La dottoressa Stefania Lamanna rappresenta da tantissimi anni un punto di riferimento importante nel
mondo della Pediatria dell’intera zona del Nord Basilicata. Svolge la sua professione con competenza e
professionalità dal 1993, assistendo all’evoluzione generazionale di tutti i bambini e delle mamme mettendo
a confronto l’epoca precedente e questa, denotando tante differenze sorprendenti, riferisce infatti di aver
notato, nella società attuale, una prevalenza di digitalizzazione (soprattutto sotto l’aspetto dei social)
piuttosto che aggregazioni interpersonali più partecipate e più vive. Con tutta se stessa si è sempre
prodigata in prima persona per curare i bambini in maniera dettagliata, attenta, e soprattutto per ‘’educare’’
le mamme per quanto riguarda l’approccio psicologico, di educazione ed abitudine dei lori figli. La dott.ssa
Lamanna sottolinea l’importanza di seguire oculatamente i bambini da 0 a 16 anni circa, affermando che
secondo il suo parere professionale ogni età abbia qualcosa da verificare, controllare, sottolineare; ed
evidenzia il vantaggio delle mamme di poter avere un affiancamento costante nella crescita del proprio
figlio. Oltre alla professione di pediatra, la dott.ssa Lamanna alterna anche la passione verso la scrittura,
infatti varie sono state le sue pubblicazioni come l’ultimo suo romanzo dal titolo ‘’Il Rimpianto Perfetto’’
(redatto nel 2019) al cui interno è narrata la storia di un’anima: parliamo di un libro di formazione, con molti
flashback, apparentemente di semplice lettura ma tendente, in realtà , a richiedere molta attenzione da
parte del lettore per poter essere ben decifrato. Racconta di una donna, a partire dalla sua infanzia in poi,
con la sua sensibilità , felicità e dolori. L’autrice ha partecipato ad un concorso letterario importante come il
premio ‘’Andrea Torresano’’ svoltosi ad Asola in provincia di Mantova classificandosi al secondo posto con la
sua opera pregevole ‘’Il Rimpianto Perfetto’’. Dopo il successo precedente ottenuto con grande
soddisfazione, la dott.ssa Lamanna ha già in programmazione un altro libro. Recentemente ha invece
composto alcune singole poesie e alcuni singoli racconti che si incentrano in prevalenza sul tema della
pandemia da Covid-19. Di questi scritti uno in particolare ci ha fortemente colpiti per le autentiche emozioni
trasmesse, e, con il consenso stesso dell’autrice, ne riportiamo il contenuto:
ANNA
Sono nata nel 1927, ho visto la spagnola e la guerra, ho amato Mussolini e cantato “Bella Ciao”, ho
rispettato mia madre, onorato mio padre, adorato i miei fratelli. Vivo sola da cinquant’anni e mi hanno detto
che devo fare la quarantena, di non uscire di casa, che sta girando un brutto virus che uccide i vecchi.
La quarantena. Come nel Medioevo. Anche la Messa è sospesa e non posso più cantare nel coro, che mi
faceva sentire tanto importante.
Ci andavo ogni sera alla funzione delle sei, nella chiesa vicino casa, con il fard e il rossetto e una goccia di
profumo. E’ a due passi da qui, ma ci riparava dalle bombe durante la guerra, e ora non posso andare nella
mia Chiesa per un virus che neanche si vede. Mah. Io sono sempre stata bene, non prendo neanche la
pillola per la pressione, ho solo questo maledetto ginocchio che mi fa male, ma il medico ha detto che
almeno un dolore lo dovevo avere, alla mia età . La casa dove sto in affitto ha una veranda che dà proprio sul
corso, ma le persone hanno la mascherina e non oso chiamarle, ho paura di sbagliare e che pensino che non
ci veda più bene. E allora me ne sto dietro le tendine, con la luce spenta, e se riconosco qualcuno apro la
finestra e lo chiamo, a piena voce, quasi ridendo. Due parole e vanno via in fretta, chissà perché, dal
momento che nessuno ha più niente da fare. Richiudo la finestra e mi siedo, e guardo e foto di mio padre,
mia madre, e dei miei fratelli, tutti morti, e le altre, più giovani ma di affetti così lontani che non li conosco
più. Fuori è quasi buio, le finestre di fronte si accendono una a una, sarà ora di cena, ma io resto incollata ai
vetri, chissà , magari riconosco ancora qualcuno.
QUESTO RACCONTO E’ DEDICATO A UNA “SIGNORINA” MOLTO ANZIANA E MOLTO ARZILLA CHE VIVE A
GENZANO DI LUCANIA, SOLA E IN COMPLETA AUTONOMIA. TRA LE PERSONE PIU’ SERENE E SEMPLICI CHE
IO ABBIA MAI CONOSCIUTO. HO CERCATO DI DESCRIVERE UNA DELLE SUE GIORNATE DI QUESTO STRANO
PERIODO.
Una donna esemplare, dunque, sia per quanto concerne l’aspetto professionale che per quello umano, di
cui si ha sempre più un bisogno impellente.
Francesco Preziuso,
Carmen Piccirillo
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