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ALFREDO BOCCHETTI SULL’ANTIPEDAGOGIA DEI POLITICI

In un volume analizzate e contestate alcune iniziative degli ultimi tempi.

“Al mio nipotino Matteo, appena nato. Entrato in un mondo di frequenti inganni e di valori spesso offesi. Con l’augurio che si guardi bene dai primi e lotti per i secondi”.
Ecco il Matteo Alfredo Bocchetti pedagogo ed educatore pensoso della formazione democratica dei giovani. In questa dedica del suo recente volume” L’antipedagogia dei politici”, Armando Editore, Roma, pagg.212, lo stimato dirigente scolastico, in pensione da alcuni anni, fissa i principi basilari di una sana ed attuale formazione dei giovani, mirante alla consapevolezza delle false ideologie sociali ed etiche, al rispetto e difesa dei principi e dei valori della democrazia. Lo fa, col piglio dell’uomo di scuola dalla profonda formazione didattica e pedagogica, analizzando e infine contestando tre problematiche, negli ultimi tempi saliti alla ribalta delle cronache politiche, in chiave prettamente scolastica.
Interessante la metodologia usata da Bocchetti in questo pregevole lavoro; vale a dire l’intervista semistrutturata “poiché ritenuta la più funzionale a coglierne i vari aspetti e la più avvincente per chi è interessato ai problemi della scuola, dell’orientamento e della formazione”. Ne viene fuori una specie di reportage  sulle problematiche più scottanti che investono il complesso mondo della Scuola italiana dei nostri tempi.
La prima questione riguarda il “Caso Adro”, vale a dire l’azione maldestra del sindaco Oscar Lancini di Adro, paesino della provincia di Brescia, che, nel settembre del 2010, fece stampigliare ben 700 marchi del “Sole delle Alpi”, simbolo del partito leghista, sui pannelli del giardino, sui muretti, sui cestini di rifiuti, sugli zerbini e sui banchi di una Scuola Primaria Statale dedicata all’ideologo della lega Nord, Gianfranco Miglio.
Con argomentazioni assolutamente inoppugnabili Bocchetti giudica il comportamento del sindaco di Adro come “ un modo forzato di orientare il processo formativo che non è educazione alla libertà ma educazione – plagio, che è la forma di azione più repressiva e più alienante che si possa esercitare sull’alunno”.  In effetti, il sindaco di Andro con la sua azione “ha adottato una strategia di condizionamento psicologico che è caratteristico delle società dove la democrazia non è tollerata”.
Tanto che il sindaco di Adro, alla fine, è stato costretto a fare marcia indietro.
In più si trattava di un’impostazione di pretto regionalismo che precludeva una formazione culturale non solo democratica ma aperta ad una visione di respiro nazionale ed europeo.
Il secondo argomento affrontato (e contestato) riguarda la proposta di legge avanzata il 18 febbraio 2011 da ben 19 parlamentari sulla richiesta d’istituire “una Commissione parlamentare d’inchiesta sull’imparzialità dei libri scolastici”.
Da una lettura approfondita della relazione che accompagna tale proposta di legge, Bocchetti ha subito rilevato l’incongruenza se non addirittura l’infondatezza della



temuta imparzialità dei libri di testo in uso nelle scuole italiane. Il che dimostra, a suo giudizio, scarsa dimestichezza se non proprio chiara inesperienza dei parlamentari proponenti sulle problematiche pedagogiche e didattiche che attengono la formazione degli alunni. Ciò dimostra che esistono ancora oggi orientamenti politici che contrastano con i risultati delle ricerche delle Scienze dell’educazione.  
E qui Bocchetti fa degli opportuni e documentati riferimenti (con programmi scolastici, decreti, leggi e circolari ministeriali ecc.) ad altri periodi storici in cui i libri di testo erano chiaramente orientati da precisa ideologia. Infatti, “durante il ventennio fascista il libro di testo era il vero ed unico maestro in quanto la Scuola doveva avere la funzione di formare il nuovo uomo e il nuovo cittadino italiano. Doveva costruire l’italiano fascista”. Non per niente per il Duce “ Il governo esige che la scuola si ispiri alla identità del fascio […] esige che la Scuola in tutti i suoi gradi e in tutti i suoi insegnamenti educhi la gioventù italiana a comprendere il fascismo e a vivere nel clima storico creato dalla rivoluzione fascista”. E poi il suo simbolo ( il fascio littorio) riprodotto e collocato ovunque.
La terza problematica presa in esame ( critico) da Bocchetti attiene “la pedagogia dell’orientamento – formazione”. Si tratta “di una situazione drammatica che coinvolge genitori e studenti che devono vedersela con l’orientamento e l’accesso all’Università”.
Bocchetti, avvalendosi dei risultati di una ricerca, da lui condotta, con questionari somministrati a professori, prima della Scuola media di 1° grado e poi a professori e studenti di tre Istituti d’istruzione superiore ( Liceo scientifico Federico II di Melfi, Liceo classico Quinto Orazio Flacco, Liceo scientifico Galileo Galilei e pedagogico Emanuele Gianturco di Potenza), mette a fuoco la grossa lacuna di un’inadeguata azione della scuola media sull’orientamento scolastico. Per cui “ la scelta dell’Istituto Superiore è fatta in modo superficiale, acritica, sia da parte degli alunni che da parte dei genitori”. Ciò avviene perché “ non c’è ancora una seria e scientifica valutazione delle tendenze e delle potenzialità culturali degli alunni”. Ne consegue, sostiene Bocchetti, che, poiché negli alunni non vi è una maturità adeguata ad una scelta così impegnativa e non hanno ancora una piena e solida conoscenza del percorso formativo delle Scuole Superiori, la scelta quasi sempre è condizionata ad esigenze logistiche e desideri dei genitori”. Ovviamente in tale contesto scolastico, familiare  e sociale le difficoltà degli studenti emergono prepotentemente nel corso della frequenza dell’Istituto Superiore frequentato che portano, a volte, all’abbandono del corso di studio e quasi sempre disorientamento nell’accesso all’Università.
Di qui Bocchetti propone delle indicazioni didattiche e metodologiche per ovviare a tali inconvenienti. In primis “ che l’attività di orientamento deve interessare tutta l’azione didattica quotidiana nei tre anni della Scuola Media e che bisognerebbe promuovere iniziative di informazione sulle prospettive occupazionali presenti sul territorio”. Ecco perché occorre “saper gestire l’insegnamento – apprendimento in



chiave euristica cioè far sì che l’insegnate o il team docente metta in condizione l’allievo di evidenziare le proprie potenzialità, le proprie attitudini e i propri interessi con esperienze di apprendimento laboratoriale”.
Questioni di ordine socio-pedagogiche non di poco conto queste sollevate da Matteo Alfredo Bocchetti, analizzate con serietà, professionalità e competenza proprio da un uomo che  nella Scuola e per la Scuola ha impegnato le migliori energie intellettuali e culturali, sia come stimato insegnante di scuola elementare prima, sia come affermato dirigente scolastico poi  e sia come coordinatore  di attività di aggiornamento e formatore di docenti. Bocchetti ha, fra l’altro, già pubblicato diversi libri molto apprezzati di carattere socio-pedagogico.
Riflessioni ed indicazioni di Bocchetti, sapientemente argomentate,  che vanno tenute nella dovuta considerazione da parte di chi opera e decide sui destini della scuola. Non per niente Bocchetti si rivolge anche al Ministro della P.I. ( l’allora ministro Maria Stella Gelmini con la sua Riforma) perché si prendano quei dovuti provvedimenti a ché la Scuola assolva in pieno e democraticamente alla preparazione di cittadini consapevoli e adeguatamente formati per una società sempre più globalizzata, anche sul piano economico, sociale e culturale.

Michele Traficante

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