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IL TEATRO A RIONERO IN UN LIBRO DI MAURO CORONA

Un prezioso testo che narra fatti e personaggi di un tempo andato e presente - L’autore, uomo di teatro, è tuttora figura di spicco nell’attività teatrale

Che Rionero avesse una notevole e consolidata tradizione, nel campo del teatro e dello spettacolo in genere, era un fatto acquisito e noto a tutti. Che nel corso degli anni non pochi personaggi caratteristici rioneresi avessero calcato, anche con successo, il palcoscenico e, quanto meno, messosi in luce per le notevoli qualità recitative ed artistiche, pure si sapeva.
 
Mauro Corona si è fatto memoria storica di tali eventi e personaggi, dando alle stampe il pregevole volume “Il teatro a Rionero.Maschere e Tradizioni- Dall’Unità d’Italia ai giorni nostri” (Appia 2 Editrice, Venosa, Arti Grafiche Finiguerra, Lavello).
Mauro Corona (Rino per gli amici), è stato uno dei fondatori, nel lontano 1977, con un gruppo di amici (Antonio Pallottino, Carmine Ambrosio, Pasquale Santoro, Rosa Prezioso, Pasquale Sacco, Lillino Novella, Antonio Ficarazzi) del mitico Gruppo 8, l’ormai affermata compagnia teatrale rionerese.
Mauro Corona l’amore per il teatro e la recitazione ce l’ha nel sangue, non fosse altro perché è il pronipote di quel Nicola Rosario Corona, autore delle musiche delle prime operette rappresentate a Rionero in Vulture “Il Don Sempronio” e “L’impresa teatrale”, messe in scena, con un gruppo di amici, fra cui Giovanni Plastino, autore dei testi, negli anni 1880 e 1881.Amore, diremmo viscerale, di Mauro Corona per il teatro, che lo ha portato a calcare il palcoscenico, quale componente di primo piano della compagnia teatrale del “Gruppo 8”, che, nel corso degli anni ha riscosso lusinghieri successi di pubblico e di critica in Italia e all’estero.
Negli anni 1981/82 partecipa ad un concorso radiofonico nazionale in RAI con un dialogo comico, portando la Basilicata in semifinale e, sempre come attore al programma televisivo “Sereno variabile”, in un flash sui “Sentieri dei briganti”.Nel 1987 riceve una menzione speciale per il ruolo del direttore d’orchestra in “Tingeltangel” di Karl Valentin al festival Nazionale FITA a Termine Imprese. Nel 1991 interpreta il ruolo del padre di “Quinto Orazio Flacco” nell’omonimo film scritto e diretto da Pasquale Tuciariello.
“La maschera di Corona – ha sostenuto Giampiero Francese, presidente dell’Opera teatro di Melfi – sa tanto di cechoviano per la verve tragicomica delle sue “performance”, dove i personaggi, inquieti, falliti e delusi, naufragano nell’incomprensione e nella monotonia della vita provinciale”. Corona, infatti, è un attore di lungo corso avendo fin da ragazzo, alla scuola del noto comico rionerese Enrico Brienza (“Ricucc’ Calosc’”) mostrato particolare predisposizione artistica sia nei personaggi brillanti sia patetici. Alcune sue brillanti interpretazioni (“Gastone”, “Don Brancesco”, “ Il poeta squattrinato”, “Il tabacco fa male” e tante altre) sono state registrate, nel 1999, in una pregevole videocassetta dal significativo titolo “CORONASHOW”, realizzato per le Edizioni “Il Borghetto” di Rionero in Vulture e che tanto successo di pubblico ha riscosso, essendo stata immessa nel circuito di varie TV private.
Ma Mauro Corona non è solo fine attore ed apprezzato interprete di tante commedie, è la “memoria storica” della tradizione teatrale ed artistica della comunità rionerese, nonché dello sport (ha pubblicato, nel 1985, l’interessante volume “Un secolo di sport a Rionero”, Edizione Telecento.
Nel volume sul teatro a Rionero, ricco di rare fotografie, documenti ed illustrazioni d’epoca, vengono tracciate le linee maestre, le tappe fondamentali del “cammino “ teatrale, musicale e culturale, con i suoi momenti esaltanti, le sue battute d’arresto, i personaggi chiave, verificatosi nella città del Vulture in oltre cento anni, fino ai giorni nostri. Dalla nascita del famoso “San Carlino£ (1881) alle rappresentazioni nei vari teatri, Municipale, Eden e Moderno fino alla costruzione del cinema teatro Combattenti (1936) su progetto dell’ing.Giuseppe Catenacci, alle proiezioni dei primi film muti e poi sonori, al cinema teatro Arcobaleno di Vincenzo Vorrasi, fino alla costituzione del “Gruppo 8” e alla più che ventennale sua prestigiosa attività artistica.
Ne viene fuori uno spaccato quanto mai interessante ed istruttivo della realtà storico-sociale-economica e culturale della comunità rionerese.Personaggi caratteristici, noti e meno noti, che hanno lasciato una traccia profonda nella “memoria” di chi è un po’ più avanti negli anni, ma, forse, del tutto sconosciuti alle nuove generazioni, scorrono come una “rappresentazione filmica” in questo volume, dalla godibile lettura, che si avvale di una illuminante introduzione del compianto senatore Nino Calice, scritta nell’agosto 1977.
“Don Antonio Ferretti”, il fine dicitore alla Petrolini; ”Turdei” (Michelangelo Curto), il diavolo; Rocco Di pace” (che, per rima, tutto face, come si diceva), l’inventore della musica a colori; ”Ricucc’ Calosc’ “, (Enrico Brienza), il macchiettista per eccellenza e l’impareggiabile maestro di tanti giovani “commedianti” nostrani, fra cui, lo stesso Mauro Corona, sono i personaggi che maggiormente hanno rappresentato “i tipi” più noti, l’espressione più genuina di una notevole capacità creativa e recitativa popolare e popolaresca e che hanno “allietato” in tempi duri, difficili, di una vita grama, vissuti dalla comunità rionerese nei decenni passati.
Tutta questa “varia umanità”, con i suoi risvolti sociali e culturali, è stata messa in risalto con efficacia e lucidità di analisi, anche antropologica, dalla “penna” di Mauro Corona che ha saputo, fra l’altro, fra il serio e il faceto, lanciare alcuni utili insegnamenti.
Un volume assai pregevole, dunque, questo di Corona, ricco di utili spunti e di serene riflessioni, trasmesso alle nuove generazioni perché, come dice l’autore”Non dimenticare: avere – oggi più di ieri – memoria, sensibilità e bisogno conoscitivo del passato, per meglio capire il presente e migliorare il nostro bagaglio sociale e culturale e, perché no, quello dei nostri figli”.
Siamo perfettamente d’accordo.

Michele Traficante

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