Biagio di Pasquale Scimeca
Rionero in Vulture. - Saranno oltre 400 gli studenti che
assisteranno venerdì 27 marzo (Centro
Sociale “P. Sacco” ore 10,30) alla
proiezione del film Biagio, insieme al regista Pasquale Scimeca e alla produttrice
Linda Di Dio.
Introdotto da Armando Lostaglio, presidente del CineClub
“Vittorio De Sica” che celebra i venti anni di attività, la proposta culturale
è stata accolta con entusiasmo dell’Istituto Comprensivo “Giovanni XXIII” di
Barile, dall’Istituto “Michele Granata” di Rionero, dal Liceo Scientifico e dal
Liceo Artistico “Carlo Levi”. Un contatto interattivo con gli studenti dei
registi ed operatori del Cinema come prerogativa delle manifestazioni culturali
che hanno contraddistinto il De Sica in
questi anni di assiduo fermento.
Il film sarà proiettato anche
alle ore 18,00 per il pubblico con
un dibattito finale cui prenderanno parte insieme al Regista e alla
Produttrice, anche il vescovo della Diocesi di Melfi mons. Todisco e il sindaco
di Rionero Antonio Placido. Il film di Scimeca conclude la XIX Mostra CinEtica dedicata quest’anno a Vittorio De Sica nel
quarantennale della sua scomparsa.
“Non volevo fare un film agiografico, né un documentario”, spiega
Scimeca. La storia di Biagio, il missionario laico così popolare in Sicilia,
forse poco conosciuto nel resto d’Italia, testimonia per il regista de I Malavoglia (2010) e di Placido Rizzotto (2000) che “è
possibile una vita altra, al di là del tema della fede”. Una vicenda che sembra
lontana nel tempo, quasi irreale, la storia di un ragazzo come tanti che, in
preda ad una crisi esistenziale, abbandona tutto e tutti, per cercare un senso
alla sua vita, e decide di intraprendere, con il solo vestito che indossa, un
viaggio che lo porterà da Palermo ad Assisi, toccando anche la Basilicata.
Biagio Conte, interpretato da un eccellente Marcello Mazzarella, (già presente
in altre opere del regista siciliano) è un vero rivoluzionario, uno che sul
finire degli anni '80 decide di abbandonare la vita di agi che la propria buona
famiglia palermitana gli garantiva, decidendo di ritirarsi sulle alture
dell'entroterra siculo per vivere la natura. Entrato quindi in contatto con le
opere di San Francesco d'Assisi, sceglie di pellegrinare verso la città del Santo
alla ricerca di Dio e della propria missione. Comprese che era quella di
aiutare i più bisognosi, i reietti della società, gli ultimi che non avevano un
posto nel mondo. Fa ritorno nella sua Palermo (sempre viaggiando a piedi) per
andare sotto i portici della stazione a condividere tutto ciò che aveva con
barboni, alcolisti, prostitute e sbandati, occupando un ex disinfettatoio e dando
vita alla Missione di Speranza e Carità.
Il sogno come rivoluzione e
utopia: il tema del sogno, e dell’arte, come della vita, non si fermano
all’esistente, ma lo demistificano per cercare e costruire un mondo altro. “Non
bisogna smettere di sognare … Biagio segue il suo sogno, e diventa libero.
Siamo una società che ha smesso di sognare, ma il sogno è rivoluzione. Gesù,
Francesco sono dei rivoluzionari, la loro vita è arte, rivoluzione”. E il sogno
inteso come visione altra e utopia è anche elemento fondante del cinema di
Pasquale Scimeca, che per trasmettere l'idea che un mondo altro è possibile utilizza
un linguaggio: “come diceva Pasolini, universale: il cinema parla anche a chi
non sa leggere e scrivere, e non solo alla mente, ma al cuore”.
Altre opere fondamentali di Scimeca, alcune viste alla Mostra di
Venezia: Rosso Malpelo (2007); La passione di Giosuè
l’ebreo (2005); Gli indesiderabili (2003, con Vincent Gallo); I briganti di Zabùt (1997); Il
giorno di San Sebastiano (1993).