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Segnalazione in Primo Piano: "La Scuola (peri)patetica di Marco Premoli


La scuola peripatetica era la scuola di Aristotele, che era solito passeggiare nel cortile (peripathos) del Liceo coi suoi allievi, discorrendo di filosofia, scienza, arte, della vita e dei massimi sistemi, complice il clima mite e il luogo favorevole, in assoluta libertà e guidati dal solo amore per la conoscenza. Questo è l'ideale di scuola del protagonista del libro, un ingegnere disoccupato che dopo vent'anni in una multinazionale e un’esperienza come maestro in una scuola steineriana, accetta quasi per scherzo una supplenza quadrimestrale di fisica in un Istituto Professionale con utenza solo maschile.

Questo ideale però, ha dovuto fare i conti con la realtà, venendo l'insegnante proiettato di botto in un universo giovanile surreale e disamorato, distante anni luce dalla seriosa e compassata scuola dalla quale era uscito pieno di belle speranze trent'anni or sono. Ventinove adolescenti pronti a mangiarselo in un sol boccone, che, dopo il primo quarto d’ora di reciproco studio, iniziano a saggiarne la consistenza, impiegando ogni tipo di arma per fargli saltare i nervi. Quando la situazione appare ormai disperata e incontrollabile, invece di alzare bandiera bianca un colpo di genio (o di follia?) gli suggerisce, per sovrastare il vocio ormai incontenibile, di intonare a tutto volume un lied in tedesco, provato col suo coro polifonico la sera precedente. I ragazzi, sconcertati, dapprima ridacchiano, poi ammutoliscono, infine esplodono in un applauso fragoroso. Comincia così un esperimento pedagogico unico e irripetibile, senza precedenti né futuro, nel quale l’estemporaneo insegnante cerca di accogliere senza pregiudizi né chiusure qualunque cosa gli giunga da quei giovani tanto turbolenti e apatici quanto disadattati e sconfortati, dando loro tutto se stesso in quelle poche ore assegnategli, pur rendendosi conto che appassionarli alla fisica è un’impresa quasi disperata. Assiste impassibile a scassinamenti, sniffate di gesso come fosse cocaina, lanci di oggetti di ogni genere e peso, confezionamento di non meglio identificate cartine per tabagisti o cannaioli, spogliarelli di sopra e di sotto (non integrali, per sua fortuna!), risse e pestaggi, scorregge e fischi, minacce e bestemmie variegate; subisce palesi tentativi di corruzione (centocinquanta euro per un sette che poi invece “regalerà” con estremo sbigottimento del mancato corruttore) e coretti omofobici da stadio. Riceve dal migliore studente di una classe l’esplicito invito ad accompagnarlo a frequentare prostitute (da cui il titolo del libro: 'Peripatetica significa anche, sotto forma di sostantivo, passeggiatrice'), e soprattutto accoglie numerosissime domande sui più disparati temi e argomenti, rivelatrici di una profondità di sentimenti e di una curiosità della vita tanto insospettabili quanto dirompenti. Sorge in lui un’infinita compassione e un grande rispetto per quelle giovani anime così scombussolate, abbandonate a se stesse e nel caos, sempre più dominati dalle moderne armi di distrazione di massa (cellulari, iphone, ipad, ipod e altre diavolerie simili), sulle quali cerca comunque, il protagonista, di dimostrare il primato dell’intelligenza e della fantasia umana. Nel contempo si accorge con scoramento che la scuola, perlomeno in quel contesto, è rovinosamente naufragata e deve constatare con disappunto che nemmeno la sua buona volontà e il suo amore per quei giovani potranno sortire un miracolo troppo grande per le sue forze. Fa dunque quello che può, ossia troppo poco per i suoi ideali grandiosi e le sue ambizioni smisurate. Cerca di gettare dei semi di speranza, con l’auspicio che almeno qualcuno li abbia accolti per farli germogliare in un futuro remoto o prossimo, ma ha dovuto ammettere con se stesso, con un certo imbarazzo, di aver imparato da loro molto più di quanto abbia potuto e saputo insegnargli. Un'istantanea amara, impietosa, ironica e spassionata (purtroppo completamente realistica: i fatti narrati sono tutti veri) di una gioventù bruciata ancor prima di gettarsi nel fuoco, disillusa e incapace di innamorarsi, ma con un gran desiderio nascosto di trovare qualche adulto che lo ascolti e lo porti fuori dal puro astrattismo della vita, in un contesto umano fatto di volontà operativa, di amore per il bello e di rispetto comune. Tra le righe si intravede, nonostante tutto, un messaggio di speranza e di fiducia in questi giovani tanto meravigliosi quanto sottovalutati da un mondo di adulti che nella maggior parte dei casi non sanno cosa farsene, né cosa fare.

Pia Di Lucchio

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