“In tutta quella tempesta dell’anima giunse la
primavera."
E’ il verso di Karl Ove Knausgård, poeta norvegese, che accoglie il solstizio
di primavera e va oltre
la nebbia, la solitudine, la malinconia, l’inverno; e poi la voglia di
accogliere e abbracciare il disgelo inarrestabile della primavera.
“Sediamoci qui. Da qui si vede più cielo. È consolante l’enorme estensione
di questa altezza stellata. La vita, vedendola, fa meno male; passa, davanti al
nostro viso caldo di vita, il saluto leggero di un lieve ventaglio.” Così
Fernando Pessoa, poeta lusitano, che scava nel profondo, nelle stagioni
dell’anima. Il vero solstizio è quello che dura contro le intemperie, i disagi
dell’uomo moderno contro i disastri di chi comanda le sorti delle comunità, e
più in alto il pianeta. Ma occorre resistere.
La primavera porta luce, dopo il tunnel di un inverno (questo) che è stato solo un autunno prolungato; la luce oltre le nebbie melanconiche e pur meditative. Ma questa notte è il solstizio di primavera, lo accogliamo deferenti verso le stagioni che questo tempo ci concede. “Questo giorno è quello buono/ Già la luce radente dell'alba/ disegna campi e terre/ dove gli aratri incideranno solchi.
La primavera porta luce, dopo il tunnel di un inverno (questo) che è stato solo un autunno prolungato; la luce oltre le nebbie melanconiche e pur meditative. Ma questa notte è il solstizio di primavera, lo accogliamo deferenti verso le stagioni che questo tempo ci concede. “Questo giorno è quello buono/ Già la luce radente dell'alba/ disegna campi e terre/ dove gli aratri incideranno solchi.
Armando Lostaglio