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Segnalazione in Primo Piano: Il Foglio volante di aprile 2016

È uscito “Il Foglio volante” di aprile

È pronto e sarà spedito a giorni il numero di aprile 2016 del “Foglio volante - La Flugfolio - Mensile letterario e di cultura varia”, al suo 31° anno di vita.
Compaiono in questo numero, che ha piú pagine del solito, le firme di Fabiano Braccini, Aldo Cervo, Serena Angela Cucco, Carla D’Alessandro, Filippo De Angelis, Francesco De Napoli, Lino Di Stefano, Vito Faiuolo, Jason R. Forbus, Maria Giusti, Amerigo Iannacone, Antonella Jacoli, Daniele Maraviglia, Dario Maraviglia, Luciano Masolini, Adriana Mondo, Teresinka Pereira, Valentina Pietropaolo, Silvana Poccioni, Nadia-Cella Pop, Antonio Tabasso, Antonio Vanni, Adāo Wons.


Ricordiamo che per ricevere regolarmente “Il Foglio volante” in formato cartaceo è necessario abbonarsi. L’abbonamento – che dà diritto all’omaggio di tre libri delle Edizioni Eva per un prezzo di copertina superiore al costo dell’abbonamento (20 euro) – serve anche a sostenere un foglio letterario che non ha altre forme di finanziamento. Per ricevere copia saggio, ci si può rivolgere all’indirizzo: fogliovolante@libero.it oppure al numero telefonico 0865.90.99.50.
Riportiamo, qui di seguito, l’articolo di apertura “Mettisamo la lingua in Costituzione”, una nota dalla rubrica “Appunti e spunti - Annotazioni linguistiche” e una poesia di Filippo De Angelis.
Mettiamo la lingua in Costituzione

Alla Costituzione Italiana, che dicono sia la piú bella del mondo (e che purtroppo ora stanno scassinando), bisognerebbe fare una modifica, una sola: ai 139 articoli di cui è costituita aggiungerne un altro, il 140°, un solo articolo, di un solo comma: «La lingua ufficiale d’Italia è l’italiano».
Mi è capitato di dirlo e di scriverlo anche in altra occasione e ora ho visto con piacere che la proposta viene fatta anche da persone molto piú autorevoli di me su giornali importanti, nella speranza che abbia un seguito, per lo meno come sensibilizzazione.
Il prof. Paolo Armaroli, docente universitario di diritto costituzionale, si è fatto paladino di una campagna per l’inserimento dell’ufficialità della lingua italiana nella Costituzione, come, d’altra parte, indica la stessa Accademia della Crusca.
Il gesto è positivo e ammirevole. Ma dovrebbero prenderne coscienza quelli che fanno leggi e decreti dove si parla di “jobs act”, “stepchild adoption”, “local tax”, “spending review”, “Authority”, “bipartisan”, “convention”, “austerity”, “social housing” e via inglesizzando. Beatrice Lorenzin, ministra della Salute, per la Giornata della vita, 5 febbraio 2016, ha detto che «Diventare genitori è cool», ma non voglio commentare.
Che l’anglomania contagi i giornalisti, i pubblicitari, i chiacchieratori televisivi, certo non è cosa lodevole, ma che entri nella camere e attecchisca nella Gazzetta ufficiale è criminale.
Qual è il motivo di questo infarcire la lingua di anglismi? A volte lo si fa per non farsi capire dalla massa, cioè dal popolo, cosí come una volta si faceva col manzoniano latinorum, a volte è solo un cialtronesco illusorio tentativo di sprovincializzarsi (e che diventa un modo per dimostrare di essere provinciali), a volte è solo un pecoreccio seguire le mode, a volte vuole essere il modo di blandire i potenti, a volte forse ci sono anche degli interessi a promuovere una lingua per la cui diffusione Regno Unito e Stati Uniti investono fior di milioni.
Se la Costituzione Italiana è la piú bella, o tra le piú belle del mondo, la lingua italiana è tra le piú belle, se non la piú bella, del pianeta. Ed è per lo meno sciocco e risibile affidarsi a una lingua presa in prestito e che inquina e tende a fagocitare la lingua madre, corrompendo e travolgendo anche la cultura del popolo.
Alla Costituente si accennò anche al problema lingua, ma non se ne fece nulla, benché un richiamo alla lingua c’era addirittura già nello Statuto Albertino del 1848, che recitava: «La lingua italiana è la lingua ufficiale delle Camere. È però facoltativo di servirsi della francese ai membri che appartengono ai paesi in cui questa è in uso e in risposta ai medesimi». Il motivo per cui la lingua non fu messa nella Costituzione è, a mio avviso, che si dava per scontato che la lingua ufficiale per l’Italia fosse l’italiano. Oggi che la lingua si sta inquinando e corrompendo, è giunta l’ora di mettercela.
È proprio importate richiamare la lingua in Costituzione? Sí, certo. Perché, oltre a tutto il resto, la lingua è il simbolo dell’identità di un popolo.
Amerigo Iannacone


Annotazioni linguistiche
di Amerigo Iannacone

La guerra inglese all’esclamativo

Il Governo inglese ha dichiarato guerra al punto esclamativo, che viene ora scoraggiato, se non bandito, dai testi scolastici. La battaglia è portata avanti da Nick Gibb, ministro dell’istruzione, lo stesso che ha stabilito che «lo smartphone a scuola non è ammissibile prima dei 16 anni». Il Governo vuole cosí porre un freno all’uso improprio della grammatica e alla sciatteria linguistica. Ritengo che si tratti di impresa davvero difficile, se non impossibile, ma mi pare giusto che non si rinunci a priori.

Da noi la dirompente invasione dei punti esclamativi, insieme a quella dei punti sospensivi, è pari, se non superiore, a quella che si trova nella lingua inglese. Ne ho parlato altre volte in questa rubrica, citando Ugo Ojetti che definí il punto esclamativo “alabarda della retorica”, “palo per impalare il buon senso”, “punteruolo da ciabattini”, “siringa da morfinomani”. E ai tempi di Ojetti non c’era ancora Facebook, dove i punti sospensivi e il punto esclamativo sembrano una regola, e sono una deriva verso la sciatteria linguistica. Purtroppo in Facebook l’ultimo semianalfabeta del villaggio ha la stessa autorevolezza di uno studioso, di un glottologo, di un semiologo, dell’Accademia della Crusca.

Mala tempora...


Amiche bianconere
il vostro, stamane,
è un volo radente,
ansioso, stridente,
sempre piú basso
e privo di gioia.

Non nubi nel cielo
a pesarvi sulle ali,
messaggere di tempi piú cupi,
presagi funesti
di tempi già guasti.
L’arrivo quest’anno
è stato andare
un po’ controcorrente;
contro cervelli
e capitali fuggiti
come braccia d’un tempo
su vecchi bastimenti
e interminabili attese
accanto a valigie di cartone.

Resteranno i nidi
perennemente spogli
sotto tetti assolati
di case ormai vuote.

                Filippo De Angelis
                Venafro (IS)

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