Storni nel cielo di Pontevedra, nel nordovest della Spagna. (Miguel Riopa, Afp)
Centinaia di migliaia di donne in marcia per i diritti a Washington Dc e in 161 città di tutto il mondo. Circa 500mila persone sono giunte nella capitale statunitense il 21 gennaio per la “Women’s March”, manifestazione organizzata il giorno dopo l’insediamento di Donald Trump come 45° presidente degli Stati Uniti in una mobilitazione senza precedenti per promuovere i diritti delle donne, degli immigrati, dei disabili e della comunità Lgbtqia. Circa due milioni e mezzo di persone hanno marciato in solidarietà in 161 città in tutto il mondo, da Copenhagen a Firenze, da Città del Messico a Londra.
Continuano le ricerche tra le macerie dell’hotel Rigopiano, sale a 6 il bilancio delle vittime. La sesta vittima estratta è Faye Dame, immigrato senegalese di circa 30 anni, regolarmente assunto all’hotel. Si aggiorna quindi il bilancio dei soccorsi: undici finora le persone estratte vive e sei le vittime. Continuano le ricerche per i 24 dispersi. La procura ha aperto un’indagine per omicidio colposo, mentre il consiglio dei ministri ha stanziato 30 milioni per affrontare l’emergenza terremoto nell’Italia centrale.
Circa 70 morti nei combattimenti tra le armate governative e i ribelli in Yemen. Secondo fonti mediche e di sicurezza, sarebbero 66 le vittime dei combattimenti e degli attacchi aerei avvenuti nelle ultime ventiquattro ore sulle costa occidentale dello Yemen. I ribelli sciiti houthi e i loro alleati, i partigiani dell’ex presidente Ali Abdullah Saleh, hanno perso 52 combattenti nella regione di Mokha sul mar Rosso, colpita da raid aerei della coalizione a guida saudita. Quattordici soldati delle forze governative sono morte negli scontri.
La polizia italiana e ungherese apre un’inchiesta sull’incidente del bus ungherese sulla A4. Dopo la polizia di Verona, anche la polizia di Budapest ha aperto un’inchiesta sull’incidente in cui sono morti 16 studenti. L’incidente è avvenuto intorno alle 23 del 20 gennaio all’altezza dello svincolo di Verona Est in direzione Venezia. Il bus si è schiantato contro un pilone e successivamente ha preso fuoco, intrappolando parte dei passeggeri tra le fiamme. A bordo del veicolo, diretto in Ungheria, viaggiavano 55 persone, 39 delle quali sono rimaste ferite. I feriti, di cui una decina sono gravi, sono stati trasferiti negli ospedali di Verona. Tra le cause ipotizzate, un malore o un colpo di sonno dell’autista, ma anche un guasto tecnico.
Incidente ferroviario in India, almeno trentanove morti e numerosi feriti. Un treno della East Coast Railway è deragliato il 22 gennaio nei pressi della stazione Kuneru del distretto Vizianagaram, nello stato indiano dell’Andhra Pradesh. Molti passeggeri sono ancora intrappolati tra i resti del treno e i soccorritori avvertono che il bilancio delle vittime è destinato a salire. Non sono ancora chiare le cause del deragliamento.
Israele ha approvato la costruzione di centinaia di nuove case a Gerusalemme est. Il comune di Gerusalemme ha concesso i permessi per la costruzione di più di 560 unità abitative su territori rivendicati dai palestinesi. I progetti erano stati tolti dall’agenda del municipio a dicembre, su richiesta all’ultimo minuto del primo ministro Benjamin Netanyahu, per evitare ulteriore censura da parte dell’amministrazione Obama. Netanyahu ha fatto sapere che oggi parlerà telefonicamente con il nuovo presidente statunitense Donald Trump, che secondo la destra israeliana sarà molto più accomodante del suo predecessore riguardo gli insediamenti.
Grave maltempo in Georgia, quindici morti e ventitré feriti. L’agenzia di gestione disastri della Georgia ha comunicato che le morti sono avvenute nelle contee di Cook, Brooks e Berrien, nel sud dello stato, vicino al confine con la Florida. Non ci sono ancora dettagli sul tipo di maltempo in questione ma un’allerta tornado era stata diffusa nella notte tra il 21 e il 22 gennaio.
I miliziani del gruppo Stato islamico hanno distrutto l’anfiteatro romano di Palmira, in Siria. La tv di stato siriana ha dato la notizia, confermato dal responsabile per i beni archeologici della Siria, Maamoun Abdulkarim. I jihadisti hanno riconquistato il sito archeologico considerato patrimonio dell’umanità lo scorso dicembre, dal controllo delle truppe del governo appoggiate dalla Russia. La direttrice generale dell’Unesco Irina Bokova ha definito la distruzione “un nuovo crimine di guerra”.
(fonte INTERNAZIONALE)
(fonte INTERNAZIONALE)