012 2,5 milioni di euro La fetta più consistente va al Pd, il gruppo più numeroso 170 milioni di euro Il costo complessivo annuo dell’assemblea regionale 


Hanno letto i giornali, hanno visto che in Sicilia, come nel Lazio, è difficile giustificare certe spese da parte dei gruppi parlamentari. Che non si capisce perché i partiti debbano costare – anche dopo una riduzione dei fondi a loro disposizione – un milione e 600 mila euro in più della Lombardia, rimanendo ai vertici della classifica nazionale dei costi della politica. E così da ieri la gestione dei fondi destinati ai partiti rappresentati nell’Assemblea regionale siciliana è nel mirino della Procura di Palermo. L’indagine, condotta dal pool coordinato dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci, dai sostituti Sergio Demontis e Maurizio Agnello, è per adesso senza indagati, iscritta «a modello 45», cioè per i fatti che non si sa se costituiscano reato, e non sarà facile portarla avanti, dati i privilegi e le «guarentigie» di cui gode il «Parlamento» siciliano. In cui non solo non è consentito il libero accesso, ma anche le perquisizioni e i sequestri da parte delle forze dell’ordine sono soggette a un regime particolare, simile a quello del Senato. C’è da scomodare i costituzionalisti, per ottenere libertà di ingresso, ma i magistrati sperano nel buon senso e nella collaborazione volontaria dei partiti rappresentati a Palazzo dei Normanni. L’Ars costa ogni anno 170 milioni, i partiti 12 milioni e 650 mila euro e nel 2013 questo budget salirà di altri centomila euro: altri soldi da destinare a stipendi dei dipendenti, ma anche ai compensi dei portaborse e per pagare automobili, cene, feste, convegni elettorali, regali e viaggi. L’inchiesta del pool pubblica amministrazione punta a scoprire eventuali irregolarità. I magistrati si muoveranno di pari passo con la Corte dei conti e per adesso l’inchiesta non investirà l’altra questione aperta – sempre sui giornali, prima che negli uffici giudiziari – sui fondi riservati a disposizione del presidente dell’Ars, il pidiellino Francesco Cascio, e del governatore dimissionario, l’autonomista Raffaele Lombardo. Senza avere il problema dei rendiconti, Cascio ha avuto a disposizione, finora, 342 mila euro per quest’anno e 380 mila per gli anni precedenti; Lombardo 500 mila nel 2011, 240 mila l’anno precedente e 300 mila nel 2009. Uno dei predecessori del presidente, Giuseppe Drago, oggi nel partito di Saverio Romano, il Pid, fu condannato per lo stesso motivo, con una sentenza che, divenuta definitiva, gli è costata la decadenza dalla carica di deputato nazionale. Ora il suo partito lo sta ricandidando all’Ars. (La Stampa 26 Settembre 2012)

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