La scuola peripatetica era la scuola di Aristotele, che era solito passeggiare nel cortile (peripathos) del Liceo coi suoi allievi, discorrendo di filosofia, scienza, arte, della vita e dei massimi sistemi, complice il clima mite e il luogo favorevole, in assoluta libertà e guidati dal solo amore per la conoscenza. Questo è l'ideale di scuola del protagonista del libro, un ingegnere disoccupato che dopo vent'anni in una multinazionale e un’esperienza come maestro in una scuola steineriana, accetta quasi per scherzo una supplenza quadrimestrale di fisica in un Istituto Professionale con utenza solo maschile.
Questo ideale però, ha dovuto fare i conti con la realtà, venendo l'insegnante proiettato di botto in un universo giovanile surreale e disamorato, distante anni luce dalla seriosa e compassata scuola dalla quale era uscito pieno di belle speranze trent'anni or sono.
Ventinove adolescenti pronti a mangiarselo in un sol boccone, che, dopo il primo quarto d’ora di reciproco studio, iniziano a saggiarne la consistenza, impiegando ogni tipo di arma per fargli saltare i nervi. Quando la situazione appare ormai disperata e incontrollabile, invece di alzare bandiera bianca un colpo di genio (o di follia?) gli suggerisce, per sovrastare il vocio ormai incontenibile, di intonare a tutto volume un lied in tedesco, provato col suo coro polifonico la sera precedente. I ragazzi, sconcertati, dapprima ridacchiano, poi ammutoliscono, infine esplodono in un applauso fragoroso. Comincia così un esperimento pedagogico unico e irripetibile, senza precedenti né futuro, nel quale l’estemporaneo insegnante cerca di accogliere senza pregiudizi né chiusure qualunque cosa gli giunga da quei giovani tanto turbolenti e apatici quanto disadattati e sconfortati, dando loro tutto se stesso in quelle poche ore assegnategli, pur rendendosi conto che appassionarli alla fisica è un’impresa quasi disperata.
Assiste impassibile a scassinamenti, sniffate di gesso come fosse cocaina, lanci di oggetti di ogni genere e peso, confezionamento di non meglio identificate cartine per tabagisti o cannaioli, spogliarelli di sopra e di sotto (non integrali, per sua fortuna!), risse e pestaggi, scorregge e fischi, minacce e bestemmie variegate; subisce palesi tentativi di corruzione (centocinquanta euro per un sette che poi invece “regalerà” con estremo sbigottimento del mancato corruttore) e coretti omofobici da stadio. Riceve dal migliore studente di una classe l’esplicito invito ad accompagnarlo a frequentare prostitute (da cui il titolo del libro: 'Peripatetica significa anche, sotto forma di sostantivo, passeggiatrice'), e soprattutto accoglie numerosissime domande sui più disparati temi e argomenti, rivelatrici di una profondità di sentimenti e di una curiosità della vita tanto insospettabili quanto dirompenti.
Sorge in lui un’infinita compassione e un grande rispetto per quelle giovani anime così scombussolate, abbandonate a se stesse e nel caos, sempre più dominati dalle moderne armi di distrazione di massa (cellulari, iphone, ipad, ipod e altre diavolerie simili), sulle quali cerca comunque, il protagonista, di dimostrare il primato dell’intelligenza e della fantasia umana.
Nel contempo si accorge con scoramento che la scuola, perlomeno in quel contesto, è rovinosamente naufragata e deve constatare con disappunto che nemmeno la sua buona volontà e il suo amore per quei giovani potranno sortire un miracolo troppo grande per le sue forze.
Fa dunque quello che può, ossia troppo poco per i suoi ideali grandiosi e le sue ambizioni smisurate.
Cerca di gettare dei semi di speranza, con l’auspicio che almeno qualcuno li abbia accolti per farli germogliare in un futuro remoto o prossimo, ma ha dovuto ammettere con se stesso, con un certo imbarazzo, di aver imparato da loro molto più di quanto abbia potuto e saputo insegnargli.
Un'istantanea amara, impietosa, ironica e spassionata (purtroppo completamente realistica: i fatti narrati sono tutti veri) di una gioventù bruciata ancor prima di gettarsi nel fuoco, disillusa e incapace di innamorarsi, ma con un gran desiderio nascosto di trovare qualche adulto che lo ascolti e lo porti fuori dal puro astrattismo della vita, in un contesto umano fatto di volontà operativa, di amore per il bello e di rispetto comune.
Tra le righe si intravede, nonostante tutto, un messaggio di speranza e di fiducia in questi giovani tanto meravigliosi quanto sottovalutati da un mondo di adulti che nella maggior parte dei casi non sanno cosa farsene, né cosa fare.
Pia Di Lucchio