Il posto delle fragole di Mario Coviello: “Senza coda” un romanzo di Marco Missiroli, Universale Economica Feltrinelli, 2015
“I grandi dormono. Non dormiamo io e te. Ti vedo, sei cattiva. Con il buio
ti vedo lo stesso e ora ti prendo. Sei sul muro, ora sei in aria, ora sei sul
letto, ora sei sulla mia gamba. Ti vedo sempre. Siete tante, vi vedo. Una, due,
tre, quattro, siete quattro lucertole grosse e lunghe e siete cattive.
Non ho paura, ho il coltello io, è sotto il
cuscino”.
Pietro rincorre le lucertole per collezionarne le
code. La lucertola, quando si sente
in pericolo, lascia andare la coda e corre nell’erba alta. Perde la
coda e si dà una seconda possibilità. Pietro caccia le lucertole nel giardino
verde della villa di famiglia in una Sicilia che non viene mai nominata ma solo
fatta percepire. E’ il giardino di una villa che trabocca ricchezza e
criminalità. Tutto arriva al lettore grazie a un magnifico uso della descrizione, della terza persona, del copione di
una storia, quella di “Senza coda”, che si lascia divorare in poche ore.
Pietro rincorre le lucertole con Luigi armato del coltello che gli ha
regalato papà. Hanno forse dieci, dodici anni. Luigi è il figlio di amici di
papà, ma che non sono più così amici perché forse il suo, di papà, ha fatto
qualcosa e il papà di Pietro non lo vuole più. Ma che ne sa l’innocenza bambina del crimine adulto? Che ne sa
un figlio della pasticceria di papà che una volta era la migliore e improvvisamente
ha chiuso? Pietro sa solo che il suo papà non viaggia più e ora fa delle
“commissioni”.
“Fra tre giorni ci vai da Carmine, a papà?”
E’ questo l’incubo di Pietro che con Luigi viene mandato a consegnare
strane buste bianche di una carta spessa e ruvida a questo oscuro signore.
Quando Carmine le apre non sai mai come può reagire. Può essere felice. Può
essere scontento. Può essere violento. E’ la curiosità che cresce con l’età che li spinge ad aprire quelle buste e
a trasformare improvvisamente Pietro in una lucertola. Una lucertola che non
riconosce il male come tale perché ancora non ha imparato a definirlo, ma ne
percepisce il pericolo.
Una Sicilia che non viene mai nominata ma solo fatta
percepire.
Lo percepisce da quegli strani segni neri e gialli che ogni tanto compaiono
sulla schiena e sulle gambe della madre. Lo percepisce nella “signorina” di
fronte alla quale è costretto a stare la sera: il telegiornale con papà e il
sangue che scorre sotto i lenzuoli bianchi. Papà non piange quando la signorina dice che sono morti dei “suoi
amici”. E la Sicilia è sempre lì
fuori dal cancello dove Pietro sogna di andare un giorno con la
Bianca, un’auto sportiva, che adora.
Pietro collega i tasselli ma non lo dice. Collega i tasselli e agisce. Agisce per
liberarsi della sua coda e imparare a fare “senza”. Agisce anche per
quella madre coi capelli che profumano sempre di buono e che non piange quasi
mai. Che gli sussurra “scusa” nelle orecchie. Pietro sfida se’ stesso e il suo essere bambino.
“Senza coda” è un romanzo duro e tenero. Un
romanzo veloce che riempie qualche ora e ne ruba il doppio a pensare. Non ci
sono perdite di tempo. Il ritmo è quasi affannoso e concede delle pause come di
preghiera, quando Pietro si nasconde sotto il letto e parla col suo Gesù
Bambino.
Questo libro, per lo stile, la
tematica e un po’ per il bambino protagonista, mi ha ricordato alcune atmosfere
presenti in “Io non ho paura” di Niccolò Ammaniti, uscito quattro ani prima di
“Senza coda” e che è stato portato sullo schermo con grande successo da
Gabriele Salvatores, che lo ha ambientato in Basilicata.
Missiroli
scava con una scrittura intensa nella forza prorompente e muta dell’infanzia. “Senza coda” è stato il suo
romanzo di esordio e ha messo le basi del racconto della perdita dell’innocenza
che sarà poi protagonista di “Atti osceni
in luogo privato”, che vi ha già consigliato.
Marco Missiroli
La storia di Pietro è la storia di un bambino e di un luogo da
intuire. La storia di chi diventa
grande in una fase storica e in una fascia geografica, in cui sembra
impossibile diventare adulti. E’ la storia cruda di una terra arida di
occasioni per i Pietro e i Luigi e assetata di desiderio di riscatto. C’è
l’azione, c’è il coraggio di agire, ed è in quel coltello nelle mani di Pietro
che viene calato a staccare la “coda” più pesante.