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📰 L'Opinione di Marco Lombardi: Al treno, al treno!

 

“Quando dico treno, andate via da lì”. Ancora una volta la pratica e l’esperienza sul campo trovano il trucchetto per aggirare una norma di sicurezza redatta da scrupolosi burocrati che non hanno mai messo piede in un cantiere o in un’azienda. Deve essere questo il retropensiero che ogni giorno anima l’organizzazione del lavoro in Italia, la scorciatoia per aumentare la produttività, risparmiare sui costi e cercare così di incrementare i margini di guadagno, o semplicemente andare pari. Tutto probabilmente fatto per lo più in buona fede ed è questo che rende difficile scalfire la sfiducia non solo dei datori di lavoro, ma anche di molti lavoratori, verso la legislazione nazionale in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Stiamo d’altronde parlando di un tomo giuridico di oltre trecento articoli e cinquantuno allegati, cui si somma un numero indefinito di circolari attuative, protocolli operativi, sentenze consolidate e altra analoga documentazione di rango regionale. Visto che tanti, se non la maggior parte, degli infortuni sul lavoro sono dovuti proprio al senso di pratico di chi sul campo disapplica questa montagna di articoli, commi e testi di ogni sorta, prima o poi bisognerà fare un bel gruppo di lavoro, tirando tutti dentro, anche a costo di bussare alla porta di ogni grande o piccola impresa e parlarsi chiaro. Perché a creare architetture giuridiche impeccabili, ma di fatto osteggiate da chi dovrebbe metterle in pratica sul campo, diciamolo, noi italiani siamo bravissimi, solo che in questo caso specifico il conto dei morti e dei feriti non è davvero più sostenibile. Troppe impalcature ospitano operai edili sprovvisti dei dispositivi di sicurezza, troppe fabbriche disattivano i presidi salvavita dei macchinari perché rallentano la produzione, troppi corrieri sforano i tempi di guida continuativa per aumentare il numero di consegne. Su questa grande ipocrisia, dove si pontifica nelle assemblee elettive e poi si chiudono entrambi gli occhi di fronte ad una realtà completamente diversa, si è creata molta ricchezza per il nostro paese, ma ora è giunto il momento di tirare una riga. Ce lo meritiamo come cittadini europei, come individui titolari di diritti e doveri, come esseri pensanti. Se c'è da rimettere mano a certe regole impraticabili, lo si faccia. Se c’è da dare incentivi o contributi a fronte dell’appesantimento dei ritmi di lavoro causato dal rispetto di protocolli che tutelano la nostra salute, eroghiamoli. Se c’è da rafforzare la vigilanza e punire chi lucra senza se e senza ma sulla pelle propria e dei propri collaboratori, mandiamo più ispettori sul campo e inaspriamo pene e sanzioni. Ad ogni modo facciamolo insieme e per davvero, perché gridare al lupo al lupo per puro esercizio intellettuale, non potrà che generare altro colpevole sangue e dolore.

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