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“QUANDO CREDEVAMO DI POTER RIFARE IL MONDO”

Un interessante volume  del Centro Annali pubblicato dalla CalicEditori

Lo spirito di Nino Calice ( tra i più illustri meridionalisti delle ultime generazioni) è vivo più che mai e svolge gagliardamente la funzione di nume stimolante della cultura lucana, grazie ad un eletto stuolo di studiosi sostenuto e coordinato da Maria Carmela Calice Consiglio. Il frutto più recente dell’0opera di detto gruppo è il volume intitolato “ Quando credevamo di poter rifare il mondo- gli anni 50 in Basilicata”, pubblicato nel dicembre scorso a cura del Centro Annali.
E’ un libro che nelle sue poco meno di 400 pagine percorre in lungo e in largo – per così dire – la vita sociale, culturale, economica e politica della nostra regione durante gli anni gli anni 50 del secolo scorso, con accenni, ovviamente, ai decenni precedenti ed a quelli successivi. E’ un’opera preziosa per la storia della nostra gente. L’impegno profuso dagli autori dei dieci saggi che compongono la pubblicazione è esemplare per l’individuazione  ed applicazione dei più accreditati criteri storiografici e per la serietà e profondità delle indagini e delle analisi, supportate da nutrissimo citazioni bibliografiche. Indubbiamente lo scrupolo dell’obiettività è sincero, ma ciò non ha impedito che la cultura di sinistra lato sensu ispirasse le ricerche, pur con una certa libertà di valutazioni di singoli fatti e figure. Non è un caso che fonti delle notizie sono in massima parte di studiosi ed operatori di fede marxista o comunque antifascisti. Sono ugualmente etichettati gli stessi protagonisti delle opere e delle vicende riferite, a ad essi si attribuiscono i maggiori meriti di quanto di meglio è stato realizzato in Basilicata nei decenni successivi alla fine della seconda guerra  mondiale, sia nel campo delle grandi opere pubbliche sia sul piano delle creazioni artistiche. Le stampe e gli esponenti culturali non organici alle ideologie di sinistra o sono appena accennati ( grave, ad esempio, che  i periodici “Sud letterario” e “Città domani”, di grande rilevanza ed influenza, siano stati il primo citato en passant e il secondo ignorato) o del tutto ignorati ( la stampa cattolica locale ed autori egregi come Marcello Morelli, , Franco Conese e Rocco Buccico). Di  Emilio Colombo non si poteva non parlare, e la sua personalità è stata delineata con sorridente bonomia ( con la definizione di “divin fanciullo”) e con pur “delicata ironia” , i meriti della sua imponente azione politica a favore della Basilicata sono stati disinvoltamente sottovalutati dando piuttosto grande rilievo al suo “ruolo globalizzante” per circa mezzo secolo. Tante pagine, invero, pur tinte or di rosso or di rosa, sono godibili, o estro letterario ( spendida la prosa di Lucio Tufano soprattutto) o per5 vivacità rappresentativa ( come nelle descrizioni della vita sociale in Potenza fatte da Nicoila Lisanti). Chi, come lo scrivente, è vissuto a Potenza da studente nel periodo  considerato, leggendo il saggio di Lisanti non può non rivivere emozioni intense e provare tenere nostalgie. Potenza era senz’altro una città in cui era bello vivere! Peccato che ha poi subito brutti degradi! Adeguata attenzione è stata dedicata ai temi più importanti, come ad esempio, alla parabola ideologica- politica di Francesco Saverio Nitti e del nittismo, alla piaga dello spopolamento, alle grandi isitutzioni quali la Riforma agraria e la Cassa del mezzogiorno, con connesse grandi opere pubbliche ( dal completamento della bonifica del metapontino al “risanamento” dei Sassi di Matera), alla politica sanitaria, che produsse la creazione di molti ospedali nuovi nella regione ).I riferimenti alle opere precedenti del regime fascista sono piuttosto reticenti ed elusivi, ma molto meno denigratori di come erano fatti subito dopo la caduta dell’odiato regime. I saggi monografici, come quello di Michele Strazza sull’emigrazione in Belgio, sono pregevoli; quelli sui temi complessi suscitano grande interesse: Tra essi, assai avvicente, perché di perdurante attualità, è quello di Antonio Libutti, sulle  inchieste parlamentari, con particolare riguardo a quella curata dal nostro compianto conterraneo Gaetano Ambrico. 

Rocco Zagaria

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