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📰 L'Opinione di Marco Lombardi: Una persona "perbene" al Quirinale


Chissà se oggi Toto Cutugno, esempio fulgido di cantante nazional popolare, o dovremmo forse dire più opportunamente nazional populista, riscriverebbe così il testo di L’Italiano: “Buongiorno Italia gli spaghetti al dente / un patriota come presidente”. Perché forse, esaurito purtroppo per ragioni anagrafiche il bacino dei partigiani da cui pescare il nome sicuro per il Quirinale, non resta che amalgamare la fragile e frastagliata identità degli italiani con il collante del patriottismo. Che poi, a ben vedere, il sostantivo patriota è definito nell’enciclopedia Treccani come colui, o colei, precisazione di genere niente affatto scontata, che ama la patria e mostra il suo amore lottando o combattendo per essa. Ci mancherebbe altro fosse il contrario e che candidassimo o addirittura eleggessimo alla presidenza della repubblica una persona che non amasse l’Italia e che nella sua vita, nelle parole e nei comportamenti, avesse anteposto interessi di parte o addirittura tornaconti personali al bene della collettività. Chi rivestirà la massima carica nel prossimo settennato dovrà essere pertanto una persona scevra da ogni conflitto di interessi verso l’unico e solo scopo della propria condotta privata e istituzionale, vale a dire l’interesse del paese. In questo non si può che essere pienamente d’accordo con Giorgia Meloni, anche se lei forse aveva più in mente eroiche figure del tipo qui non passa lo straniero, una sorta di Gattuso della politica che erge una diga a centrocampo contro l’avanzata dell’avversario di turno: ora un francesce, ora un inglese, ora un arabo o un africano. Peccato che le guerre di confine sono finite da un pezzo e da altrettanto tempo si è capito che con le barricate si va poco avanti. Ecco, allora, che se il termine patriota rischiasse di essere confuso con un nazionalismo di facciata, magari anche un po' nostalgico di mitici fasti imperiali, specie ora che l’impero è altrove, sarebbe forse il caso di non utilizzarlo, onde evitare equivoci. Ci si potrebbe accontentare di eleggere a Capo dello Stato una persona giusta, ecco sì, una persona perbene, termine caduto in disuso ma che contiene tutte quelle virtù che il rappresentante di un paese dovrebbe possedere agli occhi dei propri cittadini e del mondo, vale a dire onestà, rettitudine sociale e morale, coscienziosità e scrupolosità. Sì, diciamolo pure senza riserve, che il prossimo settennato sia retto da una persona perbene, qualunque ne sia l’appartenenza politica. Visti i tempi che corrono sarebbe un risultato straordinario.

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