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L'Opinione di Marco Mobardi: Cornuti ma sorridenti (a denti stretti)


E' difficile giudicare in modo netto la legge sulle unioni civili tra omosessuali approvata in Senato. Innanzitutto il nome: legge Cirinnà? legge Alfano? Legge Renzi? Nomen omen, soprattutto stavolta. E poi, è stato un successo, un fallimento o un abile compromesso al ribasso? Ha vinto la forza dell'amore, quella che non fa dormire finché il sole con l'alba non verrà, o non forse la crociata contro l'avanzare delle arcobalenose orde dei contronatura?

Ai posteri l'ardua sentenza, in senso letterale, visto che saranno i giudici a dover districare una matassa arruffata, perché se il disegno di legge originale, rimasto nel marsupio, offriva riferimenti normativi chiari in materia civilistica, il testo approvato presenta più di un'ambiguità sulla natura patrimoniale del contratto di unione civile e sulle norme del codice ad esso applicabili. Qui si inserisce la questione del vincolo di fedeltà fatto sparire, per i più un inutile refuso meridionalista degno del miglior Germi, roba insomma da divorzio all'italiana. In realtà, non proprio inutile, specie se la rettifica imposta dal governo ha lo scopo inequivocabile di segnare la differenza tra la fattispecie giuridica di matrimonio e quella di unione civile di coppie omosessuali, con riflessi inevitabili nell'applicazione di norme in via analogica. Fisime da giuristi? Mica tanto.

Così recita il comma 20 del testo approvato: le disposizioni che si riferiscono al matrimonio, che ricorrono in leggi, regolamenti, atti amministrativi e contratti collettivi, si applicano anche alle parti di un'unione civile tra persone dello stesso sesso, ma limitatamente a quelle espressamente richiamate nella presente legge. Ecco il nodo. Le ambiguità civilistiche sopra ricordate, comparse magicamente nel maxi emendamento, creano spazi interpretativi in cui il giudice dovrà esprimersi proprio in base al suddetto comma 20, pendendo o meno verso un'estensione dei diritti delle unioni in analogia con quelli delle coppie sposate e a questo punto non potrà che attenersi allo spirito del legislatore, dunque arrotondare per difetto, perché è ben chiaro che l'unione non è il matrimonio. Se invece la legge avesse sostanzialmente sancito l'equivalenza contrattuale tra le due fattispecie, unione civile e coniugale, non solo tali ambiguità sarebbero state risolte in via estensiva, ma ci sarebbero stati anche i margini per contestare le limitazioni imposte dalla legge stessa. Su quest'ultimo punto, chi oggi dichiara che l'aver cassato la stepchild adoption Ã¨ una scelta destinata ad essere sanzionata in via processuale come forma di discriminazione sessuale, tra coppie etero e coppie omosessuali, dimentica che il discrimine non è più riconducibile all'orientamento sessuale dell'unione, ma al tipo di contratto scelto deliberatamente dal legislatore ed è del tutto legittimo che contratti diversi comportino l'accesso a diritti e doveri diversi. Per questo motivo diventa centrale approvare un nuovo provvedimento, che Cirinnà ha prontamente annunciato, finalizzato a stralciare anche dal matrimonio il vincolo di fedeltà, ristabilendo così un'equivalenza sostanziale. La senatrice ne parla come di un passaggio scontato, ma qualcosa dice che non sarà così.
Dunque, torniamo alla domanda delle domande, senza aspettare i posteri: è successo o vana gloria? Guardiamo allo spirito dei tempi. Un tale risultato sarebbe stato eccezionale all'epoca di Prodi e Bindi al governo, quando le rivendicazioni degli omosessuali entravano in cronaca solo con i periodici gay pride, coloratissimi quanto folcloristici ed estemporanei, mentre per un personaggio pubblico essere etichettato come “icona gay” non era proprio una benedizione. Oggi, nonostante il permanere di pregiudizi e di una rozzezza culturale unica, il contesto è molto diverso, perché la lotta è condotta da un popolo arcobaleno che di buffo non ha proprio niente e chi se ne dichiara sostenitore non rischia più lo stigma sociale. Diciamo allora che è stato portato a casa il minimo sindacale, il che in Italia va in effetti letto come un successo, seppur con tanti se e tanti ma.


Marco Lombardi

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