Sensoinverso Edizioni - Euro 17 – pag. 290
La letteratura calcistica (come il cinema) non ha mai avuto grande fortuna in Italia,
nonostante scrittori come Arpino abbiano celebrato i mondiali del 1974 con Azzurro
tenebra e registi come Pupi Avati abbiano girato Ultimo minuto . In ogni caso escono
libri e film dedicati al calcio, che continuo a leggere e vedere, fedele a un’antica
passione che mi tiene avvinto alla palla di cuoio almeno dal 1965, in pratica da
quando ho l’età della ragione. Tra le ultime belle cose lette e viste posso citare il libro
di racconti Undici metri di Vitali e Targa, il film La partita di Francesco Carnesecchi,
ma anche l’ennesima visione de L’allenatore nel pallone di Sergio Martino e de I due
maghi del pallone con Franco e Ciccio. Soffermiamoci su Undici metri - Storie di
rigore , che gode della bella prefazione di Darwin Pastorin (altro grande scrittore di
calcio) e analizza con lo strumento narrativo il ruolo del penalty nella storia del
calcio. Vitali e Targa partono dal primo tiro dagli undici metri per giungere ai giorni
nostri, prendono in considerazione il trionfo di Berlino, i tiri mondiali di Baresi,
Baggio e Di Biagio, il cucchiaio di Totti, le imprese di Zico, Platini, Falcao e Gullit.
Sessanta racconti dove trovano spazio persino due bidoni come Caraballo e Toffoli,
con i loro errori macroscopici, accanto alle autoreti del mitico Comunardo Niccolai.
Sessanta racconti di passione calcistica, una vera manna per gli appassionati, perché
forse non tutti sanno che il calcio di rigore è nato nel 1890, sette anni prima che
nascesse la Juventus, e che prima si giocava senza il penalty, fino a quando un
portiere irlandese non propose l’innovazione alla federazione britannica.
Un’invenzione che non portò fortuna al povero Mc Crum (questo il cognome del
vecchio carneade ), morto dimenticato da tutti, tradito dalla moglie, alcolizzato e
pieno di debiti. Un’altra curiosità la leggiamo sul miglior rigorista di sempre, un tal
Giampiero Testa (nato a Magenta nel 1938), che ha giocato soltanto in serie C ma non
sbagliava mai un penalty, perché diceva: “Per tirare bene un calcio di rigore si deve
avere la testa libera!”. E visto il cognome che portava ci riusciva. Gli autori narrano
la storia di Antonin Panenka, che ha giocato fino a 45 anni nelle serie minori, ma
viene ricordato per il rigore decisivo del 1976 contro la Germania, primo penalty a
decidere una competizione importante. Si rammenta il cucchiaio di Totti del 2000
contro l’Olanda, ma anche il rigore assurdo di Platini in uno stadio pieno di morti, in
Belgio, contro il Liverpool. Benito Lorenzi, invece, non tutti lo conosceranno, era
Toscano come me e lo chiamavano Veleno , quando nel 1957 con un rigore al limone
(leggete il libro per capire!) fece fuori l’odiato Milan indossando la maglia
nerazzurra. Un libro imperdibile per tutti gli appassionati di calcio.
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