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DALL’ITALIA UNITA ALL’EUROPA UNITA

In un libro di Antonio Giampietro il percorso storico pedagogico

E’ ben noto che Antonio Giampietro, pluripremiato educatore e pubblicista, è un ricercatore insonne ed abile, alla luce delle sue tante pubblicazioni durante almeno un quarantennio, ma nessuno poteva immaginare che avrebbe realizzato un’opera imponentemente così ricca di documenti, copie anastatiche, analisi or minuziose or approfondite, immagini rare qual è il libro intitolato “Dall’Italia unita all’Europa unita nel pensiero storico-pedagogico italiano”, di 510 pagine elegantemente stampate da Arteprint a Matera nel settembre scorso.

Il contenuto del libro è così multiforme da gratificare non poche caratterizzazioni, come una rassegna di libri per alunni delle scuole elementari, una serie di concezioni pedagogiche, un agile itinerario della storia politica e sociale d’Italia, una galleria di personaggi risorgimentali, persino la riproduzione di bandiere con colori smaglianti, di inni e canti patriottici con relativi spartiti musicali. Il lettore ha non solo da imparare molto, ma anche, spesso da deliziarsi nel leggere fatti e notizie piacevoli, normalmente trascurati dagli storiografi ma significativi. Come giustamente ha rimarcato Tommaso Calculli, insigne avvocato e pubblicista, nella sua apprezzata Prefazione al libro, la nota patriottica è ivi dominante, quale “essenza spirituale” dell’epoca: L’autore nutre e quindi trasmette “l’elevato ideale della Nazione”. Tale ideale è condiviso dallo stesso Calculli, il quale, spinto da generosa ammirazione per l’opera, l’ha sponsorizzata e l’ha raccomandata non solo ai tanti lettori di sua conoscenza, ma anche ad importanti esponenti politici, tra cui i ministri Gelmini e Brunetta, esortandoli ad attingere dal libro ispirazioni e sprone per il loro impegno rinnovatore della funzione istruttivo-educativa la prima, la vita pubblico-lavorativa il secondo. Invero, accanto all’elemento patriottico circola nel volume l’incoraggiamento ad uno schietto sentimento religioso, anch’esso sentito vivamente sia dall’autore sia dal cennato mecenate. Gli eventi politici sono considerati senza acredine alcuna, né pregiudizi ideologici, ma in modo conforme alla più consolidata tradizione storiografica, nel solco della letteratura per l’infanzia e dei manuali per le scuole elementari. Ciò anche a costo di sacrificare gli apporti di recenti approfondimenti critici. Così, mentre dei Savoia si danno immagini abulicamente sacrali, Ferdinando di Borbone è bollato come “il pessimo tra tutti i sovrani”, il regno delle due Sicilie alla vigilia della conquista garibaldina è definito “retrogrado” ( ignorando i rilevanti fattori di modernità e dinamismo economico-industriale); la tragedia della cosiddetta guerra del brigantaggio è configurata secondo la vulgata savoiarda; delle ombre della Resistenza, specie del periodo successivo all’armistizio dell’aprile 1945, si tace del tutto. Ma forse è stato bene evitare turbamenti alle menti dei lettori fanciulli. In ogni caso resta ammirevole l’intento del libro, chiarito conclusivamente dall’autore, di aver voluto “rivolgere l’attenzione al ruolo che il popolo italiano potrebbe svolgere nel panorama internazionale per l’instaurazione di una civiltà di pace che non è solo silenzio delle armi ma il formarsi di nuovi dinamismi nei rapporti internazionali, che a loro volta si trasformino i fattori di mantenimento della pace stessa: Acute le considerazioni espresse dallo storico e scrittore Giovanni Caserta in occasione della presentazione ufficiale del libro ( curata da Calculli e gratificata da un uditorio numeroso e qualificato al “Duni”). Dotta la disamina storica, nella stessa occasione, di don Donato garofano, docente universitario, il quale ha tra l’altro posto in risalto la grande funzione civilizzatrice della Chiesa a favore del popolo italiano; particolarmente è stata rilevata l’efficacia operante dei principi di solidarietà e di sussidiarietà, promossi dalla Chiesa: inoltre l’illustre relatore ha evidenziato come certo maligno giacobinismo, spesso congiunto ad oscuri maneggi massonici, abbia avvilito ingiustamente la Chiesa”relegata ad un ruolo marginale” e spesso oggetto “di vera e propria persecuzione”. Dopo i Patti lateranensi, preceduti ed in certo modo propiziati dal Partito Popolare, ” si è ristabilita la normalità di rapporti tra lo Stato italiano e la S. Sede”, onde ”nell’approssimarsi dei 150 anni dell’Unità politica dell’Italia non si recrimina più sulla questione romana e altre questioni risorgimentali. Ormai la Chiesa e i cattolici italiani sentono l’unità del Paese come un forte valore da difendere”. Queste annotazioni di don Giordano mi sembrano un ottimo commento al libro di Antonio Giampietro, il quale merita non solo il caloroso plauso ma anche la sincera riconoscenza da parte di tutti.

Rocco Zagaria

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