MEDITERRANEO NO TRIV ha
inviato al Ministero dell’Ambiente, al Ministero dello Sviluppo Economico e alle autorità della Croazia, le osservazioni contro il progetto di ricerca di
idrocarburi nel Mar Adriatico.
L’associazione ha rilevato
anche la scarsa considerazione, da parte delle società petrolifere, del
fenomeno dei meteo tsunami.
Purtroppo, il mar Adriatico
sembra essere un mare privilegiato per i meteo tsunami che vi si esplicano con
regolarità e violenza.
Si tratta di onde simili a tsunami che sono generate da
processi atmosferici. Tali onde sono principalmente associate ad onde
atmosferiche di gravità (onde generate nella bassa atmosfera da convezione,
instabilità dinamiche e fronti), a salti di pressione, a passaggi di fronti, a
tifoni e ad altri tipi di perturbazioni atmosferiche che normalmente in oceano
aperto generano onde barotropiche e le amplificano vicino alla costa,
attraverso specifici meccanismi di risonanza.
Vela Luka, 1978
Tra
gli episodi più noti di meteo tsunami ricordiamo Mediterraneo No tri ha
riportato nelle osservazioni, quello di Vela Luka è
una piccola cittadina situata nella baia di Korcula Island, nell'Adriatico
centrale.
Il
21 giugno 1978 fu colpita da uno tsunami atipico, classificato come tsunami
meteorologico.
L'evento,
che provocò moltissimi danni, pur essendo citato come "evento meteorologico", rimane ancora
sconosciuto. Non sono stati registrati terremoti in nessuna zona dell'Adriatico
centrale ed è classificato come "unknown"
dall' Italian Tsunami Catalog (Tinti et al., 2004; Maramai et al.,
2007). Lo tsunami che si riversò su Vela Luka, non è quindi associato a nessun
terremoto, a nessuna frana sottomarina e a nessun evento meteorologico.
Lo stesso giorno onde anomale
furono segnalate a Dubrovnick, a Brač, a Hvar Island, a Splite e, in Italia, a
Giulianova (altezza 120 cm), a Campomarino (70 cm), a Bisceglie (2 - 2.5
metri).
Quali
conseguenze anche per le coste italiane in caso di attività di ricerca di
idrocarburi e eventuali incidenti in presenza di un meteo tsunami?
Inoltre,
un dossier di Greenpeace del 2009 lancia un grido di allarme sullo stato dei
nostri mari e dichiara che il Mediterraneo necessita con urgenza di un
approccio integrato, ovvero
che consideri non la tutela di singole specie o habitat, ma dell’ecosistema
marino nel suo complesso, per la gestione delle attività umane che sfruttano
le sue risorse e sono causa di sempre maggiori impatti sulla biodiversità
marina.
Dalla visione del progetto
di ricerca di petrolio nel mare della Croazia e raffigurata nell’immagine,
emerge l’enorme impatto per un ambiente marino, già in grave pericolo.
Mediterraneo no triv