Appuntamenti in Primo Piano: AMLETO OVVERO LE CONSEGUENZE DELLA BELLEZZA AMARA regia di Daniele Scattina 31 maggio - 1 giugno h 21 Teatro Vascello Roma
STAGIONE
TEATRALE 2015-2016
Teatro Vascello
sala Giancarlo Nanni
PROSA
martedì 31 maggio – mercoledì 1 giugno h 21
Teatro delle Ombre
AMLETO
OVVERO
LE CONSEGUENZE DELLA BELLEZZA AMARA
di W. Shakespeare
regia Daniele Scattina
con
Daniele Scattina, Astra Lanz, Roberta Marcucci, Federica D'Aversa, Romeo
Cirelli, Simone Destrero, Gaetano Lembo, Pietro Naglieri, Giacomo Rosselli
Ludovica D'Auria, Valeria Iovino, Chiara Lorusso, Clarissa Rollo, Vittorio
Magazzù Tamburello
regista assistente Enzo Masci
scene Katia Titolo
costumi Teatro del Tre
Si ringraziano Alberto Sagretti, Onelia De Pasquale,
Lorenzo Ciccarelli e Il Teatro in Scatola per il prezioso supporto
A RENATO
La
Danimarca come luogo dell’anima, spazio privo di connotazioni reali, sospeso in
un tempo presente ma in realtà senza tempo, perché il dramma che vi svolge ha
sempre riguardato l uomo: è l’eterno scontro tra la sua natura divina (che si
esprime attraverso l’amore verso le persone care) e quella più bassa, dominata
dall’istinto di sopraffazione e del gretto materialismo. Amleto percorre fin
dall’inizio la strada che lo porterà ad esprimere la parte più elevata di un
essere umano: egli è posseduto da un sentimento dapprima solo romantico
(l’amore per Ofelia) poi sempre più puro, che raggiunge la sua perfezione e
profondità nell’incontro con il padre. La figura del protagonista è poetica,
idealizzante, quasi astratta: è la continua tensione verso la soglia della
conoscenza di un animo umano che si manifesta attraverso la “violenza” e la
“bellezza” delle parole usate. Di contro Ofelia ci appare inizialmente sotto
una luce terrena, che rivela tutti i limiti e le contraddizioni della giovane
donna, tuttavia non ancora corrotta dalla sociètà in cui si trova immersa e in
cui sembrano manifestarsi gli aspetti più meschini della natura umana. L’amore
di Amleto suscita in lei una femminilità angelicata, ma nulla può contro
l’insensibilità e il cinismo del mondo che la circonda.
Quest
‘ultimo si mostra popolato di personaggi inquietanti, che incombono sui giovani
con la loro smania di potere e la loro incapacità di comprendere: essi
rappresentano la perdità dell’innocenza, lo scoglio su cui si infrangono i
sogni di ogni essere umano. Da una parte Amleto e la sua profondità e
dall’altra caratteri ed ombre che lo contrastano.
Amleto
quindi è costretto ad essere l’elemento di rottura all’interno dell’opera sia
nella dimensione ideale che in quella sociale in senso negativo. La sua
ambiguità e l’abilità nel crearsi realtà alternative con cui giocare a suo piacimento,
gli permettono di sovvertire l’ordine razionale per ricostruirlo nell’animo
dell’interlocutore. E’ l’animo dell’attore, di colui che si crea la propria
scena dando vita alle emozioni proprie e degli altri.
Note di regia
Nove
attori: voci, stati di coscienza, visioni, si intrecciano e si moltiplicano in
un gioco di specchi abitando la scena come proiezioni di una mente sconvolta,
tormentata dal dubbio e dalle possibilità.
Lo
sguardo di Amleto deforma la realtà come un quadro di Picasso come una musica
antica e nota che venga alterata e distorta. La poesia si alterna alla
comicità, con omaggi all’avanspettacolo, richiami cinematografici, citazioni di
grandi maestri del teatro. Infatti è possibile rintracciare echi di Carmelo
Bene, di Leo De Berardinis, di Pina Baush.
Uno
studio sulla storia dell’arte a 360 gradi: il palcoscenico grazie ai tulle
viene diviso in tre parti. La parte più profonda della scena, vive atmosfere
caravaggesche, chiaro-scuri dove l’incisività del gesto diventa protagonista,
la parte centrale della scena invece è immersa in atmosfere espressioniste,
dove oltre al colore anche il movimento diventa il fulcro dello spettacolo. Sul
proscenio le atmosfere acide create dalle luci, evocano un mondo crudele, in
cui il personaggio è vittima di se stesso e del sistema che lo circonda.
Decidere
di mettere in scena”Amleto”, è stato come guardarsi allo specchio e nel
profondo dell’animo. Amleto, ti sfida e davanti ad Amleto non potavamo barare,
perché tutto il suo “essere” ti guarda negli occhi, ti mette a nudo, e, il suo
“non essere” riguarda la vita, l’amore, l’arte che da sempre lo rappresenta:
il
teatro.
Lo
spettacolo è un insieme di vocalità e coreografie, infatti il nostro intento è
la ricerca quasi ossessionante della musicalità vocale e della coralità del
movimento.
Siamo
partiti infatti da delle improvvisazioni,
è stato fatto un percorso per ogni singolo attore, c’è stato un lavoro
profondo per permettere ad ogni attore di esprimere il meglio di sé, per
integrarsi al meglio con gli altri attori con cui condivide la scena.
Attraverso
questo percorso, il nostro intento è quello di arrivare “all’evento”, non al
semplice spettacolo.
Un
altro punto su cui è stato fatto un lavoro enorme è l’uso del microfono:
abbiamo deciso infatti di utilizzare il microfono per sottolineare meglio
alcuni passaggi dell’opera…..quindi anche qui, l’utilizzo del microfono non per
amplificare la voce, ma, per sottolineare degli stati d’animo essenziali.
Abbiamo
pensato di ambientare questo “Amleto” in un luogo post-atomico, gli attori si
muovono come in una coreografia di danza contemporanea, ogni movimento, ogni
gesto è proprio dell’attore che lo interpreta, ed ogni attore è il
completamento dell’altro.
La
struttura contiene all’interno, tutto ciò che è bello per me: di quella
bellezza amara di Rimbaud, la bellezza terribile, pericolosa, che troviamo nel sublime, per cui anche la
tragedia è bella.
La
profondità, che porta a vedere veramente le cose. Lo spettacolo sarà un viaggio
di coscienze (attori e spettatori), in uno spazio vuoto, scomposto in tanti
piani dalle luci, e da dei corpi danzanti con la loro voce-suono. Il filo
conduttore musicale sarà Bach e Mozart ma anche gli Eagles ed i Rolling Stones
e le nostre voci si inseriscono come contrappunto con le parole del drammaturgo
più grande di tutti: William Shakespeare.
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venerdì 10 giugno 2016 h 21
Ivan Bellavista
Di e con Ivan Bellavista ,
Sandra Conti e Matteo Di Girolamo
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