📰 L'Opinione di Marco Lombardi: Gioventù al rogo

Troppe volte i fatti di cronaca nera e giudiziaria ci portano a riflettere sui rapporti tra il nostro mondo degli adulti e quello dei giovani. A chiederci se siamo stati in grado di educare i nostri figli, dar loro la giusta disciplina, il senso del rispetto verso la vita degli altri e la propria, lo spirito di sacrificio. La risposta che spesso ci diamo, molto auto assolutoria, è che siamo stati troppo permissivi, troppo amici e poco educatori, in una parola: deboli. Incapace di recuperare autorevolezza nella sfera privata e familiare, è come se il mondo adulto cerchi ora di imporre autorità attraverso le strutture astratte dello Stato, esimendosi così dal senso di colpa. Si varano provvedimenti ad hoc contro la devianza giovanile. Si creano nuove fattispecie di reato, una su tutte la norma anti rave. Se ne inaspriscono altre, per cui oggi un giovane che versa passato di pomodoro sulla facciata di un palazzo, o blocca il flusso degli autoveicoli occupando una strada, rischia di prendere più anni di galera di uno stupratore o un potenziale omicida. Le cariche contro gli studenti, i quali di certo hanno provocato e forse alzato le mani per primi, rientrano perciò in una logica più ampia, quella dell’imperio della legge, della violenza dell’ordine. Certo che la realtà è complessa, ci sta il bianco, il nero e svariate tonalità di grigio in mezzo, ma se questo è l’andazzo delle cose non passerà molto tempo prima che dall’altra parte, compressi tra un presente iniquo e un futuro senza prospettiva, si passi al contrattacco e i torti si confonderanno con le ragioni. Allora, come reagiremo, con l’esercito e i carri armati nelle strade? 

 Marco Lombardi