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“QUEI GIGLI…” DEL DOTT. MICHELE LIBUTTI

Presentato l’ultimo volume del noto medico scrittore di Rionero

E sette! Con la recente pubblicazione del volume “Quei gigli di Sant’Antonio “ del dott. Michele Libutti, l’ormai affermato “medico scrittore” di Rionero in Vulture, ha aggiunto un’altra opera pregevole alla sua già cospicua ed apprezzata produzione letteraria. Infatti, il dott. Libutti ha già pubblicato: Pillole, storie in agrodolce di pazienti e… di pazienze” (2000); Don Antonio & altre storie (2002); Il vecchio di Lagopesole (2003); Panta kakà ( 2004); Chiamami quando vuoi ed altri racconti ( 2006); Fiale- croce e delizia di un medico di famiglia del XXI secolo d.c. ( 2007).


Il volume, 216 pagine, edito da Centrostampa di Melfi, porta in copertina un significativo disegno del prof. Franco D’Angola, docente presso la locale scuola media “Michele Granata”.
L’opera, scritta con un linguaggio semplice, elegante e forbito, si caratterizza per l’acuta introspezione psicologica che vede come protagonisti principali un attempato giovanotto, Marco, e la madre novantenne.
Una fitta ed intensa corrispondenza epistolare denota un vincolo forte e di reciproca confidenza fra i due. Marco, stimato funzionario di un ente pubblico a Roma, attribuisce alla fioritura e alla quantità dei gigli, cui è particolarmente legato, lo scorrere benevolo delle vicende della sua vita. Una funzione scaramantica, dunque, ma che nasconde in Marco una grande insicurezza e, soprattutto, debolezza ( forse per timore di sbagliare) nell’intraprendere l’innamoramento verso l’altro sesso, che alla sua età, sulla cinquantina, diventa sempre emblematico e pieno d’incognito. La mamma invece, carica di anni e di ricordi ma, soprattutto, di saggezza ( lapidaria la sua riflessione: “…i medici sono sempre superficiali con le malattie …degli altri”), abbastanza colta ( è stata professoressa di lettere al liceo), forte della sua esperienza di donna vissuta, cerca di portare alla saggia riflessione il suo “ragazzone”, mettendo in campo anche il pensiero degli antichi filosofi e tragediografi greci. Campo culturale, questo, in cui il dott. Libutti è particolarmente versato e preparato, essendo uno studioso ed un profondo conoscitore della civiltà classica. Non per niente, nel 2001, ha conseguito una seconda laurea proprio in lettere classiche.
Di qui le prime esperienze amorose di Marco, o meglio i primi approcci ( con Gisella, Giulia, Gesualda, tutte stranamente col nome che inizia con la G) naturalmente naufragati miseramente nel nulla, tanto da spingerlo alla rassegnazione e ad un certo fatalismo. “ Così è la vita: molte volte ci affanniamo inutilmente, proprio come i calciatori che inseguono quel pallone di cuoio, la cui traiettoria e già decisa...”. Così, ad un certo punto, si esprime Marco, a cui non soddisfano nemmeno i successi nel campo politico. Anzi, in un certo senso, a causa di alcuni comportamenti di politici e circostanze poco edificanti, lo nauseano perché, come ammette candidamente “siamo dei burattini in mano al fato e, nel mio caso, anche a politici furbi e intraprendenti. Troppo per i miei gusti”. Non a caso la saggia madre lo aveva ammonito. “Stai attento alla politica. Non fidarti”.(….) “Se ti accorgerai, in qualunque momento di non trovarti coi tuoi ideali, fai marcia indietro e non aver paura. Potranno dirti che sei un incapace, politicamente, ma non sarai etichettato come un disonesto!”
Principio morale fatto proprio dal dott. Libutti nella sua breve esperienza politica.
Ma anche per Marco arriva il momento giusto. Incontra la donna della sua vita, Maria, una donna del partito, apparentemente abbastanza disinvolta, che diventa anche sua segretaria personale, una volta assunto la carica di assessore.
Maria, in effetti, è molto sensibile, ha sofferto molto, è bisognosa di affetto ed è in grado di darne tanto. Infatti, dopo essersi ben conosciuti, decidono di convivere. Maria gli dà pure una splendida figlia, Maria Gloria.
Ma proprio sul più bello arriva la tragedia. Maria, mentre si reca in ospedale per partorire, viene investita sulle strisce pedonali e muore durante il parto. Nello stesso giorno muore a Milano anche la vegliarda genitrice di Marco. Allora, forse, gli tornò alla mente quanto gli scrisse, in una delle lettere, la cara mamma, e cioè “ … che riusciamo ad amare con tutte le nostre forse le persone quando non ci sono più: solo allora ci accorgiamo della nostra miopia di esseri umani terribilmente imperfetti”.
Anche i gigli non ci sono più! Il tutto fa concludere Marco con queste parole: “Ormai anche la mia storia coi gigli è finita per sempre”. Marco, però, è un altro uomo, più maturo e racchiude nella figlioletta Maria Gloria ogni fine della sua vita.
Una storia ben congegnata e meglio rappresentata, questa di Libutti. “La storia – come scrive Giuseppe Vinci nella prefazione – che emerge è quella di un viaggio interiore, fatto in compagnia di antichi miti, e di filosofi e di scrittori e poeti, da cui viene distillata una riflessione filosofica a tutto tondo sulla vita e sulla morte, sul maschile e sul femminile”.
Il volume è stato presentato ad un folto ed attento pubblico nei giorni scorsi presso la sala convegni del Palazzo Fortunato. L’interessante incontro culturale, coordinato dall’avvocatessa. Teresa Caggiano, ha visto il saluto del sindaco Antonio Placido e le relazioni di Elena Schifino, docente a contratto presso l’Università degli studi della Basilicata, della preside Luigia Bozza e il breve intervento dell’assessore comunale Maria Pinto. Ha concluso la manifestazione l’intervento dell’autore il quale, nel ringraziare il pubblico, per l’attenzione rivolta alla sua persona e i relatori per le belle considerazioni sul suo volume, ha fatto intendere che non finisce qui! Alla prossima pubblicazione, dunque.

Michele Traficante

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