Nel volume “Sapori…per non dimenticare”, una rassegna delle ricette gastronomiche.
Un lavoro originale sulla gastronomia del Vulture di Rosanna Volonnino
Un lavoro originale sulla gastronomia del Vulture di Rosanna Volonnino
Siamo quel che mangiamo. Mangiamo per quel che sentiamo e sentiamo quel che ereditiamo dalla storia alimentare che ci unisce, inevitabilmente, alla comunità d’appartenenza.
Possiamo scoprire, con il cibo, tutta quella gamma emozionale e sensoriale che ci tiene legati, con un invisibile cordone ombelicale, allo stato naturale, al ventre di madre terra. Per questo siamo quel che mangiamo e cerchiamo, quando riusciamo a liberarci dai falsi sapori, quel nutrimento originario che, oltre a soddisfare gli appetiti individuali, tende anche ad alimentare lo stesso umore collettivo.
Il libro di Rosanna Volonnino Sperduto “ Sapori…per non dimenticare. Cultura e storia gastronomica del Vulture” è un bell’esempio di ricerca alimentare perché riesce a coniugare le ricette tradizionali con atmosfere ambientali e storiche fino a ricondurci alle origini dei sapori nella terra del Vulture. Emozionanti sono le ricostruzioni di Nicola Sperduto, amato e compianto compagno di Rosanna, che parlano di forni e botteghe alimentari come luoghi mitici di consumi collettivi. L’autrice segue la via del cibo, che interagisce con la natura nel percorso delle stagioni fino a prendere forma dentro la cucina con piatti e pietanze ripetendo le ricette del passato che, pur nella semplicità degli ingredienti, hanno sempre soddisfatto la fame e l’appetito popolare. Per questo il libro è così gustoso da far venire l’acquolina in bocca.
Ben impaginato ed illustrato dalla stessa Rosanna è “la testimonianza di un passato che non è morto”, che può rivivere anche in quest’epoca insipida e plastificata, che mortifica i veri sapori. Il libro, già in seconda ristampa, è stato integrato con la cartina del Vulture. Perché, l’autrice, seguendo un sogno del suo compagno, ha arricchito il testo con una mappa del territorio. Perché, giustamente, far sapere dove nascono i buoni sapori, significa anche attrarre i visitatori verso una terra generosa ed ospitale. E’ importante che ogni paese trovi una sua “Rosanna” per scavare nei ricettari di famiglia, in quei macchiati ed ingialliti dal tempo, che riportano dosi e ingredienti, passati di generazione in generazione, da tante donne operose, vere custodi del sano nutrimento, che hanno sempre saputo conservare i buoni sapori per alimentare il cuore e la mente: Perché noi siamo quel che mangiamo. Mangiamo per quel che sentiamo.
Rosanna Volonnino è nata a Rionero in Vulture il 26 settembre 1958, dove vive con la famiglia. Diplomata presso l’Istituto Statale d’Arte di Rionero in Vulture, ha lavorato, in passato, presso il Circolo Culturale “La Torre” di Atella come collaboratrice bibliotecaria. Oggi lavora per conto della Soprintendenza Archeologica di Basilicata, presso il Museo Nazionale del Vulture-Melfese, dove svolge mansione di Capotecnico Disegnatore. Ha fatto parte della redazione del periodico lucano di politica, cultura ed economia “Partecipare”, dove ha curato la rubrica”Sapori lucani”, estendendo la sua produzione giornalistica ad articoli storici sull’area del Vulture. I suoi disegni sono stati scelti per creare cartoline e realizzare copertine di alcuni volumi atti alla valorizzazione di eventi e personalità locali ( in occasione della Festa Patronale “Maria SS. Del Carmelo: Sul filo della memoria (1999) e “L’ingegner Giuseppe Catenacci, un rionerese insolito” (2000) a cura, tra gli altri, di Enzo Cervellino.
Possiamo scoprire, con il cibo, tutta quella gamma emozionale e sensoriale che ci tiene legati, con un invisibile cordone ombelicale, allo stato naturale, al ventre di madre terra. Per questo siamo quel che mangiamo e cerchiamo, quando riusciamo a liberarci dai falsi sapori, quel nutrimento originario che, oltre a soddisfare gli appetiti individuali, tende anche ad alimentare lo stesso umore collettivo.
Il libro di Rosanna Volonnino Sperduto “ Sapori…per non dimenticare. Cultura e storia gastronomica del Vulture” è un bell’esempio di ricerca alimentare perché riesce a coniugare le ricette tradizionali con atmosfere ambientali e storiche fino a ricondurci alle origini dei sapori nella terra del Vulture. Emozionanti sono le ricostruzioni di Nicola Sperduto, amato e compianto compagno di Rosanna, che parlano di forni e botteghe alimentari come luoghi mitici di consumi collettivi. L’autrice segue la via del cibo, che interagisce con la natura nel percorso delle stagioni fino a prendere forma dentro la cucina con piatti e pietanze ripetendo le ricette del passato che, pur nella semplicità degli ingredienti, hanno sempre soddisfatto la fame e l’appetito popolare. Per questo il libro è così gustoso da far venire l’acquolina in bocca.
Ben impaginato ed illustrato dalla stessa Rosanna è “la testimonianza di un passato che non è morto”, che può rivivere anche in quest’epoca insipida e plastificata, che mortifica i veri sapori. Il libro, già in seconda ristampa, è stato integrato con la cartina del Vulture. Perché, l’autrice, seguendo un sogno del suo compagno, ha arricchito il testo con una mappa del territorio. Perché, giustamente, far sapere dove nascono i buoni sapori, significa anche attrarre i visitatori verso una terra generosa ed ospitale. E’ importante che ogni paese trovi una sua “Rosanna” per scavare nei ricettari di famiglia, in quei macchiati ed ingialliti dal tempo, che riportano dosi e ingredienti, passati di generazione in generazione, da tante donne operose, vere custodi del sano nutrimento, che hanno sempre saputo conservare i buoni sapori per alimentare il cuore e la mente: Perché noi siamo quel che mangiamo. Mangiamo per quel che sentiamo.
Rosanna Volonnino è nata a Rionero in Vulture il 26 settembre 1958, dove vive con la famiglia. Diplomata presso l’Istituto Statale d’Arte di Rionero in Vulture, ha lavorato, in passato, presso il Circolo Culturale “La Torre” di Atella come collaboratrice bibliotecaria. Oggi lavora per conto della Soprintendenza Archeologica di Basilicata, presso il Museo Nazionale del Vulture-Melfese, dove svolge mansione di Capotecnico Disegnatore. Ha fatto parte della redazione del periodico lucano di politica, cultura ed economia “Partecipare”, dove ha curato la rubrica”Sapori lucani”, estendendo la sua produzione giornalistica ad articoli storici sull’area del Vulture. I suoi disegni sono stati scelti per creare cartoline e realizzare copertine di alcuni volumi atti alla valorizzazione di eventi e personalità locali ( in occasione della Festa Patronale “Maria SS. Del Carmelo: Sul filo della memoria (1999) e “L’ingegner Giuseppe Catenacci, un rionerese insolito” (2000) a cura, tra gli altri, di Enzo Cervellino.
Maria Antonietta Chiappa
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