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“LA MAMMA DEI VECCHIETTI” IN UN LIBRO DI MARTIELLO

 Maria Luigia Tancredi, fondatrice della Casa di Riposo “Virgo Carmeli”

“Fiorì una rosa dentro l’orto / l’ho staccata per te e la porto. / Iddio l’ha fatta per i miei vecchietti / abbandonati, tristi e poveretti. / E’ profumata come un incensiero, / così profumi ancora il tuo pensiero. / E’ nata bella come in primavera / per far contenti i vecchi innanzi sera. / Ha qualche spina, tu gliela torrai, / ha dei difetti, tu li vincerai. / Prendi la rosa o caro, e fa del bene / ai poverelli miei che stanno in pena”.
 
Offrendo i fiori e recitando questa poesia Maria Luigia Tancredi porgeva gli auguri, in occasione degli onomastici, dei compleanni e delle festività natalizie, ai tanti benefattori dell’Ospizio di mendicità che aveva fondato nel lontano 1927, oggi accogliente Casa di Riposo “Virgo Carmeli” di Rionero in Vulture. Lo ha fatto per oltre trent’anni assicurando il necessario ai suoi vecchietti che, diversamente, sarebbero morti di fame, sudici e abbandonati. La si vedeva in giro per il paese, frettolosa sempre, sostare qua e là in qualche casa, più spesso in qualche tugurio ove un vecchio o ammalato l’attendeva ansioso. Quivi apriva il suo involto che conteneva bende, cotone, biancheria di ricambio, qualche capo di vestiario e si adoperava nella paziente, disinteressata e delicata cura del povero vecchio o infermo cui mancava ogni assistenza. Maria Luigia, col suo immancabile ombrello, aperto sia d’estate sia d’invero per ripararsi dal sole nelle giornate canicolari o dalla pioggia, con la sua sporta sotto il braccio, i fiori da offrire ai benefattori con la recita della poesia, il recipiente dell’olio, era diventata una figura tipica per le strade di Rionero. In effetti, la generosità dei rioneresi, pur in tempi di grande miseria, non ha mai fatto mancare il sostentamento ai numerosi ricoverati presso gli angusti locali che Maria Luigia era riuscita a reperire presso il vecchio ed abbandonato conventino attiguo alla storica chiesetta di Sant’Antonio Abate alla periferia di Rionero in Vulture.
Maria Luigia Tancredi, nacque a Ripacandida il 5 luglio 1874 da Michele e da Maria Giuseppe Rienzi. All’età di tre anni rimase orfana del padre. Ad otto anni entrò nell’Orfanotrofio “Sellitti e Bovio” di Melfi. Intelligente, vivace, pia, ubbidiente alle suore. Amava quella vita fatta di lavoro e di forte spiritualità. All’età di 19 anni passò a Rionero, ove visse con la madre e il patrigno Francesco Cassese, lavorando di ricamo e facendo la maestra d’asilo in privato. Su suggerimento dei parenti di Ripacandida sposò un tale Donato Antonio Santomauro del luogo. Il matrimonio però non fu fortunato. Rimasta vedova dopo 18 mesi dal matrimonio, tornò a Rionero dalla madre. Nel 1898 si risposò con il vedovo Francesco Paolo Martello (1871-1936), mediatore di vini, che – come lei soleva ripetere “ le volle molto bene e la fece vivere con ogni servitù”. Da questo matrimonio ebbe sei figli ai quali non fece mancare le cure e l’affetto di madre premurosa.
Ma il suo animo e il suo pensiero erano per la chiesa. Era fervente praticante ( riceveva la comunione ogni giorno) e si dedicava all’assistenza dei poveri abbandonati.
Proprio sulla straordinaria vicenda umana e spirituale della mitica Maria Luigia Tancredi (1874-1960), sul suo totale donarsi all’assistenza dei vecchi poveri e abbandonati, recentemente è stato pubblicato un interessante volume dal titolo significativo “Maria Luigia, la Madre Teresa di Calcutta del Vulture” per opera del nipote Donato Martiello.
Il libro, è scritto con passione e traboccante di affetto per la pia donna “O Nonna - prorompe Donato Martiello! - Ho dimenticato Dante e Petrarca, Carducci e Leopardi, Montale e Quasimodo, la tua recita è sempre dentro di me e la riascolto col cuore di allora e come il Pascoli, anch’io assieme alle lacrime ritrovo il sorriso”. E ancora. “ Certamente, nonna, quando l’animo è inquieto e il mio cielo è scuro, in ogni contrada rivedo la tua immagine e risento forte il bisogno di te”. Infatti, l’autore sull’onda dei ricordi e dell’esperienza vissuta traccia un quadro sociale, economico e culturale dei tempi vissuti dalla nonna Maria Luigia. Tempi duri, fra miseria, guerre e terremoti in cui i vecchi erano soli ed abbandonati, quindi poveri in quanto privi di affetto familiare ma anche “pezzenti”, in pratica vivevano nella più nera indigenza. In questo contesto rifulse l’opera umanitaria di Maria Luigia che, secondo le efficaci parole di Nino Calice (1937-1997) era “quell’esile e linda vecchietta morta d’amore per gli emarginati”. E, in effetti, Maria Luigia non si risparmiò, fino alla morte, nell’assicurare a tanti “derelitti” umani un minimo di assistenza e di dignità. Tanto da avvicinarla per la smisurata passione di carità ad un’altra straordinaria donna: Madre Teresa di Calcutta. “Accanto ad esempi eccezionali – ha sostenuto mons. Padre Gianfranco Todisco, vescovo della Diocesi di Melfi - come quelli di Madre Teresa di Calcutta, che ai poveri donava innanzi tutto un sorriso ed un aiuto concreto, accompagnato sempre da una carezza, che era espressione della tenerezza e della benevolenza di Dio verso gli ultimi, ce ne sono tanti altri, anche meno eclatanti, ma non meno illuminanti e degni di essere ricordati, come quello di Maria Luigia Tancredi, la nonnina che alcuni decenni fa a Rionero andava in giro con un cestino di fiori in una mano, e nell’altra un contenitore per raccogliere l’olio per i poveri della Casa di Riposo da lei fondata, il cui ricordo è ancora vivo nella mente e nel cuore di molti rioneresi”. Così anche Emilio Colombo, in “Pensiero” rivolto all’autore, dice: “Effettivamente delle tante tue argomentazioni ragionate e appassionate, sempre sostenute da una puntuale documentazione storica, nella figura di Maria Luigia, fondatrice anche lei di una straordinaria opera di carità che fu la Casa di Riposo, oggi “Virgo Carmeli”, a Rionero, si evidenziano sentimenti e comportamenti che fanno rassomigliare a Madre Teresa di Calcutta”.
“ Il miracolo di Maria Luigia – scrive il sindaco di Rionero Antonio Placido -, la costruzione dell’Ospizio, sembra dire l’autore, illumina, in fondo, i caratteri di una comunità che, nelle fasi più buie della sua storia, sa fare appello a risorse umane e materiali insperate, che spesso dimentica di possedere”.
Giampaolo D’Andrea, nel rappresentare i tempi “bui” dal primo dopoguerra al
secondo conflitto mondiale in cui operò la fondatrice della Casa di Riposo riconosce che “In piena guerra, in occasione del Natale 1941, all’azione di nonna Maria Luigia era stato tributato un sorprendente riconoscimento da parte di un mondo apparentemente lontano, quello della grande Milano, con l’assegnazione del premio Motta della Bontà, che la segnalava così all’attenzione nazionale, oltre a rendere utilizzabili per le sue opere l’insperata somma di cinquemila lire”.
A rendere più palpabile l’intensa e straordinaria opera di carità di Maria Luigia contribuiscono le testimonianze scritte di alcuni che hanno conosciuto “la mamma dei vecchietti”. Don Pasquale Di Giacomo, già arciprete per molti anni della Chiesa Madre (“ Maria Luigia riusciva a portare avanti la sua opera, riusciva a coniugare molto bene la dolcezza nei rapporti con chiunque con l’autorevolezza nelle decisioni e nell’assicurare l’ordine e la disciplina tra gli Ospiti della Casa di Riposo”). Egle Russillo ( “Pur essendo sposata e con numerosa prole, ebbe pietà di due vecchietti senza affetto e senza mezzi di sussistenza). Gianni Schelotto ( “ L’incontro con Maria Luigia fu per me un fatto che, senza esitare potrei definire rivoluzionario. Maria Luigia mi porgeva un mazzetto di fiori ed erbe odorose e, con l’umiltà dei Grandi, recitava – lei a me –Prendi la rosa, e cara, fai del bene”). Giuseppe Giannattasio (“… senza nessuna presunzione di voler dettare regole, penso che il miracolo quotidiano compito da Maria Luigia, Sorella dei derelitti, dovrebbe essere proposto per l’esame di beatificazione”). Raffaele Tirico ( “ Di Maria Luigia Tancredi rimane oggi inconfondibile l’impronta generosa del suo passaggio”). Anna Rosati, già presidente della Casa di Riposo (“ Maria Luigia per essere santa come lo era lei non c’era bisogno di altari e di candele”). Vincenzo Buccino ( “ Se paralessero i muri di quelle poche stanze, narrerebbero l’abnegazione di quella donna che era madre, infermiera, benefattrice, sorella, cuoca, lavandaia, ordinatrice di cose e di pensieri buoni”). Biagio Amorosino (“ Era una piccola grande donna che sacrificò l’intera sua esistenza ad assistere e curare la gente più povera a bisognosa di Rionero”).Dario Volonnino che compose una toccante poesia in ricordo di Maria Luigia.
Il volume, 180 pagg. corredato di numerose ed interessanti fotografie, è stato presentato nei giorni scorsi presso il Centro Sociale con gli interventi del sindaco di Rionero Antonio Placido, di Rubino Grieco, di mons. Gianfranco Todisco, di Giampaolo D’Andrea, di Rosa Preziuso ( ha illustrato le impellenti necessità economiche della Casa di Riposo), di don Pasqualino di Giacomo, Anna Rosati. Alcuni brani del libro sono stati letti da Lillino Covella e Rosita Ambrosio.
Il ricavato della vendita del libro, fatto pubblicare dall’autore, sarà interamente devoluto alla Casa di Riposo “Virgo Carmeli” di Rionero.

Nichele Traficante

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