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CHI HA AFFOSSATO L’U.R.S.S.

 Disamina storica in una pubblicazione del prof. Antonio Martiello

“Nascita e morte dell’Urss- La vera storia della guerra fredda”. Seguendo il filo che lega ” I principali creatori dell’Urss” e “I principali distruttori dell’Urss“ il prof. Antonio Martiello, marxista leninista di ferro (un fatto di comunismo, che illuminerà l’umanità per tutta la sua esistenza come un grande sole, sintetizzato nel proclama di Marx “Proletari di tutto il mondo unitevi”), nel volume “Nascita e morte dell’URSS (Rionero.- Litostampa Ottaviano- 335 pagine), traccia un interessante exursus storico dell’ormai ex Unione sovietica e se la piglia un po’ con quanti, secondo lui, hanno tradito i principi e, (a suo giudizio) i valori fondanti che stavano alla base della costituzione dello Stato bolscevico.
Da Lenin a Stalin, da Kruscev a Gorbaciov si snoda la parabola ascendente e discendente dell’Unione sovietica e con essa del comunismo incentrato nell’apertura della Costituzione dell’URSS del 1918: “Dichiarazione dei diritti del popolo lavoratore sfruttato” e nelle tesi di Lenin: “Salario ai funzionari, tutti eleggibili e revocabili in qualunque momento, non superiore al salario medio di un buon operaio” , “ Da ciascuno secondo le possibilità, a ciascuno secondo i suoi bisogni”.
Certo in tempi di revisionismo storico, dove fatti e personaggi vengono osservati con la “lente d’ingrandimento”, non sono rari i ripensamenti e giudizi diversi. Ma l’angolazione di osservazione di Martiello resta, sinceramente e con convinzione, fedele alle origini e non si fa scrupolo ad indicare fra le cause del tracollo dell’ideologia marxista leninista la Chiesa cattolica e uomini politici sovietici ( Kruscev e di più Gorbaciov) che, forse per maggiore aderenza ai tempi nuovi, hanno messo in discussione le basi del comunismo, oltre che l’imperialismo americano contrapposto ovviamente alle rivincite del proletariato. “La Chiesa riuscì ad imporre l’immagine dello Stato comunista come di un regime ateo, come la materializzazione dell’anti - religione” - sostiene Martiello - come pure le formidabili frasi ad effetto rivolte verso l’U.R.S.S. per demonizzarla, tipo “l’impero del male, il regno del terrore, la vergogna del nostro tempo, l’intervento militare sovietico, la lunga mano di Mosca, i foschi disegni del Cremlino, nel segreto dell’urna Dio ti vede, Stalin no” ecc. ecc. che hanno fatto il resto. Di qui la deleteria e lunga “guerra fredda” che ha contrapposto le due super potenze mondiali e che ha reso più difficile l’emancipazione ed il miglioramento delle condizioni di vita di milioni di uomini. Non è tenero Martiello nemmeno con i dirigenti comunisti e i politici italiani i quali tendono, quasi tutti, specialmente con la scomparsa del socialismo reale, ai politici americani che sono tutti ricchi e fruiscono di grandi privilegi. Quindi anche i politici di sinistra, in un certo qual modo, si sono imborghesiti e non hanno saputo restare fedeli all’impegno fondamentale di difendere i diritti dei lavoratori, far abbassare la testa a certi “padroni”. Sicché si è affermato il capitalismo più sfrenato e resta tuttora il mostruoso meccanismo che fa diventare chi è ricco sempre più ricco e chi è povero sempre più povero.
Insomma un libro impietoso nei giudizi e nelle critiche ma forse anche con un pizzico di realismo che non guasta, in tempi di grande ipocrisia politica e di magra che costringe i più poveri sempre più a “stringere la cinghia”.
“ La storia della guerra fredda da me descritta - conclude Martiello - ha tutti i motivi perché sia, non adattata in maniera favorevole ai nobili e ai ricchi e nemmeno al comunismo di oggi ma la vera storia”. Se lo dice lui. 
Antonio Martiello, nato a Rionero in Vulture il 3 luglio 1926 ove vi risiede con la famiglia, si può dire veramente un proletario. E’ secondo di ben undici figli di padre calzolaio e madre casalinga. Tempi duri quelli dell’infanzia e dell’adolescenza, di Antonio Martiello, tempi di fame e di miseria, di pidocchi e di cimici. “Mia madre - confessa Martiello - prima di lavare i panni intimi, li bolliva per eliminare i pidocchi e le loro uova”. Alla fine degli anni ’30 per qualche anno è andato a pascolare una capra che il padre aveva comprato per ricavare un po’ di latte. E’ andato anche, con qualche compagno, a spigolare nei campi appena mietuti, partendo all’alba e percorrendo 7-8 Km per tornare verso sera con un sacco pieno di spighe sulla testa. Alla scuola inferiore, a volte era espulso perché non andava al sabato fascista. Dopo le scuole inferiori s’iscrisse al Liceo Scientifico, ma non poté frequentare a causa della miseria e perché la scuola più vicina si trovava a Bari e a Salerno. Fece così lo studente privatista e, per lo più, autodidatta. Presa la maturità a Salerno s’iscrisse ad ingegneria a Napoli, ma la miseria era grande, solo dopo tre anni poté ritirare il libretto. Una vita dura la sua, passata per 50 anni a lavorare. Laureatosi a 35 anni, ha fatto l’istruttore, il segretario di una scuola pubblica, il preside in scuole superiori, ma ha sempre insegnato varie discipline come preparatore privato prima alla laurea e dopo anche come insegnante nelle scuole superiori. Nel 1963 a Rionero in Vulture fu eletto consigliere comunale nel P.C.I. ma durò poco perché l’entusiasmo per il comunismo che Stalin aveva suscitato in lui fu distrutto dall’anticomunista Kruscev.

 Michele Traficante

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