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DUE SECOLI DI SPORT A RIONERO IN VULTURE

In un pregevole volume ricordato il presidentissimo Pasquale Corona.
di Michele Traficante

Nel centenario della nascita e trentennale della morte di Pasquale Corona ( 1910-1980), mitico presidente del C.S. Vultur di Rionero, è stato presentato nei giorni scorsi l’interessante volume “La storia dello Sport. Rionero 1800-2010”, Valentina Porfidio Editore, Moliterno, pagg. 424, curato con amore e passione da Mauro Corona ( Rino per gli amici), figlio del compianto “Don Pasquale”, in un’elegante veste tipografica.


Il volume, “frutto di anni di studio, di ricerca e impegno sorretti dal forte attaccamento, amore per il passato e per la propria terra “ in verità, è una riproposizione, aggiornata ed ampliata, del precedente volume “Un secolo di sport a Rionero”, sempre a cura di Mauro Corona, pubblicato nel 1985 da Telecento di Rionero.
Il libro, composto di 18 capitoli, è diviso in due parti: dall’800 al secondo conflitto mondiale e dal 1949/50 fino ai giorni nostri col campione mondiale di pugilato Roberto Cammarelle.
Si tratta di una summa dello sport rionerese degli ultimi due secoli, comprendente la caccia con le famose battute degli inizi dell’800, l’alpinismo ( o meglio l’escursionismo, di cui Don Giustino è stato vero protagonista), il ciclismo, il podismo, l’atletica, il pugilato, lo sci, il tiro a volo, il calcio femminile ecc. con tante notizie interessanti, aneddoti, dati statistici; il tutto riccamente illustrato con foto d’epoca ed anche recenti. Emergono così, fra l’altro, pratiche sportive ed atleti rioneresi delle varie discipline che si sono distinti sia in campo regionale e sia anche nazionale, ma purtroppo quasi del tutto sconosciuti.
La presentazione del volume, coordinata con garbo e professionalità dal giornalista Emilio D’Andrea, direttore del mensile “Lucania confronti”, è avvenuta nei giorni scorsi nell’atrio dello storico Palazzo Fortunato alla presenza di numerosissimi sportivi ed estimatori dell’autore. Sono intervenuti, portando il loro appassionato contributo di conoscenze e di testimonianze, non senza qualche utile riflessione sull’attualità dello sport locale e regionale, il sindaco di Rionero Antonio Placido ( “Rino ci offre un saggio di storia sociale”), il prof. Antonio Libutti con un’ampia ed interessante relazione, Piero Rinaldi, presidente della F.I.G.C. Lucana e Adalberto Corona, cugino dell’autore ( i nonni erano fratelli), consigliere regionale della Federcaccia, campione d’Italia Tiro a volo nel 1973 e Stella d’Oro al valore dello Sport Italiano, che ha offerto “ succosi” flash di ricordi personali. Le conclusioni sono state tratte, con passione e comprensibile commozione, dall’autore del volume Mauro Corona. Proiettate anche alcune significative immagini riportate nel volume.
Ma, soprattutto, si è esaltata la figura carismatica del compianto Don Pasquale Corona, impareggiabile sportivo, organizzatore e promotore sociale, ricorrendo appunto il centenario della sua nascita e il trentennale della morte.
“Un libro validissimo - come ha scritto Antonio Libutti nella pregevole Prefazione - affrontato con compostezza, all’ombra di quella storiografia che incorporando anche lo sport tra i suoi oggetti, ne ha individuato la funzione di “nazionalizzazione” o più modestamente, come per Rionero, la formazione di una coscienza comunitaria”.
Per uno come me, rionerese verace ormai con i capelli bianchi e un po’ avanti negli anni, ma che in gioventù ha molto “masticato” di sport, ricordare Pasquale Corona ( il “presidentissimo” per antonomasia) è sempre motivo di profonda nostalgia e di grande rammarico per la scomparsa di uno sportivo che più sportivo non si può,
padre del gioco del calcio a Rionero e non solo.
Correvano i primi anni della metà del secolo scorso e noi, un manipolo di giovani del rione Costa ( da alcuni ritenuti scapestrati), ci davamo battaglia con
la palla ( non si trattava di pallone di cuoio), nel largo Belvedere ( presso la chiesa di San Nicola) con gravi e continui rischi per i ventri delle porte e delle finestre adiacenti, che spesso andavano in frantumi. L’anziano Michele Ributti, che aveva bottega proprio in quei paraggi, era pronto a minacciarci col “r’ibott” ( fucile a due canne) per farci scappare. Ma noi ritornavamo da incoscienti e un po’ strafottenti. Così trascorrevamo buona parte dei pomeriggi schiamazzando, correndo e “sudando” che più non si poteva, ma felici di poter scaricare le nostre esuberanti energie giovanili.
Per noi la squadra del pallone ( non dicevamo di calcio) di Don Pasquale Corona
rappresentava la “Nazionale” del Vulture e non solo. Era un modello inimitabile
e “irraggiungibile”. Don Pasquale, poi, mitico sportivo con la passione non solo del gioco del calcio ma anche di incallito cacciatore ( lo s’incontrava spesso col fucile ad armacollo e i cani da caccia, i magnifici “poiters”, al guinzaglio) del quale in paese si favoleggiavano i suoi trascorsi di forte atleta nella corsa veloce
e di organizzatore di gare sportive ( atletica leggera, ciclismo ecc. ), oltre che di vari spettacoli e manifestazioni ricreative.
Nella metà degli anni ’50 del secolo scorso, con un bel gruppo di amici ( di compagni, come ci chiamavano ) diedi vita ad una squadra di calcio rionale, la famosa “Vulturus”. A tal proposito, molti si sono chiesti (e si chiedono) da dove avessi preso quel nome. Semplice: allora sui pacchetti di sigarette c’era la scritta: 20 sigarette 20. Di qui l’idea di U.S. Vultur U.S: ( U.S.Vulturus, appunto).
Don Pasquale, a cui non sfuggiva nulla per quanto riguardava i giovani che davano calci al pallone, mise gli occhi addosso alla Vulturus. Un giorno mi ha chiamato e mi ha proposto l’iscrizione della mia squadra al campionato di 2^ divisione. E così avvenne. Naturalmente provvide a tutto lui, con grande generosità e assistenza.
Ricordo quando, nel locale del Circolo Sportivo Vultur, posto allora in Via Nazario Sauro 3, ci cedette, a prezzo diciamo politico, vale a dire irrisorio, quasi gratis, qualche vecchio pallone e alcune scarpe da calciatore usate, che il buon Luciano Biase, apprendista calzolaio, pazientemente riparava in una stanza della mia abitazione, diventata sede sportiva della mia squadra, e rendeva usabili, mentre il simpatico e sempre ilare Ennio Rosati, da poco passato a miglior vita, ci teneva allegri con le sue esilaranti barzellette.
Ma le attenzioni di Don Pasquale nei nostri confronti non finivano qui. Seguiva la squadra negli allenamenti che avvenivano, addirittura, sul campo sportivo; noi che eravamo abituati a “ scatenarci” in partite interminabili nella cava presso la ferrovia. Ricordo Don Pasquale ai bordi del campo col cappello a larghe tese con la parte anteriore abbassata sulla fronte e l’eterna sigaretta in bocca ( una ne spegneva e una ne accendeva, tanto che i polpastrelli delle dita erano vistosamente diventati gialli). Don Pasquale era non solo il tifoso “sfegatato” della sua squadra, ma era soprattutto lo sportivo impareggiabile che incoraggiava
incessantemente i suoi ragazzi ( i suoi “pulcini” e i “boys” com’erano chiamati), era l’allenatore espertissimo nel gioco del calcio, era il dirigente accorto e paziente. Ma soprattutto era l’uomo dal cuore d’oro, il “papà” buono, affettuoso e comprensivo dei suoi giovani calciatori, di qualsiasi estrazione sociale purché volenterosi ed ubbidienti. Con loro trascorreva molte ore della giornata ( anche delle serate, fra cene e intrattenimenti vari, pur di tenerli lontani dalla strada), inculcando i sani principi del vivere civile e dando “paterni” consigli anche nella vita privata e nelle immancabili questioni di “cuore” dei suoi ragazzi.
Ricordo quando si usciva dal campo sportivo, dopo gli allenamenti o le partite, lui sorridente e scherzoso col pallone sotto il braccio, continuamente e festosamente attorniato dai “suoi” giovani giocatori che lo adoravano per le tante attenzioni a loro riservate che, forse, non ricevano nemmeno dai genitori.
Seguiva con particolare interesse le giovani promesse della mia Vulturus ( Michele Iannetti, Giovanni Pannone, Giuseppe Cicchiello ( Pella Pella), Antonio Sicuro, Giuseppe Libutti ed altri ), che al momento giusto ed opportuno seppe valorizzare facendoli passare alla sua Vultur con ottimi risultati.
Don Pasquale Corona, discendente di quella borghesia che, in altri tempi, influiva non poco sulla vita sociale e culturale della comunità rionerese, aveva l’anima nobile del missionario verso la gioventù; perciò egli sentiva il suo cuore sempre giovane, carico di energia da spendere per l’elevazione morale e civile delle nuove generazioni. Un educatore carismatico dunque e anche di più. Non
per niente per qualche anno ( dal 1937 al 1939) ha insegnato educazione fisica nella scuola di avviamento professionale e, per i suoi meriti sportivi, fu chiamato dall’allora direttrice didattica Maria Catenacci Rubino a preparare i ragazzi della scuola elementare di Rionero per i saggi ginnici del famoso “sabato fascista”. Qui ha affinato la sua tecnica nell’approccio alle diverse problematiche giovanili.
Ci sarebbero tanti altri “aneddoti” da raccontare sul mitico personaggio Pasquale Corona, ma mi fermo qui.
L’unica amara constatazione è quella di notare, negli ultimi tempi, un’immeritata dimenticanza, oggi che la gioventù vive tempi non felici e forieri di grossi rischi per la loro sana formazione morale e civile. Bene ha fatto, nel 1993, il Comune di Rionero ad intitolare a Pasquale Corona lo Stadio comunale al Serro S. Francesco. Era più che doveroso! Di uomini come Don Pasquale Corona ce ne vorrebbero e come. Questo libro lo ricorda e lo onora in maniera eccellente. Grazie Rino!

Michele traficante

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