Il ragazzo nella foto si chiama Antonio Attianese. Antonio aveva trentotto anni. E' morto pochi giorni fa, per un tumore scoperto quando ne aveva venticinque, giovane e forte militare di ritorno dall'Afghanistan. Sì perché Antonio era caporal maggiore degli alpini, un ranger che aveva scelto di combattere per il suo paese.
Una scelta non condivisibile da tutti, ma ben comprensibile. Quanti ragazzi, per lo più di umile e onesta estrazione familiare, fanno la scelta di Antonio, un po' per sincero slancio, un po' (tanto) per trovare un posto di lavoro sicuro e ben retribuito. Antonio non ha mai rinnegato quella scelta. Lo Stato italiano ha rinnegato lui. Antonio coordinava comitati di ex militari ammalatisi in missione, che sono tanti, tantissimi. Era stato minacciato per questo. Così aveva dichiarato in Parlamento, lo stesso organo che votò a larga maggioranza la legittimità del suo destino di guerra. Chiedeva giustizia, verità o perlomeno assistenza, non ottenendo niente di tutto ciò. “Sono stato abbandonato”, diceva. Una dura presa di coscienza a cui nessun addestramento lo avrebbe potuto preparare.
Una scelta non condivisibile da tutti, ma ben comprensibile. Quanti ragazzi, per lo più di umile e onesta estrazione familiare, fanno la scelta di Antonio, un po' per sincero slancio, un po' (tanto) per trovare un posto di lavoro sicuro e ben retribuito. Antonio non ha mai rinnegato quella scelta. Lo Stato italiano ha rinnegato lui. Antonio coordinava comitati di ex militari ammalatisi in missione, che sono tanti, tantissimi. Era stato minacciato per questo. Così aveva dichiarato in Parlamento, lo stesso organo che votò a larga maggioranza la legittimità del suo destino di guerra. Chiedeva giustizia, verità o perlomeno assistenza, non ottenendo niente di tutto ciò. “Sono stato abbandonato”, diceva. Una dura presa di coscienza a cui nessun addestramento lo avrebbe potuto preparare.