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SUL FILO DELLA MEMORIA

“Il giardino degli elci”, un romanzo autobiografico di Rosa Maglione

C’è un libro “Il giardino degli elci”di Rosetta Maglione (Osanna edizioni, 2006) che racconta l’originale storia di un borgo, quello di Monticchio Bagni.  “Tutto ha inizio con la realizzazione di due linee ferroviarie, la Avellino – Benevento …nel 1884…”. quando  la famiglia Lanari, proveniente dalle Marche,  si porta “ dalla valle dell’Ofanto al bosco di Monticchio, alle pendici del monte Vulture, comprensorio  del comune di Rionero”, e si innamora dei bellissimi laghi, delle acque del paesaggio, della sua storia.
Ed è proprio in questi luoghi che viene concepito un sogno e, con il sogno, nasce un’azienda agricola, vero modello innovativo per una regione povera e abbandonata. Attorno ad essa si popola un borgo. E nel borgo e nella campagna circostante prendono dimora laboriose famiglie marchigiane, irpine e lucane.  E nel “piccolo parco degli elci “ si svolge la storia della famiglia Maglione e di una bambina, l’autrice, che diventa depositaria dei ricordi di famiglia e testimone dello sviluppo della piccola comunità agricola, delle terme curative che ospitano bellissime bagnanti, dell’azienda d’imbottigliamento delle acque minerali Gaudianello accompagnata sull’etichetta da San Michele Arcangelo che vince il serpente.  Il borgo, come in una fiaba, tra bachi e tabacchi, riesce per prima a risplendere con proprie centrali idroelettriche, ad illuminare “ il buio delle cittadine vicine”, dove più di qualche abitante si spaventa credendo alla luce senza fuoco come “ opera del diavolo”.
 Il borgo diviene un centro vivace animato da una scuola, un circolo ricreativo, una chiesa dove il prete don Giovanni, una notte, azionando l’altoparlante impazzito, sveglia dal sonno profondo i suoi parrocchiani. Spaventandoli.  E’ un piccolo mondo, mitico nel ricordo, dove l’autrice vive la sua infanzia, tra fantasie e sogni premonitori, vicende familiari e del villaggio, formazione scolastica ed amore per gli studi, i primi allontanamenti per motivi di studio e, poi, per impegno professionale nel mondo della scuola. E’ un luogo su cui inevitabilmente arriva impietosa la Storia del Novecento, con il suo carico disastroso di guerre e tragedie, travolgendo nel dolore anche la famiglia Maglione.
E’ un luogo, scrive l’autrice, che unisce molteplici storie “ … di emigrazione e di colonizzazione, la mia storia, quella dei miei coetanei, dei giovani e anziani già vecchi, La storia dei miei genitori…dei nonni…la storia di monaci e di briganti, di coraggiosi e abili pionieri, di società che si aggregano e si sciolgono, dei proprietari e dei contadini, dei salariati, guardiani, amministratori. E delle tante donne delle quali mai si parla, che mi sono vissute accanto o che vi erano prima di me”. E’ la storia di borgo e di “un tempo felice” che, dopo tante vicende vissute attorno al Palazzo, dimora dei Lanari, piano piano, con lo scorrere del tempo rallenta i suoi battiti appassionati, esaurisce la linfa iniziale fino a perdere il fervore pionieristico, ma non il fascino che attrae e tiene stretta a sé la protagonista. Che ritorna.  Il romanzo, infatti, è come un viaggio personale e collettivo. E come ogni viaggio, annota Mimmo Sammartino nel libro, ” conduce sempre alla stessa meta: il ritorno a casa….All’ombra di un magnifico gazebo naturale dove fiorisce il giardino degli elci.”
E’ un viaggio emozionante anche per il lettore che, immedesimatosi nel libro, avrebbe gradito sfogliare ulteriori pagine fotografiche dei luoghi raccontati. Ma lo stesso, attivando l’immaginazione, partecipa alle “mitiche” vicende del borgo, e ne resta malinconicamente coinvolto nel finale della storia, quando assiste al tempo inesorabile che tutto cambia, ma senza spegnere la memoria del passato nella protagonista, che riprende tra le mani le proprie radici per dipanarle come storie, salvandole dall’oblio. A prova che solo chi riesce a portare luce sul passato può amabilmente offrire racconti al cuore e alla curiosità di un bambino. Come fa l’autrice con la nipotina Giulia che già sente l’appartenenza ad un posto incantato e dice: “E’ bello qui, nonna, è bella questa casa, stiamo qui anche domani e domani…”

Maria Antonietta Chieppa

                                   
Rosetta Maglione, nata a Monticchio Bagni, vive a Venosa dove è stata preside di scuola media. Autrice di una raccolta di poesie, Costumanze antiche (1889), e curatrice di volumi per le scuole e di riviste, opera nel campo editoriale.

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