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“CRISTO E’ NATO A BARILE” DI DONATO MAZZEO

A Barile la scena della Natività,  nel “Il Vangelo secondo Matteo” di Pasolini

La lettura del pregevole volume “Cristo è nato a Barile”, Edizioni Basilicata Arbereshe, dell’amico e collega Donato Michele Mazzeo, mi ha spinto prepotenatemente a rivedere, a distanza di anni, il famoso film di Pier Paolo Pisolini “ Il Vangelo secondo Matteo”, registrato su videocassetta, e da questi dedicato a papa Giovanni XXIII.
Non nascondo che è stato  per me una sorpresa e una piacevole scoperta. Conoscere i fatti, i personaggi reali ( almeno quelli di Barile), gli aneddoti, i retroscena e i non pochi risvolti antropologici, hanno gettato una nuova luce interpretativa circa la comprensione del film.
Donato Mazzeo, con quella competenza  professionale arbereshe che lo contraddistingue, con l’acume psicologico e con la dovizia di particolari sul carattere e sulla mentalità degli albanofoni, riesce, con quest’opera, a ricreare l’ambiente umano, l’atmosfera e i tratti caratteristici delle persone coinvolte, o direttamente, come protagonisti nel film, o come comparse e semplici spettatori. Tutti riportati con nome e cognome, la loro professione, o mestiere. In somma una completa scheda tecnica del film.
Emergono così i “tipi” dei protagonisti, tutti, per scelta e precisa volontà del regista scrittore, del “popolo minuto”, popolani veraci ( “donne cogli scialli neri, bianche, con gli zigomi sporgenti, che sembrano un quadro lucano di Carlo Levi). Infatti, afferma Mazzeo, il regista scelse “le varie comparse nella comunità albanofona di Barile, attratto anche dalla sonorità della lingua parlata, l’arbereshe, che si cristallizza sui volti e nel vissuto della gente, disegnando su quelle facce i paesaggi che Pasolini cercava”.
Un lavoro assai documentato, la ricca bibliografia riportata ne fa fede, con molte fotografie, per lo più inedite, scattate sul set del film, testimonia l’impegno di Donato Mazzeo nella ricerca delle fonti durata per anni e condotta con certosina pazienza e costanza. Infatti la parola, con opportune ed intelligenti interviste, è data proprio ai suoi concittadini barilesi  i quali mostrano la loro indole di “attori” per hobby, ma non per questo meno bravi. Ma le interviste allo stesso Pier Paolo Pisolini rilasciate in diverse occasioni e all’interprete principale del personaggio del Cristo, lo spagnolo Enrique Irazoqui che esprime giudizi più che lusinghieri sulla comunità barilese e a Margherita Caruso, scoperta da Ninetto Davoli  a Crotone ( Catanzaro), interprete di Maria giovane, rendono particolarmente interessante il lavoro di Mazzeo.   Episodi ed aneddoti particolarmente curiosi, forse ignoti ai più, sono opportunamente  riportati in questo pregevole lavoro. Come, ad esempio, che Gesù Bambino  è una femminuccia di Barile ( la piccola Nicoletta Sepe, che la mamma seguiva con una certa trepidazione durante le riprese del film) poiché il bambinello prescelto, tale Pasqualino Gioseffi, “all’ultimo momento non fu più disponibile perché il padre Vito si preoccupò per “correnti e malanni giù per i burroni” .
Altra curiosità: Giuseppe Cappa, che interpretava Baldassare, nelle riprese delle scene mantenne  ( e si notava) il suo orologio, un berloku, una specie di ciondolo del cosiddetto “oro di Bologna”. E ancora la necessità di mascherare un palo della luce elettrica che si trovava sulla sommità della collina “ta Sheshi” e che sbucava comunque il regista inquadrasse le scene. Per ovviare all’inconveniente furono subito acquistate a Bari alcune foglie di palma che sistemate sul palo di cemento questo divenne una meravigliosa palma del fondo scenografico.Riportato nel volume il non semplice lavoro del regista nel reclutare i personaggi che più fossero idonei ad essere utilizzati nelle riprese del film.
E come molti dei protagonisti barilesi fossero individuati nei luoghi più impensati e quasi per caso (bar, cantine, per strada ecc.). Insomma uno spaccato ambientale e operativo molto interessante e, da un certo punto di vista, accattivante.
“Con questo lavoro- scrive Rocco Brancati nella prefazione al volume – Donato Mazzeo non ha voluto interessarsi di un “capolavoro della cinematografia” italiana e mondiale ma rileggere una pagina delle storia locale che è diventata pagina di storia nazionale e universale”.
E a nostro parere ci è riuscito molto bene.


Michele Traficante

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